[O.T.] Crisi economica

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fredelux
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3226 Messaggio da fredelux »

Quella troia della MARCEGAGLIA ancora che vuole ritoccare la pensione ( mio padre deve andare fra pochi mesi) speriamo non tocchino nulla.......fanculo

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Parakarro
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3227 Messaggio da Parakarro »

Alex Teflon ha scritto:Prima pagina venti notizie ventuno ingiustizie e lo Stato che fa si costerna, s'indigna, s'impegna poi getta la spugna con gran dignità...
ah che bello il caffè, anche in carcere lo sanno fà :)


la Marcegaglia è meglio che cominci a pagare gli stipendi dei lavoratori nei suoi villaggi vacanze , i suoi fornitori e l'ici delle sue proprietà.

POI, ma molto POI, potrà cominciare a fare,disfare,proporre e pontificare

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dboon
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3228 Messaggio da dboon »

Ma perche' l'Emma pontifica solo al Nord

:roll:
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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fredelux
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3229 Messaggio da fredelux »

dboon ha scritto:Ma perche' l'Emma pontifica solo al Nord

:roll:
al Sud cosa c'è?????? cosa è rimasto?????

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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3230 Messaggio da Husker_Du »

coppia_co ha scritto: I governi non comandano il mondo. Goldman Sachs comanda il mondo.
Il ragazzo dice la verita'.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"

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minosse
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3231 Messaggio da minosse »

Husker_Du ha scritto:
coppia_co ha scritto: I governi non comandano il mondo. Goldman Sachs comanda il mondo.
Il ragazzo dice la verita'.
e chi lo contesta in questa sacrosanta verità! ha giustamente detto che a far soldi con la finanza è bello, e che a prenderla in quel posto son sempre i soliti!
i 3.000 miliardi di euro previsti per salvare il sistema bancario dovrebbero esser spesi meglio che non per foraggiare ancora il gioco attuale.
ha ragione parakarro che alcune settimane fà aveva scritto che le banche non si fanno problemi per finanziare l'acquisto di un'autovettura, ma fanno storie per finanziare le attività produttive.

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cimmeno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3232 Messaggio da cimmeno »

minosse ha scritto:ha ragione parakarro che alcune settimane fà aveva scritto che le banche non si fanno problemi per finanziare l'acquisto di un'autovettura, ma fanno storie per finanziare le attività produttive.
non paghi le rate del bmw? te la levano e la rivendono. di sicuro uno che si compra un bmw si trova
non rientri del fido? e che ti devono fare? ti sequestrano l'attività (che va male, senò rientreresti del fido mica sei coglione) e poi gli rimane sul sacco scrotale e a bilancio per anni...

l'unica cosa minimamente sensata in questo momento sarebbe affidare almeno il credito industriale alla cassa depositi e prestiti e coprire almeno le aziende a maggiore innovazione ed a maggiore intensità di manodopera ( tessile industria pesante turismo alimentari) con garazie fideussorie statali.le banche in questo momento sono occupate a farsi prestare i soldi dalla bce e dalla fed e ridepositarli alla bce.un'attività da ritardati,,meglio lasciarle stare per adesso...
donne italiane!
se sentite il bisogno di azioni concrete...

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cicciuzzo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3233 Messaggio da cicciuzzo »

cimmeno ha scritto:
minosse ha scritto:ha ragione parakarro che alcune settimane fà aveva scritto che le banche non si fanno problemi per finanziare l'acquisto di un'autovettura, ma fanno storie per finanziare le attività produttive.
non paghi le rate del bmw? te la levano e la rivendono. di sicuro uno che si compra un bmw si trova
non rientri del fido? e che ti devono fare? ti sequestrano l'attività (che va male, senò rientreresti del fido mica sei coglione) e poi gli rimane sul sacco scrotale e a bilancio per anni...

l'unica cosa minimamente sensata in questo momento sarebbe affidare almeno il credito industriale alla cassa depositi e prestiti e coprire almeno le aziende a maggiore innovazione ed a maggiore intensità di manodopera ( tessile industria pesante turismo alimentari) con garazie fideussorie statali.le banche in questo momento sono occupate a farsi prestare i soldi dalla bce e dalla fed e ridepositarli alla bce.un'attività da ritardati,,meglio lasciarle stare per adesso...
a me però non pare così strano.....imprenditori incapaci di intendere e volere, grandi e piccoli, ce n'è una cifra, e si sa. mi spieghi perchè le banche dovrebbero finanziarle allegramente?
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

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dostum
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3234 Messaggio da dostum »

Formazione di un personale politico imperialista

Con lo sviluppo anche nella nostra area, a partire dalla metà degli anni '50 (dopo il '57 con la massiccia penetrazione del capitale multinazionale USA e con il contemporaneo sviluppo del nostro capitale nazionale su scala internazionale), di una struttura economica multinazionale, viene formandosi all'interno della borghesia una frazione di borghesia imperialista.
Definiamo borghesia imperialista "interna" quella frazione della classe borghese integrata nel sistema imperialista mondiale, espressione del capitale monopolistico multinazionale ed elemento trainante del processo di ristrutturazione imperialista della nostra area economica e delle relative sovrastrutture politiche e istituzionali.
Nello stesso periodo gli strumenti istituzionali sovranazionali (FMI, CEE, NATO), mediante i quali la borghesia imperialista vuole imporre la sua strategia globale, acquistano forza ed assumono un grado di potere tale da subordinare e funzionalizzare a sé gli "stati nazionali" che in questo processo sono così costretti a ridefinirsi nelle loro strutture interne.
Questi Stati, ristrutturandosi, si predispongono a svolgere due ruoli fondamentali:
— Cinghia di trasmissione degli interessi economici-strategici globali dell'imperialismo dominante;
— "Normalizzazione dell'area", vale a dire organizzazione della controrivoluzione preventiva al fine di annichilire ogni "velleità" rivoluzionaria.
Naturalmente queste funzioni, negli anelli economicamente più deboli e politicamente più instabili, diventano decisive e perciò vengono portate avanti dalla borghesia imperialista "interna" utilizzando le pratiche e i modelli repressivi più avanzati già operanti negli anelli più forti e sotto la supervisione dei centri del comando sovranazionale.
« Lo Stato-nazione diventa cinghia di trasmissione del capitale internazionale organizzato contro il popolo. Lo Stato-costituzionale borghese, nel suo processo di evoluzione contraddittoria tra socializzazione della produzione e concentrazione internazionale del capitale deve essere dissolto e sostituito dallo Stato-forte o dalla democrazia armata ». (Croissant)
Come tutti i processi storici anche questo cammina sulle gambe degli uomini.
L'emergere della borghesia imperialista "interna" come frazione dominante della borghesia, ha così un'altra conseguenza: l'affermarsi nelle articolazioni vitali del potere di un personale economico-politico-militare che è la più diretta espressione dei suoi interessi.
Questa nuova burocrazia efficiente, intercambiabile, "europea" non viene più selezionata, qualificata dalle vecchie scuole di partito, ma direttamente dai Centri di formazione quadri, dalle Fondazioni, dalle Fabbriche dei cervelli predisposte allo scopo dalle grandi multinazionali.
Condizione imprescindibile della sua funzione è una presenza egemone negli apparati di dominio che compongono lo Stato o che comunque articolano la sua azione e cioè i fondamentali centri del potere: Governo, Banca d'Italia, Confindustria, Mass-media... Suo compito specifico è invece quello di ricercare e rendere operanti le mediazioni più equilibrate, cioè meno contraddittorie, tra gli interessi capitalistici dominanti e quelli particolari dell'area.
Si capisce subito che l'affermarsi della borghesia imperialista e del suo personale non è un processo lineare. infatti questa nuova burocrazia è tutt'ora in lotta per occupare i punti chiave dello Stato e quand'è il caso, scalzare dalle posizioni strategiche quegli uomini che esprimono interessi conflittuali e cioè propri delle altre frazioni della borghesia.
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cimmeno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3235 Messaggio da cimmeno »

cicciuzzo ha scritto: a me però non pare così strano.....imprenditori incapaci di intendere e volere, grandi e piccoli, ce n'è una cifra, e si sa. mi spieghi perchè le banche dovrebbero finanziarle allegramente?
il problema è che le banche hanno smesso di distinguere tra il cazzaro che sta tentando l'azzardo con un impresa campata in aria e l'azienda serie a corto di liquidità perchè troppi clienti non pagano o pagano in ritardo.
di conseguenza soffrono anche le aziende serie e capaci che hanno fatto l'errore di non fare abbastanza riserva di nero durante gli anni migliori...
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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3236 Messaggio da Drogato_ di_porno »

UNA APPLE DA SUICIDIO - NELLA FABBRICA-PRIGIONE DELLA FOXCONN IN CINA (400 MILA OPERAI), DOVE SI PRODUCONO I COMPONENTI DEI PRODOTTI APPLE, I DIPENDENTI SI AMMAZZANO UNO DOPO L’ALTRO - ORARI MASSACRANTI, POCHI SPICCIOLI E UNA VITA ALIENATA PER GARANTIRE AGLI OCCIDENTALI UNO SMARTPHONE/IPAD CON CUI CAZZEGGIARE - PER RAGAZZI DI 20-30 ANNI TRAMUTATI IN ROBOT, LA FOXCONN HA AVVIATO “FESTE AZIENDALI” ANTI-SUICIDIO CON OBBLIGO DI MAGLIETTE CON LE SCRITTE “AMIAMO FOXCONN”…

Immagine

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Ancora insanguinata la gigantesca fabbrica elettronica Foxconn di Shenzhen, nella Cina del Sud, dove una giovane dipendente, Niu Xiaobei, si è schiantata sul selciato precipitando dal sesto piano del dormitorio aziendale. Anche se le autorità minimizzano, sostenendo che si è trattato di un «incidente », forte è il sospetto che si tratti dell'ultimo di una serie di suicidi che imperversano nella fabbrica "maledetta" da ormai un paio d'anni, come minimo.

Niu, sostengono i dirigenti e la polizia si sarebbe semplicemente sbilanciata «mentre tentava di appendere abiti bagnati» fuori della sua finestra per farli asciugare. Perdendo l'equilibrio, ecco il tragico volo. Ma il dubbio è d'obbligo, considerando che ben 13 dipendenti si sono tolti la vita solo nell'ultimo anno in quello che è forse il complesso industriale più grande del mondo.

La Foxconn di Shenzhen, da sola, impiega almeno 330.000 persone, forse anche 400.000 secondo alcune fonti. In ogni caso, un "mostro", di proprietà del miliardario taiwanese Terry Gou, in cui è concentrato circa un quarto dei dipendenti totali del gruppo Foxconn. E un mostro anche in quanto a produttività, dato che sforna i componenti di tutta la linea di prodotti Apple, dall'I-phone all'I-pad, oltre a vari altri aggeggi per Sony o Nokia. Solo per limitarsi all'Iphone 5, il grosso "kombinat", per usare un termine sovietico, raggiungerà entro la fine del 2011 i 30 milioni di esemplari, a un rateo di 150.000 pezzi al giorno, pari al 100% della produzione mondiale del modello.

Un successo economico ottenuto però, così parrebbe, attraverso uno sfruttamento e un clima aziendale capace di spingere molta gente al gesto estremo. Tanto che da almeno un anno è stata introdotta nei contratti per i nuovi assunti una clausola che li impegna a «non togliersi la vita e a non farsi del male». Il primo caso, già nel gennaio 2009, quando fu trovato morto il giovane operaio Ma Xiang Qian. Inizialmente si parlò di «cause sconosciute » e ci volle una terza inchiesta, sollecitata dalla famiglia, per riconoscere l'evidente morte da «caduta da grande altezza».

Comune a tutti i suicidi alla Foxconn, del resto, dati gli altissimi edifici. E a nulla pare sia valsa l'installazione di reti nei punti più "caldi". Dal balcone di casa si lanciò invece il giovane ingegnere Sun Danyong nel luglio 2009, accusato, forse ingiustamente, di aver fatto "sparire" uno dei prototipi di i- Phone appena sviluppati in azienda. Sarebbe stato pressato dai continui interrogatori dei superiori.

Nel maggio 2010, invece, l'appena 19enne Li Hai non ce la fece più dopo neanche un mese e mezzo dall'assunzione. E via così, in un crescendo minimizzato dai dirigenti, secondo i quali ci sarebbe solo un'epidemia di «delusioni d'amore», e alimentato dai turni massacranti di 14 ore, pagati, almeno fino allo scorso anno, la miseria di 900 renminbi al mese, appena 109 euro, seppure per fortuna dallo scorso ottobre il salario sia aumentato a 2000 renminbi, 240 euro al mese. Ma non è solo questione di soldi.

È anche colpa della militarizzazione interna alla fabbrica-prigione, in cui convergono migliaia di migranti sradicati dalle provincie agricole dell'entroterra continentale cinese. Ragazzi di 20-30 anni lontani dalle famiglie e tramutati in robot. Per loro, la Foxconn ha avviato perfino "feste aziendali" anti-suicidio con obbligo di magliette con le scritte "Amiamo Foxconn" e "Amiamo Terry Gou". E per "sollevare il morale", vuoti cori al ritmo di "con Foxconn il futuro è migliore". Proprio
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”

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Mr. G
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3237 Messaggio da Mr. G »

IL DOCUMENTO SEGRETO DELLA BCE: RIDURRE GLI STIPENDI PUBBLICI

[Scopri]Spoiler
DI MARIO SENSINI
http://www.corriere.it

Le richieste del 5 agosto scorso al governo italiano
Liberalizzazioni, flessibilità del lavoro e privatizzazioni.

Nella foto: Mario Draghi e Jean-Claude Trichet

ROMA - C'è chi l'ha definita un programma di governo, chi un diktat e chi ne ha messo perfino in dubbio l'esistenza. Di sicuro la lettera «segreta» spedita il 5 agosto scorso al governo italiano dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e dal suo successore in pectore, Mario Draghi, oggi governatore della Banca d'Italia, ha infiammato il dibattito politico dell'estate, e poi condotto ad una manovra di finanza pubblica di entità mai vista nella storia della Repubblica italiana. È un documento «strettamente confidenziale», e che era dunque destinato a rimanere riservato. L'abbiamo cercato e infine ottenuto, inutile dire, per vie traverse.

La lettera segreta di Trichet e Draghi è qui sotto, pubblicata nel suo testo originale, inglese, e nella traduzione, così che ciascuno possa farsi un'idea sulla forma e i contenuti. Tanto precisi e puntuali questi ultimi, quanto è esplicito, di certo estraneo allo schema classico della liturgia delle banche centrali, il linguaggio utilizzato. La drammatica situazione dei mercati di quei primi giorni d'agosto, l'ampliamento del differenziale tra i tassi sui titoli italiani e quelli tedeschi, forse, imponevano di andare dritto al dunque.

Fatto sta che il «messaggio», come lo definisce Jean-Claude Trichet anche ieri nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera , è arrivato chiarissimo. E durissimo. Fin quasi al limite del cinismo, almeno per come è stato vissuto dai destinatari diretti. Il pareggio di bilancio anticipato dal 2014 al 2013, e dunque a incrociare la fine della legislatura e le elezioni, che ha fatto mettere le mani tra i capelli a Silvio Berlusconi. E la richiesta di raggiungere un deficit pubblico pari all'1% del prodotto interno lordo addirittura già nel 2012, con una manovra di tre punti di prodotto interno lordo, una cinquantina di miliardi di euro, in un solo anno, che ha fatto tremare le vene ai polsi di Giulio Tremonti.

Si sottolinea la necessità di rendere più severi i criteri per ottenere le pensioni di anzianità e di allungare l'età pensionabile delle donne nel settore privato in modo da avere risparmi di bilancio «già nel 2012». E l'opportunità di ridurre «significativamente» il costo degli impiegati pubblici, rafforzando le regole sul turnover e, «se necessario, riducendo gli stipendi». Per accelerare la crescita dell'economia, Trichet e Draghi richiamano esplicitamente l'esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori (per i quali nella lettera si usa il termine «dismissal») nelle imprese applicando l'intesa del 28 giugno tra la Confindustria e i sindacati, «che si muove in questa direzione». Ma che evidentemente non basta.

Sempre per la crescita serve la «piena liberalizzazione» degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali, prevedendone la «privatizzazione su larga scala». Ed un «serio impegno» per abolire o consolidare alcuni livelli amministrativi intermedi, «come le Province» puntualizzano Draghi e Trichet.

Tutte misure da inserire in un decreto legge da varare il prima possibile ed approvare in Parlamento entro la fine del mese di settembre. Perché sono interventi «essenziali», scrivono i due governatori, per rafforzare l'affidabilità della firma sovrana, il valore ed il merito di credito dei titoli di Stato italiani, insomma. Non per assicurarsi l'appoggio della Banca centrale europea ed il suo impegno ad acquistare sul mercato i nostri Btp.

Cosa che poi è avvenuta, ma in questa lettera così puntuale non se ne fa minimamente cenno. Il governo ci ha ragionato un po', ha convocato le parti sociali, ha reso nota l'esistenza della missiva, ma senza svelarla. E sabato 13 agosto, passata una settimana, ha varato la manovra per l'anticipo del pareggio di bilancio. Tre giorni dopo, alla riapertura dei mercati, la Bce e il sistema europeo delle banche centrali, i cui governatori erano stati subito informati della lettera e dei suoi contenuti, sono intervenuti.

Tutto ciò non ha evitato il declassamento del rating dell'Italia, decretato un paio di settimane fa dall'agenzia americana Standard and Poor's. Il differenziale di rendimento tra i nostri Btp ed i Bund tedeschi, che si stava avvicinando a inizio agosto ai 400 punti base, quattro punti di tasso d'interesse, lì per lì si è ridotto. Ma oggi, passati quaranta giorni dal varo della maxi-manovra antideficit, lo "spread" gravita ancora in quella pericolosa zona.

Forse perché il governo non ha attuato alla lettera tutte le prescrizioni, per esempio accantonando gli interventi sulle pensioni d'anzianità, scegliendo un percorso più agevole per il pareggio nel 2013, lasciando decidere alle parti sociali sull'articolo 18. Forse perché la medicina raccomandata dalla Bce non era quella giusta. O l'una o l'altra. A meno di non pensare che i problemi siano diversi.

**********************************************

LA LETTERA TRADOTTA IN ITALIANO

«C'è l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita»

Francoforte/Roma, 5 Agosto 2011

Caro Primo Ministro,

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali. Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:

1. Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2. Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.

Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.

3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.

Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.

Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet
29 settembre 2011 08:28

**********************************************

Fonte: Il documento segreto della Bce: ridurre gli stipendi pubblici

29.09.2011

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alimak
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3238 Messaggio da alimak »

Questo è il Potere
Paolo Barnard
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Eccovi i nomi e cognomi del Potere, chi sono, dove stanno, cosa fanno. Così li potrete riconoscere e saprete chi realmente oggi decide come viviamo. Così evitate di dedicare tutto il vostro tempo a contrastare le marionette del Potere, e mi riferisco a Berlusconi, Gelli, Napolitano, D’Alema, i ministri della Repubblica, la Casta e le mafie regionali. Così non avrete più quell’imbarazzo nelle discussioni, quando chi ascolta chiede “Sì, ma chi è il Sistema esattamente?”, e vi toccava di rispondere le vaghezze come “le multinazionali… l’Impero… i politici…”. Qui ci sono i nomi e i cognomi, quindi, dopo avervi raccontato dove nacque il Potere (‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info), ora l’attualità del Potere. Tuttavia è necessaria una premessa assai breve.
Il Potere è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato il suo mascheramento. Il Potere doveva rimanere nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così il Potere ci ha rifilato una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato. Generazioni di cittadini sono infatti cresciuti nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto blu che uscivano dai ministeri, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e malaffari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo dirvi il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Ma è la verità, come andrò dimostrando di seguito. Letteralmente, ciò che tutti voi credete sia il potere non è altro che una serie di marionette cui il vero Potere lascia il cortiletto della politica con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. E’ così da almeno 35 anni. In sostanza il punto è questo: combattere la serie C dei problemi democratici (tangentopoli, la partitocrazia, gli inciuci D’Alem-berlusconiani, i patti con le mafie, l’attacco ai giudici di questo o quel politico, le politiche locali dei pretoriani di questo o quel partito ecc.) è certamente cosa utile, non lo nego, ma non crediate che cambierà una sola virgola dei problemi capitali di tutti gli italiani, cioè dei vostri problemi di vita, perché la loro origine è decretata altrove e dal vero Potere. O si comprende questo operando un grande salto di consapevolezza, oppure siamo al muro.
“Un colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile manovra il sistema da lontano. Spesso cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli Stati e si impone ai governi eletti”. Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del 2004.

E’ nell’aria
Come ho detto, sarò specifico, ma si deve comprendere sopra ogni altra cosa che oggi il Potere è prima di tutto un’idea economica. Oggi il vero Potere sta nell’aria, letteralmente dovete immaginare che esiste un essere metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere fiduciosi che il bene gli coli addosso dall’alto dei prescelti. I governi si levino di torno e lascino che ciò accada’.
Alcuni di voi l’avranno riconosciuta, è ancora la vecchia teoria dei Trickle Down Economics di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, cioè il Neoliberismo, cioè la scuola di Chicago, ovvero il purismo del Libero Mercato. Questa idea economica comanda ogni atto del Potere, e di conseguenza la vostra vita, che significa che davvero sta sempre alla base delle azioni dei governi e dei legislatori, degli amministratori e dei datori di lavoro. Quindi essa comanda te, i luoghi in cui vivi, il tuo impiego, la tua salute, le tue finanze, proprio il tuo quotidiano ordinario, non cose astruse e lontane dal tuo vivere. La sua forza sta nel fatto di essere presente da 35 anni in ogni luogo del Potere esattamente come l’aria che esso respira nelle stanze dove esiste. La respirano, cercate di capire questo, gli uomini e le donne di potere, senza sosta, dal momento in cui mettono piede nell’università fino alla morte, poiché la ritrovano nei parlamenti, nei consigli di amministrazione, nelle banche, nelle amministrazioni, ai convegni dove costoro si conoscono e collaborano, ovunque, senza scampo. Ne sono conquistati, ipnotizzati, teleguidati. Il Potere ha creato attorno a quell’idea degli organi potentissimi, che ora vi descrivo, il cui compito è solo quello di metterla in pratica, null’altro. Essi sono quindi la parte fisica del Potere, ma che per comodità chiamiamo il vero Potere.

Primo organo: Il Club
Il primo organo del Potere è il Club, cioè il raggruppamento in posti precisi ed esclusivi dei veri potenti. Chi sono? Sono finanzieri, industriali, ministri, avvocati, intellettuali, militari, politici scelti con cura. Fate attenzione: questo Club non sta mai nei luoghi che noi crediamo siano i luoghi del potere, cioè nei parlamenti, nelle presidenze, nelle magistrature, nei ministeri o nei business. Esso è formato da uomini e da donne provenienti da quei luoghi, ma che si riuniscono sempre all’esterno di essi ed in privato. Come dire: quando quegli uomini e quelle donne siedono nelle istituzioni democratiche sono solo esecutori di atti (leggi, investimenti, tagli…) che erano stati da loro stessi decisi nel Club. Esso assume nomi diversi a seconda del luogo in cui si riunisce. Ad esempio: prende il nome di Commissione Trilaterale se i suoi membri si riuniscono a Washington, a Tokio o a Parigi (ma talvolta in altre capitali UE). I fatti principali della Trilaterale: nasce nel 1973 come gruppo di potenti cittadini americani, europei e giapponesi; dopo soli due anni stila le regole per la distruzione globale delle sinistre e la morte delle democrazie partecipative, realmente avvenute; afferma la supremazia della guida delle elite sulle masse di cittadini che devono essere “apatici” e su altre nazioni; ha 390 membri, fra cui i più noti sono (passato e presente) Henry Kissinger, Jimmy Carter, David Rockefeller, Zbigniev Brzezinski, Giovanni Agnelli, Arrigo Levi, Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alfonso Cortina, Takeshi Watanabe , Ferdinando Salleo; assieme ad accademici (Harvard, Korea University Seoul, Nova University at Lisbon, Bocconi, Princeton University…), governatori di banche (Goldman Sachs, Banque Industrielle et Mobilière Privée, Japan Development Bank, Mediocredito Centrale, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Chase Manhattan Bank, Barclays…) ambasciatori, petrolieri (Royal Dutch Shell, Exxon…), ministri, industriali (Solvay, Mitsubishi Corporation, The Coca Cola co. Texas Instruments, Hewlett-Packard, Caterpillar, Fiat, Dunlop…) fondazioni (Bill & Melinda Gates Foundation, The Brookings Institution, Carnegie Endowment…). Costoro deliberano ogni anno su temi come ‘il sistema monetario’, ‘il governo globale’, ‘dirigere il commercio internazionale’, ‘affrontare l’Iran’, ‘il petrolio’, ‘energia, sicurezza e clima’, ‘rafforzare le istituzioni globali’, ‘gestire il sistema internazionale in futuro’. Cioè tutto, e leggendo i rapporti che stilano si comprende come i loro indirizzi siano divenuti realtà nelle nostre politiche nazionali con una certezza sconcertante.

Quando il Club necessita di maggior riservatezza, si dà appuntamento in luoghi meno visibili dei palazzi delle grandi capitali, e in questo caso prende il nome di Gruppo Bilderberg, dal nome dell’hotel olandese che ne ospitò il primo meeting nel 1954. I fatti principali di questa organizzazione: si tratta in gran parte degli stessi personaggi di cui sopra più molti altri a rotazione, ma con una cruciale differenza poiché a questo Gruppo hanno accesso anche politici o monarchi attualmente in carica, mentre nella Commissione Trilaterale sono di regola ex. Parliamo in ogni caso sempre della stessa stirpe, al punto che fu una costola del Bilderberg a fondare nel 1973 la Commissione Trilaterale. Il Gruppo è però assai più ‘carbonaro’ della Trilaterale, e questo perché la sua originaria specializzazione erano gli affari militari e strategici. Infatti, in esso sono militati diversi segretari generali della NATO e non si prodiga facilmente nel lavoro di lobbistica come invece fa la Commissione. La peculiarità dirompente del Bilderberg è che al suo interno i potenti possono, come dire, levarsi le divise ed essere in libertà, cioè dichiarare ciò che veramente pensano o vorrebbero privi del tutto degli obblighi istituzionali e di ruolo. Precisamente in questo sta il pericolo di ciò che viene discusso nel Gruppo, poiché in esso i desideri più intimi del Potere non trovano neppure quello straccio di freno che l’istituzionalità impone. Da qui la tradizione di mantenere attorno al Bilderberg un alone di segretezza assoluto. I partecipanti sono i soliti noti, fra cui una schiera di italiani in posizioni chiave nell’economia nazionale, cultura e politica. Non li elenco perché non esistendo liste ufficiali si va incontro solo a una ridda di smentite (una lista si trova comunque su Wikipedia). Un fatto non smentibile invece, e assai rilevante, è la cristallina dichiarazione del Viscount Etienne Davignon, che nel 2005 fu presidente del Bilderberg, rilasciata alla BBC: “Agli incontri annuali, abbiamo automaticamente attorno ai nostri tavoli gli internazionalisti… coloro che sostengono l’Organizzazione Mondiale del Commercio, la cooperazione transatlantica e l’integrazione europea.” Cioè: i primatisti del Libero Mercato con potere sovranazionale ( si veda sotto), e i padrini del Trattato di Lisbona, cioè il colpo di Stato europeo con potere sovranazionale che ci ha trasformati in cittadini che verranno governati da burocrati non eletti. Di nuovo, i soliti padroni della nostra vita, che significa decisioni inappellabili su lavoro, previdenza, servizi sociali, tassi dei mutui, costo della vita ecc., prese non a Palazzo Chigi o all’Eliseo, ma a Ginevra o a Brussell o nelle banche centrali, dopo essere state discusse al Bilderberg.
Per darvi un’idea concreta di come questi Club e gli altri organi del Potere siano in realtà un unico blocco che si scambia sempre gli stessi personaggi, vi sottopongo la figura di Peter Sutherland. Costui lo si è trovato a dirigere la British Petroleum , la super banca Goldman Sachs, l’università The London School of Economics (una delle fucine mondiali di ministri dell’economia), ed è stato anche Rappresentante Speciale dell’ONU per l’immigrazione e lo sviluppo, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (secondo organo del Potere), membro della Commissione Europea (il super-governo d’Europa), e ministro della Giustizia d’Irlanda. E, ovviamente, membro sia della Commissione Trilaterale che del Gruppo Bilderberg.

Secondo organo: Il colosso di Ginevra
Si chiama Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nacque nel 1994 ed è più potente di qualsiasi nazione o parlamento. Riunisce 153 Paesi in un’unica sede a Ginevra, dove essi dettano le regole del commercio internazionale, e ciò dicendo capirete che stiamo parlando di praticamente tutta l’economia del mondo produttivo, che lì viene decisa. Cioè fette enormi dei nostri posti di lavoro, di ciò che compriamo, mangiamo, con cui ci curiamo ecc., cose della nostra vita quotidiana, non astratte e lontane. Le decidono loro, e come nel caso della nuova Europa del Trattato di Lisbona, anche al WTO le regole emanate, dette Accordi, sono sovranazionali, cioè più potenti delle leggi nazionali. E come nel caso del Trattato, diviene perciò cruciale che regole così forti siano decise in modo democratico. Nel Trattato non lo sono, e al WTO? Neppure. Infatti la sua organizzazione di voto è falsata dallo strapotere dei soliti Paesi ricchi nel seguente modo: i Paesi poveri o meno sviluppati non posseggono le risorse economiche e il personale qualificato in numeri sufficienti per poter seguire il colossale lavoro di stesura degli Accordi del WTO (27.000 pagine di complicatissima legalità internazionale, 2.000 incontri annui), per cui ne sono tagliati fuori. Chi sta al timone è il cosiddetto gruppo QUAD, formato da Usa, Giappone, Canada ed Europa. Ma l'Europa intera è rappresentata al tavolo delle trattative del WTO dalla Commissione Europea, che nessun cittadino elegge, e per essere ancora più precisi vi dico che in realtà chi decide per tutti noi europei è un numero ancora più ristretto di burocrati: il misterioso Comitato 133 della Commissione, formato da specialisti ancor meno legittimati. La politica italiana di norma firma gli Accordi senza neppure leggerli.
Se un Paese si oppone a una regola del WTO può essere processato da un tribunale al suo interno (Dispute Settlement Body), dotato di poteri enormi. Questo tribunale è formato da tre (sic) individui di estrazione economico-finanziaria, le cui sentenze finali sono inappellabili. Una sentenza del WTO può penalizzare o persino ribaltare le scelte democratiche di milioni di cittadini, anche nei Paesi ricchi. Per esempio, tutta l’Europa è stata condannata a risarcire gli USA con milioni di euro perché si è rifiutata di importare la carne americana agli ormoni. Neppure gli Stati Uniti hanno potere sulle decisioni del WTO. Il presidente Obama, sotto pressione dai cittadini a causa della catastrofe finanziaria dello scorso anno, aveva deciso di imporre nuove regole restrittive delle speculazioni selvagge delle banche (la causa della crisi). Ma gli è stato sbarrato il passo proprio da una regola del WTO, che si chiama Accordo sui Servizi Finanziari, e che sancisce l’esatto contrario, cioè proibisce alla Casa Bianca e al Congresso di regolamentare quelle mega banche. E sapete chi, anni fa, negoziò quell’accordo al WTO? Timothy Geithner, attuale ministro del Tesoro USA, che è uno dei membri del Gruppo Bilderberg. Fa riflettere.

Vi do ancora un’idea rapida del potere del WTO. Gli Accordi che ha partorito:

1) hanno il potere di esautorare le politiche sanitarie di qualunque Paese, incrinando il vecchio Principio di Precauzione che ci tutela dallo scambio di merci pericolose (WTO: Accordo Sanitario- Fitosanitario).

2) tolgono al cittadino la libertà di sapere in quali condizioni sono fatte le merci che acquista e con che criteri sono fatte, inoltre ostacolano l’uso delle etichette a tutela del consumatore (WTO: Accordo Sanitario-Fitosanitario & Accordo Barriere Tecniche al Commercio, con implicazioni sui diritti dei lavoratori e sulla tutela dell'ambiente).

3) impongono ai politici di concedere alle multinazionali estere le stesse condizioni richieste alle aziende nazionali nelle gare d’appalto, a prescindere dalla necessità di favorire l’occupazione nazionale; e minacciano le scelte degli amministratori locali nel caso volessero facilitare l'inserimento di gruppi di lavoratori svantaggiati, poiché tali politiche sono considerate discriminazioni al Libero Mercato (WTO: Accordo Governativo sugli Appalti - Principio del Trattamento Nazionale ecc.).

4) accentrano nelle mani di poche multinazionali i brevetti della maggioranza dei principi attivi e delle piante che si usano per i farmaci o per l'agricoltura, poiché permettono la brevettabilità privata delle forme viventi e tutelano quei brevetti per 20 anni. Inoltre, il fatto che i brevetti siano protetti dal WTO per 20 anni sta alla base anche della mancanza di farmaci salva vita nei Paesi poveri. (WTO: Accordo TRIPS sulla Proprietà Intellettuale).

5) stanno promuovendo a tutto spiano la privatizzazione e l’apertura al Libero Mercato estero di praticamente tutti i servizi alla cittadinanza, anche di quelli essenziali come sanità, acqua, istruzione, assistenza agli anziani ecc., con regole che impediranno di fatto agli amministratori locali la tutela dei cittadini meno abbienti che non possono permettersi servizi privati (WTO: Accordo GATS in fase di negoziazione).
E ricordo, se ce ne fosse bisogno, che questi Accordi sono vincolanti su qualsiasi legge nazionale, esautorando quindi i nostri politici dalla gestione della nostra economia nei capitoli che contano.

Terzo organo: I suggeritori.
Prendete un disegno di legge e un decreto in campo economico, persino una finanziaria. Pensateli nelle mani dei politici che li attuano, e ora immaginate cosa gli sta dietro. Cosa? I ‘suggeritori’. Chi sono? Sono i lobbisti, coloro cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che conti al mondo e che gli ‘suggeriscono’ (spesso dettano) i contenuti delle leggi e dei decreti, ma anche delle linee guida di governo e persino dei programmi delle coalizioni elettorali. Le lobby non sono l’invenzione di fantasiosi perditempo della Rete. Sono istituzioni con nomi e cognomi, con uffici, con budget (colossali) di spesa, dove lavorano i migliori cervelli delle pubbliche relazioni in rappresentanza del vero Potere.
In ordine di potenza di fuoco, vi sono ovviamente le lobbies internazionali, quelle europee e infine quelle italiane. Parto da queste ultime. Va detto subito che nel nostro Paese l’interferenza dei ‘suggeritori’ non ha mai raggiunto i livelli di strapotere degli omologhi americani o europei, il cui operato tuttavia detta legge per contagio anche in casa nostra. Ma nondimeno essa c’è, e non va trascurata, anche perché in Italia esiste un vuoto normativo totale sull’attività delle lobbies: dopo decine di proposte di legge, nessuna di esse è mai approdata alla Gazzetta Ufficiale. I lobbisti italiani sono circa un migliaio, organizzati in diverse aziende fra cui spunta la Reti , fatturato 6 milioni di euro annui e gestione di un ex d’Alemiano di ferro, Claudio Velardi (altri gruppi: Cattaneo Zanetto & co., VM Relazioni Istituzionali, Burson-Marsteller, Beretta-Di Lorenzo & partners…). La proiezione per il futuro dei ‘suggeritori’ italiani è di almeno diecimila unità entro dieci anni, almeno secondo le richieste dei gruppi più noti. In assenza di regole, dunque, le cose funzionano così: si sfrutta la legge berlusconiana per il finanziamento ai partiti che permette finanziamenti occulti alle formazioni politiche fino a 50.000 euro per ciascun donatore, con la possibilità per la lobby di turno di far versare 49.999 euro dal banchiere A, altri 49.999 da sua moglie, altri 49.999 da suo figlio, ecc. all’infinito. In questo modo, con una stima basata sui bilanci passati, si calcola che il denaro sommerso versato alla politica italiana ammonti a diverse decine di milioni di euro all’anno, provenienti dai settori edile, autostradale, metallurgico, sanitario privato, bancario, televisivo, immobiliare fra gli altri. Le ricadute sui cittadini sono poi leggi e regolamenti che vanno a modificare spesso in peggio la nostra economia di vita e di lavoro. Un solo dato che fa riflettere: mentre appare ovvio che le grosse cifre siano spese per i ‘suggerimenti’ ai due maggiori partiti italiani, colpisce che l’UDC si sia intascata in offerte esterne qualcosa come 2.200.000 euro nel 2008, di cui l’80% da un singolo lobbista (l’immobiliarista Caltagirone). Chi di voi pensa ancora che il Potere siano i politici a Roma, pensi alla libertà di Pierferdinando Casini nel legiferare in campo immobiliare, tanto per fare un esempio. Ma non solo: Antonio di Pietro incassa 50.000 euro dalla famiglia Lagostena Bassi, che controlla il mercato delle Tv locali ma che contemporaneamente serve Silvio Berlusconi e foraggia la Lega Nord. Un obolo a fondo perduto? Improbabile. Il Cavaliere poi, non ne parliamo neppure; è fatto noto che il criticatissimo ponte sullo stretto di Messina, con le ricadute che avrà su tutti gli italiani, non è certo figlio delle idee di Berlusconi, piuttosto di tal Marcellino Gavio, titolare del gruppo omonimo e primo in lizza per l’impresa, ma anche primo come finanziamenti al PDL con i 650.000 euro versati l’anno scorso.

I ‘suggeritori’ americani… che dire. Negli USA l’industria delle lobby economiche non è più neppure riconoscibile dal potere politico, veramente non si capisce dove finiscano le prime e dove inizi il secondo. Troppo da raccontare, una storia immensa, che posso però riassumere con alcuni sketch. Lobby del petrolio e amministrazione di George W. Bush, risultato: due guerre illegali e sanguinarie (Iraq e Afghanistan), montagne di morti (oltre 2 milioni), crimini di guerra, l’intera comunità internazionale in pericolo, il prezzo del petrolio alle stelle, di conseguenza il costo della nostra vita alle stelle, ma alle stelle anche i profitti dei petrolieri. Chi ha deciso? Risposta: i membri della sopraccitata lobby del petrolio, che sono Dick Cheney, James Baker III, l’ex della Enron Kenneth Lay, il presidente del Carlyle Group Frank Carlucci, Robert Zoellick, Thomas White, George Schultz, Jack Sheehan, Don Evans, Paul O’Neil; a servizio di Shell, Mobil, Union Carbide, Huntsman, Amoco, Exxon, Alcoa, Conoco, Carlyle, Halliburton, Kellog Brown & Root, Bechtel, e Enron. George W. Bush è il politico più ‘oliato’ nella Storia americana, con, solo dalle casse dei giganti di petrolio e gas, un bottino di oltre 1 milione e settecentomila dollari.
Lobby finanziaria/assicurativa e Barak Obama: nel 2008 crollano le banche USA dopo aver truffato milioni di esseri umani e migliaia di altre banche internazionali, 7 milioni di famiglie americane perdono il lavoro, l’intera economia mondiale va a picco, Italia inclusa. Obama firma un’emorragia di denaro pubblico dopo l’altra per salvare il deretano dei banchieri truffatori e per rianimare l’economia (dai 5 mila miliardi di dollari agli 11 mila secondo le stime), senza che neppure uno di quei gaglioffi finisca in galera. Anzi: il suo governo ha chiamato a ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi personaggi che l’hanno creata. Invece di farli fallire e di impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy Geithner gli hanno offerto una montagna di denaro facile affinché comprino i debiti delle banche fallite. Funziona così: questi delinquenti hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se le cose gli andranno bene, se cioè ritorneranno a guadagnare, si intascheranno tutti i profitti; se invece andranno male, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha messo il governo USA e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano non-recourse loans). E’ il solito “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”. Non solo: il presidente propone nell’estate del 2009 una regolamentazione del settore finanziario che il Washington Post ha deriso definendola “Priva di un’analisi delle cause della crisi… e senza alcun vero controllo sugli hedge funds, gli equity funds, e gli investitori strutturati”, cioè nessun vero limite agli speculatori che causarono la catastrofe. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby finanziarie? Risposta: 38 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?

Poi ci sono i 45 milioni di americani senza assistenza sanitaria. Obama propone una falsa riforma della Sanità per tutelare gli esclusi, ma che, nonostante le sciocchezze scritte dai media italiani, non ha nulla di pubblico ed è un ulteriore regalo ai giganti delle assicurazioni private americane. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby assicurative e sanitarie? Risposta: oltre 20 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?
Washington è invasa ogni santo giorno da qualcosa come 16.000 o 40.000 lobbisti a seconda che siano registrati o meno, la cui percezione del potere che esercitano è cristallina al punto da spingere uno di loro, Robert L. Livingston, a sbottare entusiasta “Ci sono affari senza limiti per noi là fuori!”, mentre dalle finestre del suo ufficio spiava le sedi del Congresso USA.
Ma l’ultimo sketch del potere dei ‘suggeritori’, sempre in ambito americano, è quello delle lobby ebraiche. Qui il dibattito è aperto, fra coloro che sostengono che sono quelle lobby a gestire interamente la politica statunitense nel teatro mediorientale, e coloro che lo negano. Personalmente credo più alla prima ipotesi, ma la sostanza non cambia: di fatto ci troviamo ancora una volta di fronte alla dimostrazione che neppure il governo più potente del mondo può sottrarsi ai condizionamenti del Potere vero. Ecco un paio di illustri esempi: nella primavera del 2002, proprio mentre l’esercito israeliano reinvadeva i Territori Occupati con i consueti massacri indiscriminati di civili, un gruppo di eminenti sostenitori americani d’Israele teneva una conferenza a Washington, dove a rappresentare l’amministrazione di George W. Bush fu invitato l’allora vice ministro della difesa Paul Wolfowitz, noto neoconservatore di estrema destra e aperto sostenitore della nazione ebraica. Lo scomparso Edward Said, professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York e uno degli intellettuali americani più rispettati del ventesimo secolo, ha raccontato un particolare di quell’evento con le seguenti parole: “Wolfowitz fece quello che tutti gli altri avevano fatto – esaltò Israele e gli offrì il suo totale e incondizionato appoggio – ma inaspettatamente durante la sua relazione fece un fugace riferimento alla ‘sofferenza dei palestinesi’. A causa di quella frase fu fischiato così ferocemente e per così a lungo che non potè terminare il suo discorso, abbandonando il podio nella vergogna.” Stiamo parlando di uno dei politici più potenti del terzo millennio, di un uomo con un accesso diretto alla Casa Bianca e che molti accreditano come l’eminenza grigia dietro ogni atto dello stesso ex presidente degli Stati Uniti. Eppure gli bastò sgarrare di tre sole parole nel suo asservimento allo Stato d’Israele per essere umiliato in pubblico e senza timori da chi, evidentemente, conta più di lui nell’America di oggi. Le lobby ebraiche d’America hanno nomi noti: AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), ZOA (Zionist Organization of America), AFSI (Americans for a Safe Israel), CPMAJO (Conference of Presidents of Major American Jewish Organisatios), INEP (Institute for Near East Policy), JDL (Jewish Defense League), B’nai Brith, ADL (Anti Defamation League), AJC (American Jewish Committee), Haddasah. Nei corridoi del Congresso americano possono creare seri grattacapi a Senatori e Deputati indistintamente. Un fronte compatto che secondo lo stesso Edward Said “può distruggere una carriera politica staccando un assegno”, in riferimento alle generose donazioni che quei gruppi elargiscono ai due maggiori partiti d’oltreoceano.

Nel 1992 George Bush senior ebbe l’ardire (e la sconsideratezza) a pochi mesi da una sua possibile rielezione alla Casa Bianca di minacciare Tel Aviv con il blocco di dieci miliardi di dollari in aiuti se non avesse messo un freno agli insediamenti ebraici nei Territori Occupati. Passo falso: gli elettori ebrei americani, che già per tradizione sono propensi al voto Democratico, svanirono davanti ai suoi occhi in seguito alle sollecitazioni delle lobby, e nel conto finale dei voti Bush si trovò con un misero 12% dell’elettorato ebraico contro il 35% che aveva incassato nel 1988. Al contrario, la campagna elettorale del suo rivale Bill Clinton fu invece innaffiata dai lauti finanziamenti proprio di quelle organizzazioni di sostenitori d’Israele, che l’allora presidente aveva in tal modo alienato.
E in ultimo l’Europa, cioè l’Unione Europea. Che alla fine significa Brussell, cioè la Commissione Europea , che è il vero centro decisionale del continente, e che dopo la ratifica del Trattato di Lisbona è divenuta il super governo non eletto di tutti noi, con poteri immensi. A Brussell brulicano dai 15.000 ai 20.000 lobbisti, che spendono un miliardo di euro all’anno per ‘suggerire’ le politiche e le leggi a chi le deve formulare. E come sempre, eccovi i nomi dei maggiori gruppi: Trans Atlantic Business Dialogue (TABD) - European Services Leaders Group (ESLG) – International Chamber of Commerce (ICC) – Investment Network (IN) – European Roundtable of Industrialists (ERT) – Liberalization of Trade in Servicies (LOTIS), European Banking Federation, International Capital Market Association e altri. Il loro strapotere può essere reso dicendovi che per esempio l’Investment Network si riuniva direttamente dentro il palazzo della Commissione Europea a Bruxelles, o che il TABD compilava liste di suoi desideri che consegnava alla Commissione da cui poi pretendeva un resoconto scritto sull’obbedienza a quegli ordini. Le aziende rappresentate sono migliaia, fra cui cito una serie di nomi noti: Fiat e Pirelli, Barilla, Canon e Kodak, Johnson & Johnson, Motorola, Ericsson e Nokia, Time Warner, Rank Xerox e Microsoft, Boeing (che fa anche armi), Dow Chemicals, Danone, Candy, Shell, Microsoft, Hewlett Packard, IBM, Carlsberg, Glaxo, Bayer, Hoffman La Roche , Pfizer, Merck, e poi banche, assicurazioni, investitori…
Mi fermo. Il rischio nel continuare è che si perda di vista il punto capitale, ovvero l’assedio che i lobbisti pongono alla politica. Esso, oltre a dimostrare ancora una volta che il potere reale sta nei primi e non nella seconda, è un vero e proprio attentato alla democrazia. Poiché ha ormai snaturato del tutto il principio costituzionale di ogni nazione civile, secondo cui i rappresentanti eletti devono fare gli interessi delle maggioranze dei cittadini e tutelare le minoranze, non essere gli stuoini delle elite e dei loro ‘suggeritori’.

Quarto organo: Think Tanks
Letteralmente “serbatoi di pensiero” nella traduzione in italiano, le Think Tanks sono esattamente ciò, ovvero fondazioni dove alcuni fra i migliori cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta nell’assunto che apre questa mia trattazione, e cioè che sono le idee a dominare sia la Storia che la politica, e di conseguenza la nostra vita, in particolare l’idea economica. Lewis Powell lo comprese assai bene nel 1971, quando diede il via alla riscossa delle elite e alla fine della democrazia partecipativa dei cittadini (si legga ‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info). Infatti egli scrisse: “C’è una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale”. La parola ‘ideologica’ è la chiave di lettura qui, volendo dire che se le destre economiche ambivano a riconquistare il mondo, se ambivano a sottomettere la politica, cioè a divenire il vero Potere, si dovevano armare di idee in grado di scalzare ogni altro sistema di vita. Ecco che dalle sue parole nacquero le prime Think Tanks, come la Heritage Foundation , il Manhattan Institute, il Cato Institute, o Accuracy in Academe. La loro strategia era semplice: raccogliere denaro da donatori facoltosi, raccattare nelle università i cervelli più brillanti, pomparli di sapere a senso unico, di attestati prestigiosi, e immetterli nel sistema di comando della società infiltrandolo tutto. Per darvi un’idea di che razza di impatto queste Think Tanks sono riuscite ad avere, cito alcuni fatti. Nel solo campo del Libero Mercato, cioè dell’idea economica del vero Potere, ve ne sono oggi 336, piazzate oltre che nei Paesi ricchi anche in nazioni strategiche come l’Argentina e il Brasile, l’Est Europa, l’Africa, l’India, la Cina , le ex repubbliche sovietiche dell’Asia, oltre che in Italia (Adam Smith Soc., CMSS, ICER, Ist. Bruno Leoni, Acton Ist.). Alcune hanno nomi sfacciati, come la Minimal Government , la The Boss , o la Philanthropy Roundtable ; una delle più note e aggressive è l’Adam Smith Institute di Londra, che ostenta un’arroganza di potere tale da vantare come proprio motto questo: “Solo ieri le nostre idee erano considerate sulla soglia della follia. Oggi stanno sulle soglie dei Parlamenti”. Di nuovo, il fatto è sempre lo stesso: la politica è la marionetta, o, al meglio, è il braccio esecutivo del vero Potere. Infatti, l’osservatore attento avrà notato che assai spesso i nostri ministri economici, i nostri banchieri centrali, ma anche presidenti del consiglio (Draghi e Prodi su tutti) si trovano a cene o convegni presso queste fondazioni/Think Tanks, di cui in qualche raro caso i Tg locali danno notizia. In apparenza cerimonie paludate e noiose, in realtà ciò che vi accade è che ministri, banchieri e premier vi si recano per dar conto di ciò che hanno fatto per compiacere all’idea economica del vero Potere. Nel 1982, l’Adam Smith pubblicò il notorio Omega Project, uno studio che ebbe ripercussioni enormi sulla gestione delle nostre vite di lavoratori ordinari, e dove si leggeva che i suoi scopi erano di “fornire un percorso completo per ogni governo basato sui principi di Libero Mercato, minime tasse, minime regolamentazioni per il business e governi più marginali (sic)”. In altre parole tutto ciò che ha già divorato la vita pubblica in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e che sta oggi “sulla soglia del Parlamento” in Italia.

Quinto organo: l’Europa dei burocrati non eletti
Non mi ripeto, poiché questo capitolo è già esaustivamente descritto qui http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=139. Ma ribadisco il punto centrale: dopo la ratifica del “colpo di Stato in Europa” che prende il nome di Trattato di Lisbona, 500 milioni di europei saranno a breve governati da elite di burocrati non eletti secondo principi economici, politici e sociali interamente schierati dalla parte del vero Potere di cui si sta trattando qui, e che nessuno di noi ha potuto scegliere né discutere. Il governo italiano ha ratificato questo obbrobrio giuridico senza fiatare, obbedendo come sempre.

Sesto Organo: il Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali
Era il 16 Settembre del 1992, un mercoledì. Quel giorno un singolo individuo decise di spezzare la schiena alla Gran Bretagna. Si badi bene, non al Burkina Faso, alla Gran Bretagna. E lo fece. George Soros, un investitore e speculatore internazionale, vendette di colpo qualcosa come 10 miliardi di sterline, causando il collasso del valore della moneta inglese che fu così espulsa dal Sistema Monetario Europeo. Soros si intascò oltre 1 miliardo di dollari, ma milioni di inglesi piansero lacrime amare e il governo di Londra ne fu umiliato.
Era l’agosto del 1998, e nel caldo torrido di New York un singolo individuo contemplò il crollo dei mercati mondiali per causa sua. John Meriwether, un investitore e speculatore internazionale, aveva giocato sporco per anni e irretito praticamente tutte le maggiori banche del mondo con 4,6 miliardi di dollari ad alto rischio. La sua compagnia, Long-Term Capital Management, era nota a Wall Street perché i suoi manager si fregiavano del titolo di ‘I padroni dell’universo’, cioè pochi individui ubriachi del proprio potere. Meriwether perse tutto, e i mercati del mondo, che alla fine sono i nostri posti di lavoro, tremarono. La Federal Reserve di New York dovette intervenire in emergenza col solito salvataggio a spese dei contribuenti.
Era l’anno scorso, e in un ufficio londinese dell’assicurazione americana AIG, un singolo individuo, di nuovo un investitore e speculatore internazionale di nome Joseph Cassano, dovette prender su la cornetta del telefono e dire alla Casa Bianca “… ho mandato al diavolo la vostra economia, sorry”. E lo aveva veramente fatto. Questa volta la truffa dei suoi investimenti era di 500 miliardi di dollari, le solite banche internazionali (italiane incluse) vi erano dentro fino al collo con cifre da migliaia di miliardi di dollari a rischio. Panico mondiale, fine del credito al mondo del lavoro di quasi tutto il pianeta e, sul piatto di noi cittadini, ecco servita la crisi economica più pericolosa dal 1929 a oggi. Ovvero le solite lacrime amare, veramente amare, per le famiglie di Toronto come per quelle di Perugia, per quelle di Cincinnati come per quelle di Lione, a Vercelli come a Madrid ecc. Per non parlare degli ultimi della Terra…

Tre storie terribilmente vere, che descrivono chiaro, anzi, chiarissimo, cosa si intende per il ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’, e quale sia il loro sterminato potere nel mondo di oggi. Altro che Tremonti o Confindustria. Nel mondo odierno esiste una comunità di singoli individui privati capaci di movimentare quantità di ricchezze talmente colossali da scardinare in poche ore l’economia di un Paese ricco, o le economie di centinaia di milioni di lavoratori che per esse hanno faticato un’intera vita, cioè famiglie sul lastrico, aziende che chiudono. Le loro decisioni sono come sentenze planetarie. Inappellabili. Si pensi, se è possibile pensare un’enormità simile, che costoro stanno facendo oscillare sul Pianeta qualcosa come 525 mila miliardi di dollari in soli prodotti finanziari ‘derivati’, cioè denaro ad altissimo rischio di bancarotta improvvisa. 525 mila miliardi… Vi offro un termine di paragone per capire: il Prodotto Interno Lordo degli USA è di 14 mila miliardi di dollari. Rende l’idea? L’Italia dipende come qualsiasi altra nazione dagli investitori esteri, per cifre che si aggirano sui 40 miliardi di euro all’anno, cioè più di due finanziarie dello Stato messe assieme. Immaginate se una cifra simile dovesse sparire dalla nostra economia oggi. Nel 2008 è quasi successo, infatti ne sono scomparsi di colpo più della metà (57%) col risultato in termini di perdita di posti di lavoro, precarizzazione, e relativo effetto domino sull’economia di cui ci parla la cronaca. Ripeto: qualcuno che non sta a palazzo Chigi, decide che all’Italia va sottratto il valore di oltre un’intera finanziaria. Così, da un anno all’altro, una cifra pari a tutto quello che lo Stato riesce a spendere per i cittadini gli viene sottratta dal ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’, a capriccio. Questa tirannia del vero Potere prende il nome tecnico di Capital Flight (letteralmente capitali che prendono il volo), ed è interessante constatare il candore con cui il ‘Tribunale’ descrive la pratica: basta leggere Investors.com là dove dice che “Capital Flight è lo spostamento di denaro in cerca di maggiori profitti… cioè flussi enormi di capitali in uscita da un Paese… spesso così enormi da incidere su tutto il sistema finanziario di una nazione”. Peccato che di mezzo ci siano i soliti ingombranti esseri umani a milioni. Oltre al caso italiano, si pensi alla Francia, altro Stato ricco e potente, ma non a sufficienza per sfuggire alle sentenze del ‘Tribunale’, che ha punito l’Eliseo con una fuga di capitali pari a 125 miliardi di dollari per aver legiferato una singola tassa sgradita al business.

Conclusione
Gli organi esecutivi del vero Potere non si limitano a questi sei, vi si potrebbe aggiungere il World Economic Forum, il Codex Alimentarius, l’FMI, il sistema delle Banche Centrali, le multinazionali del farmaco. Ma quelli menzionati sono gli essenziali da conoscere, i primari. Un’ultima brevissima nota va dedicata alle mafie regionali, che sono spesso erroneamente annoverate fra i poteri forti (e non posso purtroppo entrare qui nel perché siano un così caratteristico fenomeno italiano). La lotta ad esse è sacrosanta, ma il potere che gli verrebbe sottratto da una eventuale vittoria della società civile è prima nulla a confronto di quanto illustrato sopra, e in secondo luogo è comunque un potere concessogli da altri. Traffico di droga, prostituzione, traffico d’armi, e riciclaggio di rifiuti tossici sono servizi che le mafie praticano per conto di committenti sempre riconducibili al vero Potere, o perché da esso condizionati oppure perché suoi ingranaggi importanti. Serva qui quanto mostrato nel 1994 dal programma d’inchiesta ‘Panorama’ della BBC, dove un insider della criminalità organizzata britannica si rese disponibile a condurre il reporter nel cuore della “mafia più potente del mondo”, a Londra. L’auto su cui viaggiavano con telecamera nascosta si fermò a destinazione… nel centro della City finanziaria della capitale. Indicando dal finestrino i grattacieli dei giganti del business internazionale, il pentito disse: “Eccoli, stanno tutti lì”. (si pensi che il giro d’affari mondiale delle Cosche è stimato sugli 80 miliardi di dollari, che sono un terzo del giro d’affari di una singola multinazionale del farmaco come la Pfizer )

Se queste mie righe sono state efficaci, a questo punto i lettori dovrebbero volgere lo sguardo a quegli ometti in doppiopetto blu che ballonzolano le sera nei nostri Tg con il prefisso On., o il suffisso PDL, PD, UDC, e dovrebbero averne, non dico pietà, ma almeno vederli per quello che sono: le marionette di un altro Potere. Ma soprattutto, i lettori dovrebbero finalmente poter connettere i punti del puzzle, e aver capito da dove vengono in realtà i problemi capitali della nostra vita di cittadini, o addirittura i drammi quotidiani che tante famiglie di lavoratori patiscono, cioè chi li decise, chi li decide oggi e come si chiamano costoro. Da qui una semplice considerazione: se vi sta a cuore la democrazia, la giustizia sociale, e la vostra economia quotidiana di lavoro e di servizi essenziali alla persona, allora dovete colpire chi veramente opera per sottrarceli, cioè il vero Potere. Ci si organizzi per svelarlo al grande pubblico e per finalmente bloccarlo. Ora lo conoscete, e soprattutto ora sapete che razza di macchina micidiale, immensa e possente esso è. Risulta ovvio da ciò che gli attuali metodi di lotta dei Movimenti sono pietosamente inadeguati, infantili chimere, fuochi di paglia, che mai un singolo attimo hanno impensierito quel vero Potere. Di conseguenza lancio un appello ancora una volta:

VA COMPRESO CHE PER ARGINARE UN TITANO DI QUELLA POSTA L’UNICA SPERANZA E’ OPPORGLI UN’ORGANIZZAZIONE DI ATTIVISTI E DI COMUNICATORI ECCEZIONALMENTE COMPATTA, FINANZIATA, FERRATA, DISCIPLINATA, SU TUTTO IL TERRITORIO, AL LAVORO SEMPRE, IMPLACABILE, NEI LUOGHI DELLA GENTE COMUNE, PER ANNI.
(http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=153)
Altra speranza non c’è, sempre che ancora esista una speranza.

Le fonti principali di questo articolo:
Trilateralism, Holly Skalar, South End Press, 1980.
Who pulls the strings? John Ronson, The Guardian, 10 marzo 2001
Inside the secretive Bilderberg Group, BBC News, 29 settembre 2005,
Shadowy Bilderberg group meet in Greece — and here’s their address, Timesonline, 14 maggio 2009
The Council on Foreign Relations and the Center for Preventive Action, Michael Baker, 6 marzo 2008, Znet
WTO, materiale tratto da: l’inchiesta I Globalizzatori, Report RAI 3, 09/06/2000, di Paolo Barnard, http://www.report.rai.it – Public Citizen: Trade Watch, USA – The Transnational Institute, Amsterdam, Olanda – The World Trade Organization: The Marrakech Treaty – Corporate Europe Observatory, Amsterdam, Olanda – The Economic Policy Institute, Washington DC, USA – Friends of the Earth, Bruxelles, Belgio – Corporate Watch, USA – Oxfam UK – Global Policy Forum Europe, Bonn, Germania – Institute for Policy Studies USA– et al., e da studi di autori fra cui: Joseph Stiglitz, Jeff Faux, Noam Chomsky, Greg Palast, Susan George, Richard W. Behan, Alexandra Wandel, Peter Rosset, Dean Baker, Barry Coates et al.
Master in Public Affairs, Lobbying e Relazioni Istituzionali, presso l'università LUMSA di Roma, testi del prof. Franco Spicciariello.
Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, Il Tesoro della Casta, L'Espresso 16/03/09
Roberto Mania, Il Potere Opaco che Governa l’Italia, La Repubblica 02/03/09
Paolo Barnard, ‘Primarie, Partito Democratico, legge sul conflitto d’interessi’, Golem del Sole 24 Ore, 2007
Big Oil Protects its Interests, The Center for Public Integrity, July 15, 2004
JOHN M. BRODER, Oil and Gas Aid Bush Bid For President, New Yor Times, June 23, 2000
Jeffrey H. Birnbaum, The Road to Riches Is Called K Street, Washington Post, June 22, 2005
Federal Election Commission data released electronically on Monday, October 27, 2008.
http://www.zmag.org/znet/viewArticle/19603
ROBERT KUTTNER & MICHAEL HUDSON, Democracy Now 13 Feb 2009
Paolo Barnard, ‘Perché ci Odiano’, Rizzoli BUR, 2006.
Paolo Barnard, ‘Per Un Mondo Migliore’, http://www.paolobarnard.info, 2004
Corporate Europe Observatory, Financial Lobbies - A Guided Tour of the Brussels EU Quarter, 23 September 2009
Paolo Barnard, ‘Ecco come morimmo’, http://www.paolobarnard.info, 2009
Free Market Think Tank Links, Atlas Economic Research Foundation ~ 1201 L St. NW Washington , DC
Financial services industry lobby groups listed on EC lobbying register, 9 March 2009, Corporate Europe Observatory
The Adam Smith Institute, The Omega Project, by Norman Chapman et al. from research conducted for the Adam Smith Institute.
I Globalizzatori, di Paolo Barnard, Report RAI 3, 09/06/2000
Paolo Barnard, ‘Lo spaventapasseri e la vera catastrofe’, http://www.paolobarnard.info, 2009
Crollano gli investimenti esteri, In Italia -57 per cento - Sole 24 Ore, 17 settembre 2009
World Investment Prospects Survey, UNCTAD, 2009-2011
The Washington Post, New Money Flee France and its Wealth Tax, July 16, 2006

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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3239 Messaggio da Husker_Du »

Mr. G ha scritto:IL DOCUMENTO SEGRETO DELLA BCE: RIDURRE GLI STIPENDI PUBBLICI
Che la BCE decida per un governo che non lo sa fare e' indubbio. Le cose richiesto sono assolutamente normali vista la situazione, anche il toccare le pensioni che il buon Bossi (e quindi Tremonti) non vuole toccare.

Ora vediamo chi verra' messo come banchiere centrale. Un uomo d'esperienza e d'azienda come Saccomanni o l'amico di Tremonti, Grilli.

Avere Grilli come banchiere centrale credo sarebbe deleterio.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3240 Messaggio da }}Tristan »

Le disparità malattia d'Occidente
di Carlo De Benedetti

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Già anni fa Paul Kennedy coglieva nell'accentuarsi delle diseguaglianze uno dei possibili segnali del declino della potenza americana. Lo storico è stato tra i primi a leggere lo spostamento dell'asse del mondo dall'Occidente ai Paesi emergenti, dalla Cina al Brasile. E lo ha fatto attraverso i dati sociali, ancor prima che quelli economici o politici.

Quella sua intuizione oggi sta trovando una conferma che va al di là delle sue stesse previsioni. Ci deve atterrire il gap crescente che si sta affermando nelle nostre società tra chi ha moltissimo e chi ha molto poco. Un differenziale che si tocca con mano nel viaggiare tra Europa e Stati Uniti. E che trova un riscontro drammatico nei numeri. Mai, negli ultimi 50 anni, così tanti americani hanno vissuto in povertà come oggi.

Nel 2010 oltre 46 milioni di cittadini Usa sono finiti sotto la soglia di povertà. Il tasso di povertà è così cresciuto al 15,1%, il più alto dal 1993, un punto in più rispetto all'anno precedente. Nello stesso tempo le famiglie che guadagnano più di 100mila dollari sono cresciute. Il Financial Times ha parlato di un effetto a due velocità della crisi, con i più ricchi che mantengono la loro capacità di spesa mentre un numero crescente di cittadini cade in povertà.

Sempre negli Stati Uniti oggi l'1% della popolazione americana detiene il 40% della ricchezza dell'intera nazione. Il numero di americani senza assicurazione sanitaria è cresciuto nell'ultimo anno di circa un milione a 49,9 milioni. E il dato più impressionante è che circa un quarto dei bambini americani oggi vivono in povertà.

Sono proprio le nazioni appartenenti al G-8, secondo un rapporto pubblicato quest'anno dell'Ocse, quelle dove le diseguaglianze sono aumentate di più. In testa alla classifica troviamo gli Stati Uniti seguiti a ruota dall'Italia, il Regno Unito, la Spagna e il Canada, a metà strada ci sono la Francia e la Germania, mentre i Paesi "virtuosi" sono Svezia e Danimarca.

In Italia sempre, nel 2011, il 10% delle famiglie più ricche detiene il 45% della ricchezza complessiva. Negli ultimi dieci anni, mentre il reddito pro capite italiano scendeva dal 117% del reddito medio europeo al 100%, l'indice di diseguaglianza è salito dal 4,8 al 5,5: cioè il 20% di italiani più ricchi dispone di un reddito 5,5 volte più elevato di quello del 20% di italiani più poveri.

Sono cifre che non possono lasciare indifferenti. Qui c'è davvero qualcosa che si è rotto nelle nostre società. Si pone drammaticamente, innanzitutto, una questione di giustizia sociale. E mi chiedo dov'è la politica su questo. Dov'è la sinistra innanzitutto, che è nata e cresciuta all'inizio del secolo scorso proprio sulla questione sociale. Ma non è un problema che può riguardare solo la sinistra, e tanto meno un problema che rimanda solo al valore di una società più giusta.


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[Scopri]Spoiler
Alexis de Tocqueville partì proprio da qui per celebrare la vitalità della società americana. "Fra le cose nuove che attirarono la mia attenzione - esordisce nella sua Democrazia in America - una soprattutto mi colpì assai profondamente e cioè l'uguaglianza delle condizioni. Facilmente potei constatare che essa esercita un'influenza straordinaria sul cammino delle società, dà un certo indirizzo allo spirito pubblico e una certa linea alle leggi, suggerisce nuove massime ai governanti e particolari abitudini ai governati".

Siamo alle radici stesse delle nostre società liberali e della continua ascesa, nel benessere, che esse ci hanno garantito. Perciò quei dati sulle nuove differenze devono preoccupare noi tutti, destra e sinistra, ricchi e poveri. È in gioco, in quelle cifre, il futuro stesso delle nostre società occidentali. Comunità dove va aumentando il differenziale tra i tanti che hanno poco e i pochi che hanno molto sono realtà declinanti, economicamente e socialmente malate.

L'ascesa dei meno abbienti verso il ceto medio e il progressivo affermarsi di quest'ultimo a discapito delle estreme della gerarchia sociale è stato per decenni l'elemento più vitale delle nostre società. La nostra affermazione nel mondo è stata proprio legata a quest'ascensore sociale, che dava dinamismo, forza, proiezione verso il futuro.

È anche la storia d'Italia del Novecento. Del boom economico e delle conquiste sociali. Ricordo mio nonno. Faceva l'avvocato ad Asti. Fece sette figli, una ragazza e sei maschi. E a tutti i maschi riuscì a far prendere la laurea. Era una persona che si era fatta con i propri studi e il proprio lavoro. Era ceto medio. E sentiva il futuro nel proprio lavoro. Dov'è oggi il futuro del ceto medio? L'Istat, il Censis, ci dicono che quella classe intermedia vede il proprio destino scivolare verso il passato e affida ai propri figli anni incerti e declinanti.

Il ceto medio va sempre più schiacciandosi verso la parte bassa della società, l'ascensore sociale è di fatto bloccato, il merito è sempre meno un possibile fattore di ascesa e di rinnovamento tra i ceti. Carlo Carboni, che ha studiato questi fenomeni, ha scritto: "Il ceto medio è andato in crisi in tutto il vecchio mondo occidentale, trascinando con sé declino di fiducia e di stabilità; mentre la creazione del ceto medio tra i new competitors è fonte di nuovo consenso, di partecipazione al progetto di crescita. In breve, il sogno della società di ceto medio è evaporato negli Usa come in Italia e, ovunque, si segnala la ripresa delle disuguaglianze socioeconomiche".

Ecco un buon tema da affrontare per la politica di oggi, debole e disorientata dalla mancanza di consenso. Un tema da cultura politica sinceramente liberaldemocratica. Perché è proprio contro la ricchezza diseguale, contro le disparità che si perpetuano e si allargano, che la cultura liberale lanciò oltre due secoli la sua sfida facendo da infrastruttura ideologica della borghesia, come classe media, in ascesa.

Come non vedere questa sfida anche nelle scelte che ci aspettano nelle prossime settimane in Italia. Eppure la nostra politica si contraddistingue per la paura di prendere solo in considerazione un'imposta sulla ricchezza fissa, sui patrimoni, che permetta di alleggerire le imposte sul lavoro e l'impresa; per la soggezione della maggioranza davanti alle corporazioni professionali che impediscono una vera liberalizzazione nel settore delle professioni. Finanche sulla questione dell'età pensionabile si cela la miope difesa di un vero e proprio privilegio generazionale ai danni dei più deboli, giovani e pensionati sociali.

Cronache italiane, queste ultime. Ma c'è un'agenda della politica dell'intera Europa da rivedere. Non è un caso se lo stesso Economist, bibbia del liberismo, sottolinea come sia venuto il momento di tassare ricchezze che "sono cresciute in modo sproporzionato in questi anni di globalizzazione". Non si tratta di dare la caccia ai ricchi, come titola il settimanale in copertina. Ma almeno di "spostare il peso della tassazione dai redditi e dagli investimenti alla proprietà", in modo da "raccogliere di più dai ricchi senza indebolire la predisposizione a rischiare e a investire".

Solo così potremo uscire dalle secche della più difficile crisi economica dal '29. Ma in questa capacità di ripristinare il dinamismo sociale, una possibilità di ascesa da parte di chi ha a meno, c'è una sfida anche più grande.

Per Tocqueville in quel dinamismo verso l'eguaglianza c'era il segno "della divina protezione" verso le società. Forse non è più il caso di guardare oltre i cieli, ma di certo le nostre società occidentali potranno reggere l'impatto della globalizzazione e dell'ascesa dei giganti asiatici solo se sapranno recuperare il gusto e l'ambizione del dinamismo e della giustizia sociale.
"Date un briciolo di potere a un idiota e avrete creato un tiranno" - Sir Winston Churchill

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