[O.T.] Crisi economica
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Re: [O.T.] Crisi economica
Dici che c'e' sempre dietro il vecchio Soros?
Forse gli dai poteri soprannaturali.
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"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
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Re: [O.T.] Crisi economica
Cosa sta a significare quell'immagine?
Re: [O.T.] Crisi economica
Per carità è solo il Zaharoff contemporaneo (anche quello un benefattore?)Husker_Du ha scritto:Dici che c'e' sempre dietro il vecchio Soros?
Forse gli dai poteri soprannaturali.
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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Re: [O.T.] Crisi economica
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi
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Re: [O.T.] Crisi economica
oltre alla Chiesa l'esenzione ICI
e' anche per le COOP ROSSE
http://www.iljester.it/le-agevolazioni- ... -coop.html

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"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
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Re: [O.T.] Crisi economica
Marco Biagi Molto conosciuto, soprattutto in Giappone e Cina, per la sua conoscenza del diritto del lavoro questo uomo fatto un grosso sbaglio lavorare per lo stato
le donnre amarle tutte, ma non sposarne nessuna
Re: [O.T.] Crisi economica
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Re: [O.T.] Crisi economica
Appare sempre più chiaro che più passa il tempo, e più le province esistono unicamente allo scopo di mantenere le proprie stesse strutture
Per l’Istituto Bruno Leoni l’accorpamento delle province sotto i 300.000 abitanti previsto dalla manovra correttiva è “un segnale positivo ma insufficiente: per realizzare un vero risparmio bisogna abolirle tutte”. Lo sostiene Andrea Giuricin, fellow dell’IBL, nel Focus “Province: non accorpare ma abolire”
Scrive Giuricin che in conseguenza dei tagli al bilancio degli ultimi anni, “Le spese per il personale sono diminuite dello 0,3 per cento, mentre le spese per l’acquisto di beni e servizi continuano ad aumentare anche nel 2009, nonostante i tagli che hanno colpito questo livello di governo. Gli investimenti in opere pubbliche sono invece diminuiti di quasi il 30 per cento. Le province, dovendo scegliere quali voci di spesa dovevano tagliare, hanno scelto di non intaccare il personale (anche a causa dei pesanti vincoli di natura lavoristica) o gli acquisti correnti, ma hanno di fatto bloccato le opere in corso”.
In altre parole “appare sempre più chiaro che più passa il tempo, e più le province esistono unicamente allo scopo di mantenere le proprie stesse strutture”. La riduzione numerica prevista dal governo “porterà ad un risparmio che potrebbe aggirarsi sui 300 milioni di euro”, mentre una completa abolizione delle province “porterebbe ad un risparmio di circa almeno 2 miliardi di euro nell’immediato”. La scelta quindi è “tra un riforma radicale e un mero fine tuning”. Il Focus di Andrea Giuricin, “Province: non accorpare ma abolire”, è liberamente scaricabile qui: (PDF).
http://brunoleonimedia.servingfreedom.n ... uricin.pdf
Praticamente (ma consiglio di leggerlo) si dice che le province, vista la diminuzione del gettito ricevuto, invece di ridurre il personale hanno bloccato le opere in corso.
Quindi una merda in ogni caso, perche' se qualcuno pensasse che hanno bloccato le opere perche' inutili, la loro eliminazione sarebbe ancora piu' auspicabile.
"Per questa ragione, non si capisce quale sia il criterio che abbia portato alla decisione di eliminare solo le Province sotto i 300 mila abitanti o i 3000 km quadrati. Non esiste infatti un criterio economico o sociale per il quale l’ente Provincia sia necessario: come abbiamo sostenuto nel volume "Abolire le Province", tutte le loro funzioni possono essere svolte dai livelli di governo superiore o inferiore, oppure lasciate al mercato.
Un’eliminazione completa porterebbe ad un risparmio di almeno 2 miliardi di euro nell’immediato, mentre un’eliminazione parziale, molto probabilmente, porterà ad un risparmio che potrebbe aggirarsi sui 300 milioni di euro.
Infatti cancellare le Province con meno abitanti comporterà risparmi modesti, specie se si considera che il personale dovrà comunque essere ricollocato. Secondo il censimento del 2001, le 39 Province interessate avevano sul proprio territorio solo il 14 per cento degli abitanti e la spesa, essendo quasi proporzionale al numero degli abitanti, non superava il 20 per cento del totale.
I risparmi possibili dall’eliminazione delle Province includono diverse voci, come mostra la Figura 4, che elabora i dati dell’Istat del 2009, ultimo anno disponibile.
I costi per amministrazione e controllo potrebbero essere eliminati totalmente se le funzioni provinciali fossero trasferite, secondo i casi, alle Regioni o ai Comuni. A tale costo è stato sottratto quello del personale, perché i dipendenti non possono essere licenziati, anche se molto probabilmente si tratta almeno in parte di un eccesso di organico difficilmente ricollocabile, viste le economie di scala che si produrrebbero accorpando le diverse funzioni. Comunque, almeno nel medio termine si può immaginare una graduale riduzione del personale attraverso il blocco del turnover."
Per l’Istituto Bruno Leoni l’accorpamento delle province sotto i 300.000 abitanti previsto dalla manovra correttiva è “un segnale positivo ma insufficiente: per realizzare un vero risparmio bisogna abolirle tutte”. Lo sostiene Andrea Giuricin, fellow dell’IBL, nel Focus “Province: non accorpare ma abolire”
Scrive Giuricin che in conseguenza dei tagli al bilancio degli ultimi anni, “Le spese per il personale sono diminuite dello 0,3 per cento, mentre le spese per l’acquisto di beni e servizi continuano ad aumentare anche nel 2009, nonostante i tagli che hanno colpito questo livello di governo. Gli investimenti in opere pubbliche sono invece diminuiti di quasi il 30 per cento. Le province, dovendo scegliere quali voci di spesa dovevano tagliare, hanno scelto di non intaccare il personale (anche a causa dei pesanti vincoli di natura lavoristica) o gli acquisti correnti, ma hanno di fatto bloccato le opere in corso”.
In altre parole “appare sempre più chiaro che più passa il tempo, e più le province esistono unicamente allo scopo di mantenere le proprie stesse strutture”. La riduzione numerica prevista dal governo “porterà ad un risparmio che potrebbe aggirarsi sui 300 milioni di euro”, mentre una completa abolizione delle province “porterebbe ad un risparmio di circa almeno 2 miliardi di euro nell’immediato”. La scelta quindi è “tra un riforma radicale e un mero fine tuning”. Il Focus di Andrea Giuricin, “Province: non accorpare ma abolire”, è liberamente scaricabile qui: (PDF).
http://brunoleonimedia.servingfreedom.n ... uricin.pdf
Praticamente (ma consiglio di leggerlo) si dice che le province, vista la diminuzione del gettito ricevuto, invece di ridurre il personale hanno bloccato le opere in corso.
Quindi una merda in ogni caso, perche' se qualcuno pensasse che hanno bloccato le opere perche' inutili, la loro eliminazione sarebbe ancora piu' auspicabile.
"Per questa ragione, non si capisce quale sia il criterio che abbia portato alla decisione di eliminare solo le Province sotto i 300 mila abitanti o i 3000 km quadrati. Non esiste infatti un criterio economico o sociale per il quale l’ente Provincia sia necessario: come abbiamo sostenuto nel volume "Abolire le Province", tutte le loro funzioni possono essere svolte dai livelli di governo superiore o inferiore, oppure lasciate al mercato.
Un’eliminazione completa porterebbe ad un risparmio di almeno 2 miliardi di euro nell’immediato, mentre un’eliminazione parziale, molto probabilmente, porterà ad un risparmio che potrebbe aggirarsi sui 300 milioni di euro.
Infatti cancellare le Province con meno abitanti comporterà risparmi modesti, specie se si considera che il personale dovrà comunque essere ricollocato. Secondo il censimento del 2001, le 39 Province interessate avevano sul proprio territorio solo il 14 per cento degli abitanti e la spesa, essendo quasi proporzionale al numero degli abitanti, non superava il 20 per cento del totale.
I risparmi possibili dall’eliminazione delle Province includono diverse voci, come mostra la Figura 4, che elabora i dati dell’Istat del 2009, ultimo anno disponibile.
I costi per amministrazione e controllo potrebbero essere eliminati totalmente se le funzioni provinciali fossero trasferite, secondo i casi, alle Regioni o ai Comuni. A tale costo è stato sottratto quello del personale, perché i dipendenti non possono essere licenziati, anche se molto probabilmente si tratta almeno in parte di un eccesso di organico difficilmente ricollocabile, viste le economie di scala che si produrrebbero accorpando le diverse funzioni. Comunque, almeno nel medio termine si può immaginare una graduale riduzione del personale attraverso il blocco del turnover."
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Re: [O.T.] Crisi economica
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08 ... ui/153438/
i future sull'oro (che non e' l'oro fisico) in calo. ma si stan cagando di nuovo con i mutui casa.
i future sull'oro (che non e' l'oro fisico) in calo. ma si stan cagando di nuovo con i mutui casa.
"Duca conte buonasera..sono le 17...le serviamo un tè?" Maurizio Liberti, 25.03.2007
"Sono venuto qui per disgustarmi! oh! Voglio vomitare! oh! siete un cess.... cessi! cessi, diceva toto'! cessi! la banda! cessi!" Carmelo Bene, 1995
"Sono venuto qui per disgustarmi! oh! Voglio vomitare! oh! siete un cess.... cessi! cessi, diceva toto'! cessi! la banda! cessi!" Carmelo Bene, 1995
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Re: [O.T.] Crisi economica
Ho rivisto dopo tempo una mia amica... dopo due maternità è ritornata a cercare lavoro... è alla disperata ricerca di un posto che le dia 1000 euro... non chiede di più...
Incredibile... quella che qualche anno fa era considerata una generazione disperata (la generazione 1000 euro) ora è considerata , quasi, una generazione di privilegiati...
Una guerra di poveri...
Incredibile... quella che qualche anno fa era considerata una generazione disperata (la generazione 1000 euro) ora è considerata , quasi, una generazione di privilegiati...
Una guerra di poveri...
ma cosa si aspettano? che avendo perso il lavoro riescano comunque a pagare i debiti?!Kronos ha scritto:http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08 ... ui/153438/
i future sull'oro (che non e' l'oro fisico) in calo. ma si stan cagando di nuovo con i mutui casa.
Re: [O.T.] Crisi economica
marchione cosa si crede di essere
adesso non piu sicuri di investire

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Re: [O.T.] Crisi economica
Dai lo fai appostaapache ha scritto:marchione cosa si crede di essereadesso non piu sicuri di investire

“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Re: [O.T.] Crisi economica
comunica come un apache.Capitanvideo ha scritto:Dai lo fai appostaapache ha scritto:marchione cosa si crede di essereadesso non piu sicuri di investire

nell'avatar il cesena ai playoff 2024-25.
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Re: [O.T.] Crisi economica
Lol, ottima chiave di lettura, non ci avevo pensatoTeNz ha scritto:comunica come un apache.Capitanvideo ha scritto:Dai lo fai appostaapache ha scritto:marchione cosa si crede di essereadesso non piu sicuri di investire

Geniale!
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Re: [O.T.] Crisi economica
Oro contro Carta

di Ludwig von Mises, articolo scritto il 13 Luglio 1953 (e incredibilmente attuale)
Molti danno per certo che non si ritornerà mai più al Gold Standard, ritenuto obsoleto come la carrozza a cavalli. Secondo questi analisti, il sistema di emissione governativa di moneta senza alcuna copertura reale (fiat money) fornisce al Tesoro i fondi adeguati per gestire una politica di spesa pubblica che porta benefici a tutti: facendo aumentare prezzi e salari e diminuendo i tassi d’interesse, essa crea prosperità duratura.
Ma qualunque virtù si possa attribuire a questo sistema, ce n’è proprio una che sicuramente non riuscirà mai a conseguire: diventare un sistema di gestione monetaria valido nel lungo periodo, paradossalmente esso può durare solo fino a quando le persone non si rendono conto che è destinato ad essere tenuto in piedi artificialmente.
I presunti benefici dell’inflazione
I benefici che i fautori della fiat money si aspettano dal sistema sono sempre e solo temporanei; un’iniezione di denaro nell’economia nazionale genera un boom poiché aumenta i prezzi (e quindi i profitti e di conseguenza il livello di attività economica), ma una volta che il nuovo denaro ha esaurito il potenziale di incremento dei prezzi, i prezzi stessi ed i salari si adattano alla maggiore quantità di moneta, e lo stimolo ha termine.
Quindi, anche se trascuriamo le conseguenze, sia positive che negative, ed i costi sociali delle misure inflazionistiche, dobbiamo renderci conto che il loro effetto è sempre di breve durata; se si vuole perpetuarlo è necessario incrementare continuamente la quantità di moneta ed espandere il credito a ritmi sempre più veloci; ma anche in questo caso i presunti effetti positivi non possono generare un boom perpetuo.
Quando le masse si rendono conto che il governo non ha alcuna intenzione di abbandonare questa politica, l’inflazione da fiat money comincia a creare problemi. Se l’uomo della strada capisce che la continua espansione monetaria eroderà potere d’acquisto, si renderà anche conto che i suoi risparmi sono destinati a perdere valore. A questo punto segue la via dei veri investitori: si butta sui “valori reali”; compra beni reali e materie prime non per il gusto di possederle, ma per evitare la confisca di valore perpetrata dalla perdita di valore della moneta.
Perchè non è possibile l’inflazione perpetua
Il sistema attuale basato sulla fiat money può evitare il disastro finale solo se gli economisti allertano l’opinione pubblica e obbligano il governo a porre dei vincoli a questa politica; se non fosse per questi economisti, il dollaro avrebbe fatto già da tempo la fine del marco tedesco nel 1923, avvenuta perché nessuno fu in grado di ostacolare la politica monetaria del governo di Weimar.
E’ sicuramente possibile iniziare una politica espansionistica finanziando il debito mediante prestiti dalle banche commerciali e supportando il mercato dei bond governativi, ma è imperativo fermarsi, altrimenti il pubblico si allarmerà sul futuro della valuta con il rischio di avviare una situazione di panico; se ci si ferma in tempo, si sperimenteranno comunque le spiacevoli conseguenze del periodo di espansione da inflazione, che saranno proporzionali all’entità dell’espansione stessa.
Molti hanno un atteggiamento ambiguo sull’inflazione, essendo allo stesso tempo consapevoli dei pericoli insiti nel sistema, ma lamentandosi dell’incremento dei tassi d’interesse non appena l’espansione monetaria è cessata. Credono sempre che la spesa pubblica possa migliorare le condizioni dell’economia, il che è errato.
Piena occupazione e Gold Standard
Il principale argomento contro il ritorno al Gold Standard è lo slogan “Politica di piena occupazione”, che si dice sia impedita proprio dal Gold Standard.
Nel mercato libero, il valore del salario di ciascuna attività si determina a quel livello tale per cui tutti gli imprenditori disposti a pagare un determinato salario riescono a trovare tutti i dipendenti di cui necessitano, e tale per cui tutte le persone in cerca di lavoro trovano occupazione a quel determinato salario. Se il governo ed i sindacati mantengono un livello salariale superiore a questo valore di mercato, essi generano artificialmente disoccupazione per buona parte della forza lavoro (gli imprenditori non sono disposti ad assumere persone ad un salario più elevato di quello di mercato).
Né il governo né i sindacati hanno il potere di aumentare i salari di chi è in cerca di lavoro, questo potere lo ha solo l'imprenditore impiegato in un’attività lavorativa; un reale incremento dei salari infatti può essere ottenuto soltanto a seguito di un aumento della produttività marginale del lavoro, il che significa incrementare la quota pro-capite di capitale investito.
I salari e gli standard di vita sono più alti adesso che nel passato perchè, nel sistema capitalistico, l’aumento del capitale investito è stato di gran lunga superiore all'aumento della popolazione; i salari sono molto più alti negli USA rispetto all’India perché la quota pro-capite di capitale investito negli USA è molto più alta rispetto a quella accumulata in India.
L’unico metodo per ottenere la piena occupazione è pertanto lasciare che il livello dei salari sia determinato dal mercato.
Anche il metodo proposto da Lord Keynes prevede che i livelli salariali siano fissati in questo modo, ma con una peculiarità: secondo Keynes la differenza tra il livello salariale effettivamente pagato e quello di libero mercato deve essere eliminata per mezzo della diminuzione del potere d’acquisto del moneta: i salari sono mantenuti ad un livello nominale, stabilito dal governo oppure concordato tra governo e sindacati. Ma visto che la quantità di moneta è crescente (in un sistema inflativo) e la valuta nazionale perde potere d’acquisto, i salari reali, cioè il valore dei salari espressi in termini di beni reali, tende a diminuire. La piena occupazione è raggiunta quando il salario reale eguaglia il salario determinato dal mercato .
Non c’è bisogno di riesaminare qui se lo schema Keynesiano, la conclusione è che non ci sono validi motivi per adottarlo: il suo risultato finale sarebbe, nel migliore dei casi, lo stesso di quello raggiunto dal libero mercato, dopo però una serie di costosi aggiustamenti del sistema economico e del sistema di prezzi.
I Keynesiani si rifiutano di chiamare “inflazione” una variazione di quantità di moneta decisa per combattere la disoccupazione, ma devono comunque riconoscere che l’eventuale successo del loro piano passa da un incremento del valore dei beni reali e delle materie prime (che si genera durante il processo inflativo per i motivi descritti sopra, la valuta perde valore e l'Oro lo acquista). Questo è esattamente l’effetto ottenuto mediante il Gold Standard, quindi gli argomenti dei Keynesiani sono illusori.
Lo spettro di una Bilancia dei pagamenti negativa
Una voce popolare sostiene che il Gold Standard non può essere mantenuto da un paese che ha un Bilancia dei pagamenti negativa. Gli USA hanno (nel 1953) un surplus di esportazioni rispetto alle importazioni, mentre per molti paesi esteri accade il contrario, quindi la loro Bilancia dei Pagamenti è negativa; ciò è dovuto al fatto che gli USA aiutano finanziariamente gli altri stati, che solo così hanno le possibilità di acquistare prodotti americani.
Senza sussidi, o senza la capacità di fornire qualcosa in cambio, queste nazioni non potrebbero permettersi i prodotti americani; nessun artifizio di politica monetaria può garantire questo risultato, che non è quindi causato dall’abbandono del Gold Standard da parte di questi paesi, ma solamente dai sussidi americani.
L’abbandono del Gold Standard non ha portato a questi paesi alcun vantaggio. Il ripudio dei debiti contratti con l'estero, e l'esproprio virtuale degli investimenti esteri ha portato loro solo un sollievo momentaneo. In ultima analisi la disintegrazione nel mercato internazionale dei capitali ha colpito i paesi debitori molto più di quanto abbia colpito quelli creditori. Il crollo degli investimenti esteri nei paesi debitori è una delle disastrose conseguenze che essi stanno soffrendo per avere abbandonato lo stardard aurifero.
La verità è che il Gold Standard non è mai crollato, esso è stato abbandonato volontariamente da quei paesi desiderosi di spendere oltre le loro possibilità e di crescere mediante le leve del debito, anche se ciò avrebbe significato bancarotta futura e distruzione finanziaria del paese. Benché impegnati in una politica anti oro, essi non sono però riusciti a distruggere l’oro in sé, che agli occhi di tutti resta il bene monetario per eccellenza.
Più prestigio ha una valuta, più il suo valore rispetto all’oro rimane costante; se fossero veramente libere, le persone utilizzerebbero come denaro l'oro, non la valuta imposta per decreto.
Perché una nazione ritorni all’oro, è sufficiente che essa intraprenda una politica non inflazionistica; il problema è ideologico, e presuppone la comprensione del semplice fatto che incrementare la quantità di moneta non significa generare ricchezza.
L’eccellenza del Gold Standard è evidenziata dal fatto che il valore monetario è scarsamente influenzato dalle politiche arbitrarie e vacillanti dei governi, dei partiti politici e dei gruppi di pressione. L’esperienza delle ultime decadi mostra quali siano le conseguenze negative di una valuta non indipendente da questi poteri.

di Ludwig von Mises, articolo scritto il 13 Luglio 1953 (e incredibilmente attuale)
Molti danno per certo che non si ritornerà mai più al Gold Standard, ritenuto obsoleto come la carrozza a cavalli. Secondo questi analisti, il sistema di emissione governativa di moneta senza alcuna copertura reale (fiat money) fornisce al Tesoro i fondi adeguati per gestire una politica di spesa pubblica che porta benefici a tutti: facendo aumentare prezzi e salari e diminuendo i tassi d’interesse, essa crea prosperità duratura.
Ma qualunque virtù si possa attribuire a questo sistema, ce n’è proprio una che sicuramente non riuscirà mai a conseguire: diventare un sistema di gestione monetaria valido nel lungo periodo, paradossalmente esso può durare solo fino a quando le persone non si rendono conto che è destinato ad essere tenuto in piedi artificialmente.
I presunti benefici dell’inflazione
I benefici che i fautori della fiat money si aspettano dal sistema sono sempre e solo temporanei; un’iniezione di denaro nell’economia nazionale genera un boom poiché aumenta i prezzi (e quindi i profitti e di conseguenza il livello di attività economica), ma una volta che il nuovo denaro ha esaurito il potenziale di incremento dei prezzi, i prezzi stessi ed i salari si adattano alla maggiore quantità di moneta, e lo stimolo ha termine.
Quindi, anche se trascuriamo le conseguenze, sia positive che negative, ed i costi sociali delle misure inflazionistiche, dobbiamo renderci conto che il loro effetto è sempre di breve durata; se si vuole perpetuarlo è necessario incrementare continuamente la quantità di moneta ed espandere il credito a ritmi sempre più veloci; ma anche in questo caso i presunti effetti positivi non possono generare un boom perpetuo.
Quando le masse si rendono conto che il governo non ha alcuna intenzione di abbandonare questa politica, l’inflazione da fiat money comincia a creare problemi. Se l’uomo della strada capisce che la continua espansione monetaria eroderà potere d’acquisto, si renderà anche conto che i suoi risparmi sono destinati a perdere valore. A questo punto segue la via dei veri investitori: si butta sui “valori reali”; compra beni reali e materie prime non per il gusto di possederle, ma per evitare la confisca di valore perpetrata dalla perdita di valore della moneta.
Perchè non è possibile l’inflazione perpetua
Il sistema attuale basato sulla fiat money può evitare il disastro finale solo se gli economisti allertano l’opinione pubblica e obbligano il governo a porre dei vincoli a questa politica; se non fosse per questi economisti, il dollaro avrebbe fatto già da tempo la fine del marco tedesco nel 1923, avvenuta perché nessuno fu in grado di ostacolare la politica monetaria del governo di Weimar.
E’ sicuramente possibile iniziare una politica espansionistica finanziando il debito mediante prestiti dalle banche commerciali e supportando il mercato dei bond governativi, ma è imperativo fermarsi, altrimenti il pubblico si allarmerà sul futuro della valuta con il rischio di avviare una situazione di panico; se ci si ferma in tempo, si sperimenteranno comunque le spiacevoli conseguenze del periodo di espansione da inflazione, che saranno proporzionali all’entità dell’espansione stessa.
Molti hanno un atteggiamento ambiguo sull’inflazione, essendo allo stesso tempo consapevoli dei pericoli insiti nel sistema, ma lamentandosi dell’incremento dei tassi d’interesse non appena l’espansione monetaria è cessata. Credono sempre che la spesa pubblica possa migliorare le condizioni dell’economia, il che è errato.
Piena occupazione e Gold Standard
Il principale argomento contro il ritorno al Gold Standard è lo slogan “Politica di piena occupazione”, che si dice sia impedita proprio dal Gold Standard.
Nel mercato libero, il valore del salario di ciascuna attività si determina a quel livello tale per cui tutti gli imprenditori disposti a pagare un determinato salario riescono a trovare tutti i dipendenti di cui necessitano, e tale per cui tutte le persone in cerca di lavoro trovano occupazione a quel determinato salario. Se il governo ed i sindacati mantengono un livello salariale superiore a questo valore di mercato, essi generano artificialmente disoccupazione per buona parte della forza lavoro (gli imprenditori non sono disposti ad assumere persone ad un salario più elevato di quello di mercato).
Né il governo né i sindacati hanno il potere di aumentare i salari di chi è in cerca di lavoro, questo potere lo ha solo l'imprenditore impiegato in un’attività lavorativa; un reale incremento dei salari infatti può essere ottenuto soltanto a seguito di un aumento della produttività marginale del lavoro, il che significa incrementare la quota pro-capite di capitale investito.
I salari e gli standard di vita sono più alti adesso che nel passato perchè, nel sistema capitalistico, l’aumento del capitale investito è stato di gran lunga superiore all'aumento della popolazione; i salari sono molto più alti negli USA rispetto all’India perché la quota pro-capite di capitale investito negli USA è molto più alta rispetto a quella accumulata in India.
L’unico metodo per ottenere la piena occupazione è pertanto lasciare che il livello dei salari sia determinato dal mercato.
Anche il metodo proposto da Lord Keynes prevede che i livelli salariali siano fissati in questo modo, ma con una peculiarità: secondo Keynes la differenza tra il livello salariale effettivamente pagato e quello di libero mercato deve essere eliminata per mezzo della diminuzione del potere d’acquisto del moneta: i salari sono mantenuti ad un livello nominale, stabilito dal governo oppure concordato tra governo e sindacati. Ma visto che la quantità di moneta è crescente (in un sistema inflativo) e la valuta nazionale perde potere d’acquisto, i salari reali, cioè il valore dei salari espressi in termini di beni reali, tende a diminuire. La piena occupazione è raggiunta quando il salario reale eguaglia il salario determinato dal mercato .
Non c’è bisogno di riesaminare qui se lo schema Keynesiano, la conclusione è che non ci sono validi motivi per adottarlo: il suo risultato finale sarebbe, nel migliore dei casi, lo stesso di quello raggiunto dal libero mercato, dopo però una serie di costosi aggiustamenti del sistema economico e del sistema di prezzi.
I Keynesiani si rifiutano di chiamare “inflazione” una variazione di quantità di moneta decisa per combattere la disoccupazione, ma devono comunque riconoscere che l’eventuale successo del loro piano passa da un incremento del valore dei beni reali e delle materie prime (che si genera durante il processo inflativo per i motivi descritti sopra, la valuta perde valore e l'Oro lo acquista). Questo è esattamente l’effetto ottenuto mediante il Gold Standard, quindi gli argomenti dei Keynesiani sono illusori.
Lo spettro di una Bilancia dei pagamenti negativa
Una voce popolare sostiene che il Gold Standard non può essere mantenuto da un paese che ha un Bilancia dei pagamenti negativa. Gli USA hanno (nel 1953) un surplus di esportazioni rispetto alle importazioni, mentre per molti paesi esteri accade il contrario, quindi la loro Bilancia dei Pagamenti è negativa; ciò è dovuto al fatto che gli USA aiutano finanziariamente gli altri stati, che solo così hanno le possibilità di acquistare prodotti americani.
Senza sussidi, o senza la capacità di fornire qualcosa in cambio, queste nazioni non potrebbero permettersi i prodotti americani; nessun artifizio di politica monetaria può garantire questo risultato, che non è quindi causato dall’abbandono del Gold Standard da parte di questi paesi, ma solamente dai sussidi americani.
L’abbandono del Gold Standard non ha portato a questi paesi alcun vantaggio. Il ripudio dei debiti contratti con l'estero, e l'esproprio virtuale degli investimenti esteri ha portato loro solo un sollievo momentaneo. In ultima analisi la disintegrazione nel mercato internazionale dei capitali ha colpito i paesi debitori molto più di quanto abbia colpito quelli creditori. Il crollo degli investimenti esteri nei paesi debitori è una delle disastrose conseguenze che essi stanno soffrendo per avere abbandonato lo stardard aurifero.
La verità è che il Gold Standard non è mai crollato, esso è stato abbandonato volontariamente da quei paesi desiderosi di spendere oltre le loro possibilità e di crescere mediante le leve del debito, anche se ciò avrebbe significato bancarotta futura e distruzione finanziaria del paese. Benché impegnati in una politica anti oro, essi non sono però riusciti a distruggere l’oro in sé, che agli occhi di tutti resta il bene monetario per eccellenza.
Più prestigio ha una valuta, più il suo valore rispetto all’oro rimane costante; se fossero veramente libere, le persone utilizzerebbero come denaro l'oro, non la valuta imposta per decreto.
Perché una nazione ritorni all’oro, è sufficiente che essa intraprenda una politica non inflazionistica; il problema è ideologico, e presuppone la comprensione del semplice fatto che incrementare la quantità di moneta non significa generare ricchezza.
L’eccellenza del Gold Standard è evidenziata dal fatto che il valore monetario è scarsamente influenzato dalle politiche arbitrarie e vacillanti dei governi, dei partiti politici e dei gruppi di pressione. L’esperienza delle ultime decadi mostra quali siano le conseguenze negative di una valuta non indipendente da questi poteri.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”