Husker_Du ha scritto:
Sarebbe bellissimo se funzionasse come dici tu, ma purtroppo non e' cosi'.
Se ci pensi, se la ricetta fosse cosi' semplice, l'adotterebbero tutti e tutti monetizzerebbero il debito anziche' emettere titoli sul mercato. Li dai alla banca centrale in cambio di soldi stampati di fresco.
Ora, quasi tutti i paesi del mondo non lo fanno (tranne alcuni ovv.), perche'? Perche' non lo sanno che possono farlo? O perche' sanno che la ricetta non e' cosi' valida?
Purtroppo e' la seconda. L'aumento della massa monetaria crea un aumento 1 a 1 con i prezzi (semplicemente perche' tutti i prezzi sono valutati in moneta) nel lungo periodo. Quindi la moneta, come dicono gli economisti, e' neutrale. Non puo' avere effetti reali. Quindi il PIL nominale aumenta, ma il PIL reale non cambiera' affatto.
Quindi il tuo esempio che dal punto di vista teorico puo' anche funzionare, dal tuo punto di vista, non puo' realizzarsi.
Per vedere cio' ti metto due grafici con evidenza empirica (ora io non credo molto all'evidenza empirica in generale, ma in questo caso i risultati sono sempre consistenti, nel senso che hai lo stesso risultato, independentemente dal campione usato). Il primo e' la relazione tra tasso di crescita della moneta (stampare moneta) ed inflazione per diversi paesi. Paesi che stampano piu' moneta velocemente hanno piu' inflazione:
Il secondo e' la relazione tra crescita della moneta e PIL reale. Se la moneta e' neutrale, il grafico dovrebbe essere una linea orizzontale:
La spiegazione per tutto cio' e' abbastanza semplice ed e' legata ad una cosa chimata Teoria Quantitativa della Moneta.
Innanzi tutto, GRAZIE! Davvero, hai non solo il dono della
pazienza (e immagino quanto ce ne voglia per spiegare queste cose a chi, come me, non ha studiato questa scienza e si sta appassionando solo adesso a determinate dinamiche dell'economia) ma anche quello della
chiarezza.
Sulla seconda parte della tua risposta (quella che ho tagliato, cioè) approfondirò in seguito, preferendo concentrarmi adesso su questa.
La
Teoria Quantitativa della Moneta - leggo su Wikipedia - è una teoria (appunto) secondo la quale il valore nominale dei prezzi e delle spese è correlato alla quantità di moneta circolante. Secondo questa teoria, quindi,
la quantità di moneta disponibile determina il valore stesso della moneta.
Senza conoscerla, c'ero arrivato persino io!

Nel senso che mi sembra assolutamente logica... persino intuitiva. E non ti sarà sfuggito, infatti, che nel mio esempio, alla fine del ciclo, io ritiravo tutta la moneta che avevo stampato e chi era servita solo per avviare quel ciclo dei consumi. Soprattutto da quando la moneta ha perso il suo valore intrinseco (non stiamo più parlando dei Fiorini d'oro, ma di banconote fatte di carta, sopra le quali è impresso un valore nominale) è ancora più logica questa teoria. Questi biglietti hanno "corso legale", come si dice. Oggi la riserva valutaria delle principali banche internazionali è costituita essenzialmente di banconote a corso legale. E la riserva valutaria per eccellenza del mondo intero è il dollaro.
E fin qui ci siamo.
I prezzi delle merci, quindi, dipendono dalla moneta circolanti: più ne circola (e più velocemente circola), più sarà alta l'inflazione.
Se così è, non comprendo la differenza fra fare circolare (nel proprio sistema-paese) 100 banconote provenienti da un altro sistema-paese (da quel signor Otto Marken che sta ad Amburgo di cui ti parlavo) oppure 100 banconote provenienti dalla tua zecca. Sempre di 100 banconote in più stiamo parlando. Nel caso del prestito dovrò restituirne OBBLIGATORIAMENTE, poniamo, 105; nel caso le avessi stampate potrei decidere di ritirarne 100 o solo 95, tornando al livello di circolazione precedente.
Stampare moneta, nella mia interpretazione, non significa automaticamente stamparne all'infinito o quanta ne vuoi.
E' la dose che fa il veleno, diceva Paracelso.
Al di là dei grafici e delle leggi economiche, stampare moneta o farsela prestare è un fatto politico. Un fatto di convenienza, cioè, e di opportunità. Si tratta di capire a chi conviene e si tratta di valutare l'eventuale danno. E si tratta anche di mettere nel conto che se tu RINUNCI a stampare la moneta
ti precludi comunque una possibilità.
(Nel mio esempio, io parlavo della possibilità che uno Stato POSSA stampare tutta la moneta che gli serve o possa stamparne anche solo una parte, attingendo al credito per la restante)
Vediamo qual è il "danno" della moneta-debito.
Il danno è, per esempio, che quest'anno pagheremo qualcosa come 80 miliardi di euro di soli interessi sul debito!
Una cifra allucinante. Ed è ancora più allucinante se pensiamo che più della metà di quella cifra andrà ai creditori esteri.
Un altro danno della moneta-debito (soprattutto nel caso dell'euro) è che ti impedisce, come nella situazione attuale, di fare politiche di bilancio anti-cicliche. Siamo in crisi ma non possiamo nè investire nè spendere perché i soldi non sono i nostri. E nemmeno ce li possiamo far prestare perché dobbiamo tenere i conti in ordine e avere, anzi, un surplus di bilancio per le ragioni giustissime che mi hai spiegato in precedenza e sulle quali sono d'accordo.
Come se ne esce?
Non possiamo svalutare e non possiamo stampare moneta, ok... e però abbiamo un tasso d'inflazione superiore a quello della Germania (lo abbiamo sempre avuto, anche prima dell'euro: era un dato OGGETTIVO e STORICO che conoscevamo benissimo, ma che si è fatto finta di ignorare); quindi i loro prezzi sono più competitivi e questo si riverbera sulla bilancia dei pagamenti, che sarà per forza negativa per noi e positiva per loro... senza che questo, però, si traduca in una rivalutazione della loro moneta (che, guarda caso, è la stessa che usiamo anche noi), consentendoci di guadagnare competitività, secondo la legge della domanda e dell'offerta. E tutto questo sbocca necessariamente sul debito estero, che infatti continua ad aumentare ed è più che raddoppiato da quando siamo entrati nell'euro.
Nell'attesa che un miracolo ci venga a salvare - visto che non abbiamo soldi da investire in niente - applichiamo l'unica politica di bilancio che ci resta: l'austerità. Tagli, tasse e ancora tagli. E anche le aziende si devono adattare: tagli al personale e abbattimento dei salari. Questo si traduce, per forza, in un calo della domanda interna. I teorici dell'inflazione bassa saranno contenti, un po' meno i milioni di disoccupati e sottoccupati del paese.
In pratica, quando siamo entrati nell'euro, siamo stati messi di fronte all'alternativa fra svalutare la nostra moneta oppure tagliare i salari e lo Stato Sociale, e abbiamo scelto quest'ultima. In questo si sta traducendo l'euro. Credo che molti italiani avrebbero preferito di gran lunga svalutare la lira, come era già stato fatto in passato, ogni volta che le condizioni lo rendevano necessario.
Magari sbaglio, eh... ma personalmente penso sempre che sia meglio avere un lavoro in un paese ad alta inflazione, piuttosto che non averne affatto (o averne uno saltuario e pagato poco) in un paese a bassa inflazione.
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(spero di non aver scritto troppe cazzate. Nel caso, perdonami.)

La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.