KrystalClub ha scritto:
Sai, Pimpi,
quando abbiamo collaborato con Ayzad e la sua organizzazione (e ci auguriamo che non sia stato un episodio isolato), ci siamo trovati di fronte alla sua assoluta intransigenza riguardo al rispetto del dress code.
noto che con gli anni il "vecchio Aza" (come lo chiamava qualcuno nelle chat irc ) s'e' irrigidito
Poi però ho capito che l'ambiente Fetish è un'isola a sè, e che chi vi appartiene non ha piacere di sentirsi osservato da curiosi che non si mettono in gioco.
In sostanza, seppure l'esibizionismo è parte della cerebralità Fetish, lo è all'interno della cerchia di chi può capire, degli "iniziati", per così dire.
E' uno spettacolo tra menti affini, e gli intrusi ne guastano l'atmosfera.
Non la metterei in questi termini.
E' una questione che nasce all'interno della storia del movimento italiano che ha sempre patito un forte senso di inferiorita' rispetto al mondo anglosassone e tedesco.
15 o 20 anni fa il dress code aveva una logica: uno dei sensi di colpa ricorrenti nella generazione 1.0 dei bdsmer nostrani era il terrore di sentirsi "sbagliato, malato": chiaro che il dress code all'inizio servisse come "coperta di linus" per uscire allo scoperto e prendere coraggio con gli altri di quello che si aveva dentro, ma oggigiorno anche se non lo ammetteranno mai neanche sotto tortura e' piu' una questione di estetica di comodo per chi organizza che di efficacia "anticuriosi" e di affermazione di esistenza e di identita' : oramai l'abbigliamento fetish e' praticamente sdoganato quasi ovunque.
Guarda ad esempio le scarpe attuali in un qualsiasi negozio e troverai che sono concettualmente simili a quelle che vedevi nei party fetish underground di fine anni 90.
D'altra parte, i gruppi sono forti quando sono coesi, e la miglior dimostrazione di coesione è escludere chi non si adegua.
E' un mondo così: prendere o lasciare.
Tu sei entrata col coraggio di metterti in gioco, e per questo, più che per le tue conoscenze, sei stata subito accettata.
Guarda il panorama bdsm italiano e' sempre stato quanto di piu' frammentato, partigiano, provinciale e personalista di quanto tu possa immaginare da fuori.
Tant'e' che molti frequentano direttamente circuiti all'estero e saltano a pie' pari gli eventi italiani.
Storicamente e' sempre stata una battaglia tra egocentrismi molto accentuati perche', vista la complessita' dell'argomento e la molteplicita' di punti di vista tipici del bdsm, ognuno pretendeva di avere in tasca la propria verita' rispetto al punto di vista degli altri, anche perche' spesso era frutto di una conquista personale molto sofferta e in quanto tale fortemente identitaria ed unica, non "trasferibile" ad altri.
Ne sa qualcosa il brumatti che per anni e' stato criticato anche pesantemente da molti bdsmer storici della prima generazione che non lo sopportavano, tanto da aprire una miriade di siti, comunita' e gruppi sostanzialmente uno in contrasto con l'altro.
il sito di gabbia ad esempio, tanto per citare uno dei progetti piu' vecchi del panorama italiano sopravvissuto al tempo e a parecchi suoi utenti e proprietari, in origine nasceva come una delle tante alternative al punto di vista del brumatti. Poi destino ha voluto che Brumatti stesso lo acquisisse e lo gestisse fino ad ora, ma di fatto era una delle varie anime differenti dell'ambiente.
ogni gruppo vive dei personalismi di chi lo ha fondato: lo stesso ayzad, a cui va il merito indiscusso di aver sdoganato alle masse l'argomento con un paio di libri dal taglio enciclopedico/scientifico che spesso consiglio ai neofiti assieme ad una carriolata di testi di letteratura che mai penseresti essere bdsm (ottima ad esempio la produzione letteraria del buon tanizaki), alla fine ha messo in piedi un gruppo di lavoro che ricalca il suo punto di vista e la sua "filosofia del bdsm".
va benissimo per carita': ma e' un punto di vista, non IL punto di vista.
Quindi attenzione a pensare che sia quella l'anima del movimento: tu vedi solo una formula di presentazione di un evento rodata altrove e trasportata nell'ambiente che metti a disposizione: ma non e' la realta' del movimento nel suo complesso.
C'e' poi da dire che uno dei veri problemi dell'ambiente e' che come tutti i circoli "chiusi" soffre del ricambio generazionale e della necessita' di aprirsi a persone nuove ma consapevoli e non alla massa dei "famolo strano", che e' sempre stata la piaga del settore fin da tempi non sospetti.
Ayzad come molti altri, e' convinto che il dress code sia un modo per selezionare i motivati: io di mio credo sia il peggior modo per incentivarli, proprio perche' tendi a cristallizzare una formula che di suo dovrebbe essere dinamica e piu' aderente ai cambiamenti e alle novita' soprattutto con persone in cerca della propria identita' bdsm e che non hanno un percorso di formazione e di consapevolezza specifico.
Il rischio e' quello di dare una semplice immagine a cui non corrisponde la sostanza della consapevolezza.
"Duca conte buonasera..sono le 17...le serviamo un tè?" Maurizio Liberti, 25.03.2007
"Sono venuto qui per disgustarmi! oh! Voglio vomitare! oh! siete un cess.... cessi! cessi, diceva toto'! cessi! la banda! cessi!" Carmelo Bene, 1995