Grazie Pontellino!
Ma a proposto di:
"Come al solito attendiamo fiduciosi gli esaustivi retroscena del preparatissimo badabing sulle protagoniste di questo numero: Sabine Kunst, Eva Honecker, Gisela Metzner, Liselotte Niemann e Nadja Brausse!"
Eh, magari! Anche all’epoca me lo chiedevo — dato che in questo numero e in quello successivo, “Amburgo di fuoco per Supersex”, l’ambientazione si era trasferita ad Amburgo (all’epoca un centro tedesco del porno — e poi, buona parte dell’equipe di fotografia, stando alle
credits, sembra fosse tedesca) e le attrici erano, sembra, locali. Ma mentre le facce delle quattro ragazze nei riquadri piccoli (Eva Honecker, Gisela Metzner, Liselotte Niemann, Nadja Brausse – nomi che non si trovano altrove, dunque probabilmente inventate all’occasione) erano innegabilmente tedesche, la donna con Pontello, Sabine Kunst, sembra invece una francese d.o.c. – e sono quasi certo d’averla vista da qualche altra parte (un film? Un loop? Fotoromanzo porno? Mah…). Idem dicasi della biondina dai cappelli corti, Liselotte Niemann: in quale altra rivista o film l’avrò vista? Madonna, la memoria…. Maledetta la vecchiaia...
Una cosa che contraddistingue quei due numeri “tedeschi” era la richiesta, da parte della produzione, di mostrare numerose sborrate. In questo numero se ne contano ben
10 di venute, tutte apparentemente vere, sebbene alcune poco più di una spruzzatina di poche gocce (se fossero state finte sarebbero state invece copiose fino all’implausibile) – Pontello l’hanno proprio spremuto come un limone in quei due episodi! Invece nei numeri fotografati in Francia non disdegnavano di tanto in tanto o la finzione (dando l’urlo d’obbligo “Ifix chen chen” nel fumettino ma senza mostrarci nulla) oppure la sborrata d’inganno … A proposito della quale, in una divertente intervista alla televisione francese del 1987 (in occasione dell’uscita del suo libro Moi la scandaleuse), Brigitte Lahaie dava la ricetta della sperma finta (dicendo pure, in altra sede, che non solo aveva un gusto migliore, ma che era pure nutriente!

). Per i curiosi, la ricetta, secondo l’intervista, richiedeva “due cucchiaini da caffè di latte concentrato Nestlé (a questo punto dell’intervista Brigitte commentava “Io preferivo il latte zuccherato ma alcune attrici invece no, perché temevano d’ingrassare”

), un bianco d’uovo (“Ma evitare di includere il tuorlo perché altrimenti gli spettatori penserebbero che l’attore avesse qualche malattia”) e un pizzico di zucchero a velo (“Per legare il tutto e renderlo più cremoso”). Infine “Sbattere il miscuglio con una forchetta” e consiglia “e servire tutto subito, prima che s’afflosci”

. Impagabile!
Devo confessare però che questo numero mi aveva colpito all’epoca (e tutt’ora) anche per un altro motivo: Sì, le femmine sono tutte belle o almeno molto carine; sì, c’è abbondante anal; e sì, ci sono dialoghi stupendamente divertenti (a partire dallo spassoso “Faccia pure i suoi schizzi, io farò i miei” alla pagina 16

) e perfino surreali (Pontello violenta le donne – come altrimenti definire l’uso del “fluido erotico” per poterle trombare contro la loro volontà? — ma continua a darle del “Lei”?

). Ma al di là di tutto questo, vediamo anche una gloriosa muscle car americana d’epoca: una Pontiac Firebird del 1976.
Già in due numeri precedenti si era vista una rara Chevrolet Corvette del 1966 (la quale figura sia in una scena con Arlette Colonna sia ancora in una con Karine Gambier). Qui troviamo una Pontiac che, se fosse con equipaggiamento top, avrebbe avuto un motore V8 da 7.5 litri il quale, a secondo della tipologia, poteva sviluppare una potenza fino a 290 cavalli (220 kW). E un motore così era quasi d’obbligo perché, di là della velocità e della fenomenale rapidità di accelerazione (per delle auto “di serie”), all’epoca (prima dell’uso diffuso di materiali più leggeri nella carrozzeria) queste “muscle cars” di Detroit anni ’70 erano dei cari armati (il modello SD-455 della Trans Am pesava 1.750 kg!). Ovviamente tale potenza era un po’ ridicola in un paese (gli USA) dove la velocità massima autostradale agli inizi degli anni ’70 era di 110 km/h (120 in alcuni stati), poi ridotta a 90 km/h a livello nazionale verso la fine degli anno ’70 per ridurre consumi ed inquinamento — questo in un paese dove c’era letteralmente un auto della polizia stradale nascosto dietro ogni cespuglio. Immagino invece la gioia di un acquirente tedesco che poteva portare la sua Trans Am sull’Autobahn senza limita di velocità!
Ma alla di là della velocità, anche solo entrando piano e furtivo come una tigre nel parcheggio di un night, il borbottio ferale di quei motori era un afrodisiaco pazzesco. Venivano chiamati “pussy magnets” (“calamite di fiche”) a buon ragione e posso attestare (modestamente) della loro efficacia. Anche per questo era consigliabile ordinare sedili ricoperti di materiale impermeabile. (D’altra parte, avevo solo 20 anni quando ho comprato una muscle car – usatissima e d’occasione, s’intende – e dunque anche l’età non guasta. Invece un 50enne che girava in una Corvette o simile, doveva comunque sbandierare un portafoglio bello gonfio oppure non concludeva nulla – mentre a vent’anni, la fica arriva gratis

. Bei tempi.)
Occhei, adesso smetto. Siamo qui per parlare di prosa e di donne straordinarie. (Ma come diceva un mio zio, “confronta un’auto sportiva di 50 anni con una donna della stessa età – la macchina è ancora un piacere da guardare”

!)