Helmut ha scritto:repeat ha scritto:Bisogna mettere un freno a tutto questo. Cambiare rotta. Tornare indietro, se è il caso, salvando ciò che c'è di buono e buttando nel cesso tutto il resto.
Proposte...???

Idee alternative concrete e possibilmente realizzabili
nell'arco dell'esistenza degli attuali viventi sarebbero gradite.
NB ti pregherei di non rispondermi la Società Socialista o il Consumo Critico, altrimenti sono costretto, mio malgrado, a interrompere il nostro civile confronto con un sonoro pernacchione.

Questo non è un punto assolutamente fondamentale, per come la vedo io. Sono cosciente del fatto che una rivoluzione o una svolta epocale ha bisogno di un periodo di tempo per realizzarsi.
La mia idea di base è che dobbiamo abolire il concetto di "profitto" e di accumulazione di ricchezza. Un uomo non ha bisogno di accumulare ricchezza. Se qualcuno accumula ricchezza, vuol dire che qualcun altro, da qualche altra parte, si sta impoverendo. E questo per me è ingiusto. Ed è anche poco intelligente, perché non si capisce per quale motivo, se ci sono due polli a disposizione, consentiamo ad un uomo di averne due e all'altro zero. Un pollo per uno e mangiano entrambi.
Di cosa abbiamo veramente bisogno, Helmut?
Abbiamo bisogno di vivere, di mangiare, di stare bene, di essere felici, di pensare, di godere delle cose belle della vita e della natura.
Non abbiamo bisogno di essere avidi, per esempio, e quindi di avere più di qualcun altro. O di accumulare ricchezze e profitti all'infinito (che poi saremo per forza costretti a lasciare ad altri). Non abbiamo bisogno di farci la guerra, per esempio. Così come non abbiamo bisogno per forza di litigare e di arrivare alle mani, avendo il dono della parola e del ragionamento.
Non abbiamo bisogno di sfruttare gli altri, perché potremmo semplicemente ottenere le stesse cose collaborando. Non abbiamo neppure bisogno di gente che ci comanda o che ci dice cosa fare.
Abbiamo bisogno di "liberarci". Tutti: ricchi e poveri, bianchi e neri, uomini e donne.
E arriviamo al punto.
INTERDIPENDENZA. Collaborazione. Distribuzione equa delle risorse. Mutualità. Salvaguardia dell'ambiente. Ricerca tecnologica.
Questa è la chiave di volta. Usare il progresso a nostro vantaggio e non a vantaggio del PIL.
Ecco, il PIL, ad esempio, è un concetto che dovrebbe proprio sparire dai nostri vocabolari e dalle nostre menti.
Il PIL non vuol dire nulla. Dentro il PIL c'è la guerra, il terremoto, il petrolio che inquina, la malattia che non si cura e che costa.
Ovvio, è una costruzione lenta. Un mondo completamente diverso non si crea dall'oggi al domani. Dobbiamo, innanzi tutto, capire che tocca a noi decidere di riappropriarci del pianeta. E già questo è difficile da ottenere, perché larga parte dell'umanità è schiavizzata dal potere economico o da altre sovrastrutture altrettanto pericolose. Però è così: tocca a noi fare questa "rivoluzione". Tocca a noi capire che il mondo può essere più bello e più giusto. Tocca a noi capire che le guerre servono solo a chi ci deve guadagnare e non agli uomini che ci vanno a morire. Tocca a noi capire che il lavoro è un diritto di tutti e che bisogna creare le condizioni perché tutti lavorino, non per essere schiavizzati all'interno di un sistema che tende a sfruttarli ma per avere qualcosa di utile da fare per la comunità. Il lavoro, quindi, inteso come SERVIZIO per tutti. Ognuno SERVE. E quindi è giusto che a tutti sia dato la possibilità di servire e di rendersi utile. Interdipendenza, appunto.
Abbiamo già la tecnologia per fare cose meravigliose. Ti dico di più: se non ci fosse di mezzo il profitto, già adesso, con quella tecnologia o con le conoscenze che abbiamo, potremmo fare di più! Pensa alle malattie per le quali non si vuole trovare la cura definitiva perché, poi, all'interno di questa logica, una malattia curata non produrrebbe più profitti (e quindi PIL). Oppure pensa al petrolio, che continuiamo ad estrarre e a produrre, non tanto perché ci serve, ma perché è una fonte di reddito fondamentale per chi la detiene. E così via.
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.