Husker_Du ha scritto:repeat ha scritto:
Tornare indietro, se è il caso... per andare avanti finalmente nella direzione giusta. E per giusta intendo sostenibile (per il pianeta), equa (per chi lo abita) e intelligente (perché finalmente torneremmo ad occuparci di noi e di quel che siamo e rappresentiamo in questa vita e non del modo in cui dobbiamo fare i soldi per averne più degli altri).
Magari mi sbaglio, eh. O sono semplicemente un illuso o un idealista. Ma preferisco avere un'illusione o un ideale più alto, piuttosto che credere che il mondo è così e non si può far niente per cambiarlo. Neppure immaginarlo diverso.
Tu dici cose sensate, ma come affermi sono molto ideali, il che non e' sbagliato in se. Il problema e' sempre come implementare certe soluzioni.
Tuttavia vorrei dire una cosa sulla parola equita'. Equita' nelle condizioni inziali, nel senso che tutto devono avere un ammontare simile di risorse con cui partire oppure equita' nei risultati, vale a dire che tutti dovrebbero ottenere un ammontare simile di risorse dal proprio sforzo lavorativo?
Se pensi al comunismo reale idealmente avresti tutti e due. Tuttavia questo distorce gli incentivi della gente. Non importa se io sono piu' bravo e piu' produttivo di te, alla fine otteniamo la stessa cosa. Quindi perche' dovrei sbattermi e lavorare sodo se poi alla fine ottengo la stessa cosa comunque?
Questo in soldoni e' il motivo per cui il comunismo sovietico e' imploso. La distorsione degli incentivi era tale che era diventata una macchina burocratica enorme ed improduttiva. Se ci pensi la stessa cosa accade nell'impiego pubblico etc. etc.
Quindi, va bene parlare di equita', ma occorre fare attenzione. Come parola e' molto bella ma un sistema equo (nel senso di distribuzione equa delle risorse tra i componenti di una societa') non e' affatto detto sia il migliore.
Per finire, in teoria economica c'e' molto lavoro su cio' che si chiama Mechanism Design. L'idea e' l'inverso di teoria dei giochi. In teoria dei giochi si studia come gli agenti si comportano dato un insieme di regole note a tutti i partecipanti. In Mechanism Design si fa il contrario: visto che voglio ottenere un certo risultato (ad esempio un'allocazione equa delle risorse dei patecipanti) quali regole del gioco mi permettono di ottenerlo.
La cosa secondo me e' interessante perche' va nella direzione di come disegnare i mercati e quindi le istituzioni economiche. La teoria e' complicata ma ci vedo cose interessanti che possono andare nelle direzioni che tu auspichi in un certo senso, ad esempio come disegnare mercati dove gli agenti potrebbero guardare non solo al profitto (basta disegnare ed implementare i giusti incentivi).
Io non ho le idee chiarissime, Husker. Lavoro di fantasia. Provo ad uscire da questo tunnel. Immagino un modello differente, come dicevo prima. Mi mancano, purtroppo, gli strumenti e le conoscenze teoriche e tecniche per spiegare come potrebbe funzionare un mondo sganciato dalla logica del profitto. Ammetto i miei limiti.
Ad ogni modo, nel sistema che io immagino tutti dovrebbero fare il massimo sforzo (il lavoro, nel mio caso, è inteso come servizio) per produrre quel che serve alla collettività (famiglia - città - nazione - europa - mondo) affinchè a tutti non manchi nulla o quasi. E' una specie di economia pianificata che tiene conto delle risorse del pianeta, del rispetto che gli dobbiamo (anche perché dobbiamo lasciarlo ai nostri figli e nipoti) e dei bisogni essenziali da soddisfare. Un modello di società, cioè, che superando la logica del profitto faccia in modo che non ci siano più situazioni come quelle che vediamo adesso, con gente che guadagna 1 miliardo al minuto e gente che è costretta a sopravvivere con 2 dollari al giorno. A volte mi chiedo che senso abbia tutto questo? Perché dobbiamo volere un mondo così?
Se ci pensi, il nostro è già un mondo globalizzato. Il mercato è unico. Dunque, non faremmo alcuna fatica ad immaginare un unico protagonista sulla scena: noi. Noi popolo, noi cittadini, noi uomini. Noi - nel senso di noi tutti! - con i nostri bisogni, la nostra voglia di vivere e di goderci il mondo. Non noi multinazionali, noi governi, noi profittatori, noi ideologie, noi religioni.
La mia "equità" è quindi un'equità di possibilità, di trattamento e di standard. Una specie di utilità uguale, non so come spiegarlo. L'abolizione di ogni discriminazione e differenza sociale.
Se il lavoro è di tutti, e tutti lavoriamo e produciamo beni e servizi, tutti siamo allora utili e indispensabili allo stesso modo: servendo la comunità.
Abbiamo tante cose da imparare dalla natura e dal regno animale. Una di queste è che dipendiamo gli uni dagli altri; che abbiamo assolutamente bisogno l'uno dell'altro per renderci la vita più facile, non per ricreare l'inferno su questa terra.
Mi rendo perfettamente conto che detta così sembra una bella favola o una predichetta buonista, ma questo è perché abbiamo smesso tutti di sognare un'umanità migliore e diversa. Ci siamo consegnati, anima e corpo, al demonio dell'avidità. Il denaro, il profitto, la ricchezza, l'egoismo. Questi "valori" portano alla catastrofe e alla autodistruzione. Occorre sostituirli. Possibilmente in fretta...
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.