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Aumentano prezzi alimenti e da giugno 44 milioni di poveri in più
La crisi mondiale c'è, e si sente, soprattutto al supermercato, e questa volta a lanciare l'allarme è il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, che avverte che se i prezzi degli alimentari continueranno a salire il numero di persone ridotte in estrema povertà salirà sempre di più.
La crisi mondiale c'è, e si sente, soprattutto al supermercato, e questa volta a lanciare l'allarme è il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, che avverte che se i prezzi degli alimentari continueranno a salire il numero di persone ridotte in estrema povertà salirà esponenzialmente. E si parla di cifre a sei zero. Zoellick spiega che da giugno i poveri nel mondo sono aumentati di ben 44 milioni, sottolineando che se i prezzi degli alimenti saliranno, per esempio, del 10% si può calcolare che altre 10 milioni di persone saranno ridotte in estrema povertà. Se invece i prezzi salissero del 30% allora i poveri crescerebbero di 34 milioni. "Sempre più persone stanno soffrendo e diventando più povere a causa dei prezzi così elevati del cibo", sostiene infatti il rapporto Food Price Watch pubblicato appunto dalla Banca Mondiale, che sottolinea come nel mondo vi siano 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. L'aumento di 44 milioni di poveri è causato dal fatto che quest'anno i prezzi dei generi alimentari di prima necessità sono cresciuti del ben 36%, con picchi di aumenti del 74% per quanto riguarda il mais, del 69% per il grano, del 36% per i semi di soia e del 21% per lo zucchero. Il riso è rimasto, per fortuna stabile, anche se ancora troppo alto.
Remo Forbis
Questo è di qualche mese fa ma lo posto per far piacere a Helmut (che svolge un lavoro manuale):
150.000 posti "rifiutati": mancano sarti, panettieri e falegnami. Ecco i mestieri che nessuno vuole fare
E' quello che emerge da uno studio della Confartigianato, secondo cui a fronte di circa 550.000 nuove assunzioni previste per quest'anno le aziende italiane avranno grosse difficoltà a coprire oltre 147.000 posti di lavoro. Sono tanti i mestieri "trascurati" che non hanno appeal sui giovani. Ma quello che manca sono formazione e informazione adeguata
Paradossale ma vero. Nell'Italia del 2010 dove il lavoro rischia di diventare una chimera e un giovane su tre non ha lavoro ci sono quasi 150.000 posizioni che le imprese non riescono a coprire. Lavoro che c'è, e che nessuno vuole fare.
Rapporto di Confartigianato
E' quello che emerge da uno studio della Confartigianato che elabora i dati del Rapporto 2010 Excelsior-Unioncamere, secondo cui a fronte di circa 550.000 nuove assunzioni previste per quest'anno le aziende italiane avranno grosse difficoltà a coprire oltre 147.000 posti. Sono tanti i mestieri "trascurati" che non hanno appeal sui giovani.
Installatori di infissi e panettieri
La disoccupazione giovanile è in netto aumento ma in alcuni settori dell'artigianato il posto di lavoro sarebbe assicurato. Ad esempio, manca l'83% dei 1.500 installatori di infissi di cui necessitano le aziende. E sono in pochi a voler fare il panettiere artigianale, probabilmente a causa dei pesanti orari di lavoro notturni: non si riesce a coprire il 39% dei 1.040 posti disponibili.
Pasticceri, sarti e gelatai
Sempre richiestissimi sono anche gli infermieri, ma la Confartigianato, concentrandosi sul suo settore di competenza, nota come ci siano posti di lavoro per gelatai e pasticcieri (il 29% dei 1.750 posti è ancora libero), come anche per aspiranti sarti e tagliatori artigianali (su quasi 2.000 posti di lavoro a disposizione ancora il 20% non è stato occupato).
Baristi e camerieri
Nel settore della ristorazione i numeri cambiano, ma c'è comunque un buon numero di posizioni che non vengono coperte. Per fare un esempio, è libero il 14% dei posti disponibili da barista e da cameriere. Non si trovano anche più del 10% dei muratori e dei macellai di cui ci sarebbe bisogno nelle aziende italiane.
"Posti in piedi"
Lavori che assicurano un posto e un reddito ma che vengono ignorati nonostante siano ben 216.000 i giovani tra 15 e 34 anni che hanno perso il posto negli ultimi due anni. I giovani sembrano poco interessati ai cosiddetti "posti in piedi", cioè quelli manuali, dove non si lavora a una scrivania.
Ricerca lavoro, contano le amicizie
Sempre basandosi sullo studio Confartigianato l'aiuto di amici, parenti e conoscenti risulta determinante nella ricerca lavoro per il 55% dei giovani. Il 16% ha trovato invece lavoro rivolgendosi direttamente all'impresa mentre poco meno del 7% dei giovani è riuscito a ottenere un posto dopo avere letto annunci sulla stampa o sul web. Soltanto il 4% poi è entrato in azienda al termine di uno stage o di un tirocinio.
Formazione e informazione inadeguate
Tuttavia è difficile credere che non ci siano ragazzi che vogliono "imparare un mestiere": sono in tanti a fare quotidianamente lavori altrettanto faticosi, ma che possono essere svolti senza una specifica preparazione. Quello che manca, molto probabilmente, sono la formazione e l'informazione: basti pensare che due giovani su tre non hanno avuto alcun contatto con il mondo del lavoro durante gli studi.