Certo, ma per fare cio' hai bisogno dei dindini. Bello combattere la poverta', ma senza soldi non la si fa.tiffany rayne ha scritto: Ecco questo dovrebbe essere il compito primario della Chiesa. Dovrebbe essere cosi scontato che non bisognerebbe solo farlo per onorare San Francesco. Il quale mi dicono che prima della conversione era un bel brighella e sciupafemmine.
IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
L'ideale sarebbe combattere anche un sistema che produce i poveri, non solo assisterli. L'ideale.
Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
La cosiddetta terza via. Da intendersi come dottrina sociale, o meglio morale, non come ideologia.
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
La poverta' e' condizione necessaria per lo sviluppo.tiffany rayne ha scritto:L'ideale sarebbe combattere anche un sistema che produce i poveri, non solo assisterli. L'ideale.
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
Mica sempre, il povero non consuma. Con una distribuzione piu' equa della ricchezza ci sarebbe piu' sviluppo.
Ma può darsi che ti riferisci al fatto che sono serviti i poveri nel terzo mondo per fare sviluppare le società capitalistiche odierne. Su questo sono d'accordo.
Ma può darsi che ti riferisci al fatto che sono serviti i poveri nel terzo mondo per fare sviluppare le società capitalistiche odierne. Su questo sono d'accordo.
Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
...degli altri.Husker_Du ha scritto:La poverta' e' condizione necessaria per lo sviluppo.tiffany rayne ha scritto:L'ideale sarebbe combattere anche un sistema che produce i poveri, non solo assisterli. L'ideale.
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
ma se ne han piene le bancheHusker_Du ha scritto: Certo, ma per fare cio' hai bisogno dei dindini. Bello combattere la poverta', ma senza soldi non la si fa.
e magari dessero via un po' di palazzi e super-immobili
Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
e la politica a che serve?tiffany rayne ha scritto:L'ideale sarebbe combattere anche un sistema che produce i poveri, non solo assisterli. L'ideale.
o deve fare tutto la Chiesa?
laici del mondo ndosiete?

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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
Il pauperismo francescano non attiene all'economia politica ma ad una scelta esistenziale. Il povero (anche di spirito) in senso francescano è colui che sceglie tale condizione come presupposto evangelico per un percorso di vita, non chi la subisce. Cacciari recentemente ha proposto per questa seconda sterminata categoria la denominazione di non aventi.Husker_Du ha scritto:Certo, ma per fare cio' hai bisogno dei dindini. Bello combattere la poverta', ma senza soldi non la si fa.tiffany rayne ha scritto: Ecco questo dovrebbe essere il compito primario della Chiesa. Dovrebbe essere cosi scontato che non bisognerebbe solo farlo per onorare San Francesco. Il quale mi dicono che prima della conversione era un bel brighella e sciupafemmine.
Dei non aventi deve farsi carico il mondo economico e la Chiesa dei Poveri esserne stimolo e supporto.
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
Caro Zio la Chiesa Cattolica ha fatto e fa politica, non prendiamoci in giro. Direi anzi che è la sua occupazione principale da parecchi secoli, specie qui nel belpaese.
Infatti Mussolini la riteneva in Italia la sua avversaria piu' pericolosa (molto piu' dei comunisti) e per questo fece i Patti Lateranensi. Non parliamo poi delle scomuniche e degli anatemi verso i comunisti italiani e l'appoggio dato sempre attivamente alla DC, queste sono scelte politiche.
Infatti Mussolini la riteneva in Italia la sua avversaria piu' pericolosa (molto piu' dei comunisti) e per questo fece i Patti Lateranensi. Non parliamo poi delle scomuniche e degli anatemi verso i comunisti italiani e l'appoggio dato sempre attivamente alla DC, queste sono scelte politiche.
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
fonte: http://www.huffingtonpost.it/2013/03/13 ... 65770.htmlUna volta condotto nella stanza delle Lacrime, infatti, la sala dove il neo Papa lascia una volta per tutte i panni del cardinale per mettere la veste bianca, Francesco avrebbe rifiutato con convinzione di indossare la mozzetta di velluto bordata di ermellino e la croce d'oro. "Questa la mette lei", avrebbe detto Papa Francesco con piglio deciso al maestro delle Celebrazioni liturgiche, monsignor Guido Marini. "Io mi tengo questa, la croce di quando sono divenuto vescovo, una croce di ferro".
Sono solo segni, e parole. Ma hanno un peso.
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
http://www.today.it/cronaca/jorge-bergo ... ntina.html
Jorge Bergoglio e il suo passato vicino alla dittatura argentina
Il lato oscuro di Jorge Mario Bergoglio: "Colluso con la dittatura argentina"
Il nuovo Papa in una scheda fortemente critica sul suo passato. Era il 2006 quando il sito di Don Vitaliano della Sala, 'prete no global', ricostruì le macchie di chi oggi è chiamato a guidare la Chiesa Cattolica
Jorge Bergoglio e il suo passato vicino alla dittatura argentina
„
"Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati, nel 2005, nel conclave Vaticano che ha scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila persone".
Inizia così un lungo articolo pubblicato sul sito del prete 'no global' Don Vitaliano della Sala, la scheda sul "passato oscuro" di chi, a distanza di 8 anni, è il nuovo Papa.
"Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, sono racchiuse nel libro L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente".
"I fatti riferiti da Verbitsky. Nei primi anni Settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita, divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro".
Jorge Bergoglio e il suo passato vicino alla dittatura argentina
„
"Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati. Innanzitutto li escluse dalla Compagnia di Gesù senza nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione “sovversivo”, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano".
"Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte a un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti che confermano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine a ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento a un episodio specifico: nel 1979 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta. Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma”. Poi termina dicendo che la fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso all’istanza. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino e il cardinale, durante i quali quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo ruolo. “Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché non ho mai creduto che lo fossero"".
"Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuso nell’Esma. In un’intervista rilasciata a Verbistky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma dopo la partenza dall’Argentina: “Padre Gavigna, segretario generale dei gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in quell’occasione – Era un colombiano che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che secondo il governo eravamo stati catturati dalle Forze armate perché i nostri superiori ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero. Chiesi a Gavigna di mettermelo per iscritto e lo fece”. Nel libro, inoltre, Verbistky spiega come Bergoglio, durante la dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di ferro, un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome di una formazione rumena sviluppatasi fra gli anni Venti e i Trenta del Novecento, legata al nazionalsocialismo. Secondo il giornalista, l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse collegata a un’associazione privata controllata dalla Guardia di ferro. Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. “Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio”, incalza Verbitsky. “Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo".
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Il lato oscuro di Jorge Mario Bergoglio: "Colluso con la dittatura argentina"
Il nuovo Papa in una scheda fortemente critica sul suo passato. Era il 2006 quando il sito di Don Vitaliano della Sala, 'prete no global', ricostruì le macchie di chi oggi è chiamato a guidare la Chiesa Cattolica
Jorge Bergoglio e il suo passato vicino alla dittatura argentina
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"Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati, nel 2005, nel conclave Vaticano che ha scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila persone".
Inizia così un lungo articolo pubblicato sul sito del prete 'no global' Don Vitaliano della Sala, la scheda sul "passato oscuro" di chi, a distanza di 8 anni, è il nuovo Papa.
"Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, sono racchiuse nel libro L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente".
"I fatti riferiti da Verbitsky. Nei primi anni Settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita, divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro".
Jorge Bergoglio e il suo passato vicino alla dittatura argentina
„
"Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati. Innanzitutto li escluse dalla Compagnia di Gesù senza nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione “sovversivo”, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano".
"Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte a un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti che confermano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine a ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento a un episodio specifico: nel 1979 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta. Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma”. Poi termina dicendo che la fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso all’istanza. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino e il cardinale, durante i quali quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo ruolo. “Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché non ho mai creduto che lo fossero"".
"Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuso nell’Esma. In un’intervista rilasciata a Verbistky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma dopo la partenza dall’Argentina: “Padre Gavigna, segretario generale dei gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in quell’occasione – Era un colombiano che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che secondo il governo eravamo stati catturati dalle Forze armate perché i nostri superiori ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero. Chiesi a Gavigna di mettermelo per iscritto e lo fece”. Nel libro, inoltre, Verbistky spiega come Bergoglio, durante la dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di ferro, un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome di una formazione rumena sviluppatasi fra gli anni Venti e i Trenta del Novecento, legata al nazionalsocialismo. Secondo il giornalista, l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse collegata a un’associazione privata controllata dalla Guardia di ferro. Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. “Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio”, incalza Verbitsky. “Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo".
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
Non solo quello tiff. C'e' una regolarita' empirica nella distribuzione del reddito, nota come Kuznets curve, che spiega come durante lo sviluppo economico di un dato paese la diseguaglianza del reddito deve aumentare per poi dimunuire con l'aumento del reddito.tiffany rayne ha scritto:Mica sempre, il povero non consuma. Con una distribuzione piu' equa della ricchezza ci sarebbe piu' sviluppo.
Ma può darsi che ti riferisci al fatto che sono serviti i poveri nel terzo mondo per fare sviluppare le società capitalistiche odierne. Su questo sono d'accordo.
Quindi la poverta' e' necessaria affinche' ci sia crescita del reddito futuro. Se cio' non avviene, ad esempio in una societa' in cui il reddito prodotto e' diviso in parti uguali tra tutti i cittadini, non ci sono gli incentivi corretti per produrre maggiore reddito e quindi non c'e' sviluppo.
ps Il povero consuma in termini relativi maggiormente del ricco. Il motivo e' molto semplice, il povero non ha nessun incentivo a risparmiare. Il ricco quindi ha una propensione marginale al consumo minore di un povero. Questo per la precisione.
Ultima modifica di Husker_Du il 14/03/2013, 17:33, modificato 1 volta in totale.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
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Re: IL PAPA, IL FORUM E LA MORALE
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/v ... 8237.shtml
ROMA - Un atteggiamento controverso verso la dittatura militare in Argentina, che sterminò migliaia di persone, soprattutto oppositori politici: è questa l'ombra che grava sul neo pontefice argentino Jorge Bergoglio. Un'ombra che ha accompagnato negli anni l'ex cardinale di Buenos Aires e che lui stesso ha cercato in più occasioni di dissolvere, senza mai riuscirci completamente. Dopo la nomina a pontefice sul web sono circolate vecchie foto che lo ritraggono accanto a Jorge Rafael Videla, l'autore del golpe del 1976. Mentre diversi media hanno riproposto le tesi sul ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, racchiuse nel libro “L'isola del Silenzio” del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che analizza il ruolo della Chiesa nel periodo piu tragico del Paese sudamericano.
Nel libro-intervista “Il gesuita”, pubblicato nel 2010 dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, Bergoglio non si sottrae ad interrogativi e sospetti affermando che negli anni della dittatura argentina, «la Chiesa, come tutta la società, ha conosciuto quanto successe poco a poco. All'inizio non ne era cosciente». «Immagino la disperazione di quelle donne che cercavano in tutti i modi i propri figli e si trovavano di fronte al cinismo delle autorità che le trascinavano da una parte e dall'altra», ricorda. «All'inizio sapevamo poco, o niente, lo abbiamo saputo solo gradualmente», aggiunge l'ex presidente della conferenza episcopale argentina, riferendosi proprio ai tanti desaparecidos e all'orrore degli anni della dittatura militare.
Episodi chiave. Il ruolo di Bergoglio rimane pieno di punti non chiariti anche in un episodio successivo alla caduta del regime. Secondo alcune fonti, nel 1983, con il ritorno della democrazia, l'allora cardinale cercò di far liberare dei sacerdoti che lavoravano nelle bidonville di Buenos Aires e che erano stati sequestrati dai militari. Altre fonti e inchieste giornalistiche sostengono invece che fu proprio Bergoglio a denunciare alle autorità i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, attivi nella bidonville del Bajo Flores della capitale. Una testimone di quel procedimento, Maria Elena Funes - anch'essa rapita - ha dichiarato che Yorio e Jalics vennero sequestrati dopo che Bergoglio «tolse loro la propria protezione». Nel “Gesuita” il neo pontefice smentisce totalmente questa ricostruzione precisando di non aver voluto che i due sacerdoti «rimanessero senza protezione». Sia Yorio sia Jalics vennero dopo qualche tempo liberati: anzitutto perché i militari «non riuscirono ad accusarli ma anche perché - ricostruisce Bergoglio - ci siamo mossi come pazzi» proprio per ottenere il loro rilascio. «Ho iniziato a muovermi» per la loro liberazione «fin dalla notte stessa in cui ho saputo del sequestro», aggiunge Bergoglio, ricordando inoltre che proprio a causa del sequestro incontrò due volte Jorge Rafael Videla, e l'ammiraglio Emilio Massera, tra gli aguzzini più feroci della giunta militare.
ROMA - Un atteggiamento controverso verso la dittatura militare in Argentina, che sterminò migliaia di persone, soprattutto oppositori politici: è questa l'ombra che grava sul neo pontefice argentino Jorge Bergoglio. Un'ombra che ha accompagnato negli anni l'ex cardinale di Buenos Aires e che lui stesso ha cercato in più occasioni di dissolvere, senza mai riuscirci completamente. Dopo la nomina a pontefice sul web sono circolate vecchie foto che lo ritraggono accanto a Jorge Rafael Videla, l'autore del golpe del 1976. Mentre diversi media hanno riproposto le tesi sul ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, racchiuse nel libro “L'isola del Silenzio” del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che analizza il ruolo della Chiesa nel periodo piu tragico del Paese sudamericano.
Nel libro-intervista “Il gesuita”, pubblicato nel 2010 dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, Bergoglio non si sottrae ad interrogativi e sospetti affermando che negli anni della dittatura argentina, «la Chiesa, come tutta la società, ha conosciuto quanto successe poco a poco. All'inizio non ne era cosciente». «Immagino la disperazione di quelle donne che cercavano in tutti i modi i propri figli e si trovavano di fronte al cinismo delle autorità che le trascinavano da una parte e dall'altra», ricorda. «All'inizio sapevamo poco, o niente, lo abbiamo saputo solo gradualmente», aggiunge l'ex presidente della conferenza episcopale argentina, riferendosi proprio ai tanti desaparecidos e all'orrore degli anni della dittatura militare.
Episodi chiave. Il ruolo di Bergoglio rimane pieno di punti non chiariti anche in un episodio successivo alla caduta del regime. Secondo alcune fonti, nel 1983, con il ritorno della democrazia, l'allora cardinale cercò di far liberare dei sacerdoti che lavoravano nelle bidonville di Buenos Aires e che erano stati sequestrati dai militari. Altre fonti e inchieste giornalistiche sostengono invece che fu proprio Bergoglio a denunciare alle autorità i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, attivi nella bidonville del Bajo Flores della capitale. Una testimone di quel procedimento, Maria Elena Funes - anch'essa rapita - ha dichiarato che Yorio e Jalics vennero sequestrati dopo che Bergoglio «tolse loro la propria protezione». Nel “Gesuita” il neo pontefice smentisce totalmente questa ricostruzione precisando di non aver voluto che i due sacerdoti «rimanessero senza protezione». Sia Yorio sia Jalics vennero dopo qualche tempo liberati: anzitutto perché i militari «non riuscirono ad accusarli ma anche perché - ricostruisce Bergoglio - ci siamo mossi come pazzi» proprio per ottenere il loro rilascio. «Ho iniziato a muovermi» per la loro liberazione «fin dalla notte stessa in cui ho saputo del sequestro», aggiunge Bergoglio, ricordando inoltre che proprio a causa del sequestro incontrò due volte Jorge Rafael Videla, e l'ammiraglio Emilio Massera, tra gli aguzzini più feroci della giunta militare.