Darnton, R., Libri proibiti. Pornografia,
satira e utopia all'origine della Rivoluzione francese, Mondadori
Le Rivoluzione francese non è stata solo l'improvvisa sostituzione dell'assolutismo monarchico con la democrazia repubblicana, ma è stata soprattutto un gigantesco rinnovamento dei costumi e delle idee: dalla morale sessuale alla fede in Dio e nella Chiesa, dai rapporti tra le classi sociali all'atteggiamento nei confronti della tecnica e dell'industria. Gli storici hanno finora attribuito il merito, o la responsabilità , di questo mutamento agli Illuministi e ai loro libri. L'autore intende dimostrare che il terreno per il grande cambiamento delle idee e dei costumi è stato preparato non tanto dai libri colti, ma dalla assai più popolare e diffusa letteratura libertina, pornografica e satirica, dissacratrice del Re, di Dio e della Chiesa.
Non è un caso allora che la parola comunsimo compaia per la prima volta in Restif de la Bretonne, prolifico scrittore libertino alla De Sade - seppure leggermente precedente, mi sembra.
Il romanzo del Subcomandante Marcos
«Soltanto sesso. Per la causa» àˆ a caccia di fondi: «Nel 2010 il Messico esploderà »
CITTà€ DEL MESSICO " Una goccia di sudore traspare da una fessura del famigerato passamontagna nero. Il più osannato ribelle (vivente) dell'America Latina deve sentire caldo, ma concedersi un bicchier d'acqua vorrebbe dire sfilarsi la maschera. Impossibile. Si accontenta di uno sbuffo della sua pipa, e di un oggetto di discussione che gli sta a cuore.
«Il mio nuovo libro uscirà in giugno», annuncia soddisfatto il subcomandante Marcos. «Non c'è alcun riferimento alla politica, stavolta. Soltanto sesso. Pura pornografia». Sin da quando, quel 1Ëšgennaio 1994, Marcos guidó l'Esercito zapatista di liberazione nazionale oltre i confini della giungla del Chiapas, nel Sud del Messico, un cà´tè letterario è andato arricchendo il personaggio rivoluzionario. Tutto inizió con le poetiche dichiarazioni sui diritti degli indios Maya. Di lì, dopo il periodo del pungente sarcasmo e delle contumelie scatologiche, è approdato al più di recente romanzo giallo, ove egli tratteggia la figura del detective ribelle.
Oggi, persino la sua immaginazione erotica è stata aggiogata, quale potenziale fonte d'introiti, alla causa zapatista. «Sono certo che andrà a ruba, basta che riempiamo la copertina di "vietato ai minori di..."». Marcos aggiunge, tuttavia, che la sua prossima fatica letteraria sarà un saggio di teoria politica, dove analizzerà le forze che, a suo dire, stanno spingendo il Messico verso la rivolta sociale. Dalle comunità indigene spodestate e impotenti dinanzi alla costruzione di nuove dighe e all'agribusiness che distrugge le loro terre, ai venditori ambulanti banditi dai marciapiedi della capitale per fare spazio ai magnati del commercio al dettaglio " afferma " tutti i poveri e i diseredati del Paese sono prossimi al punto di saturazione.
Ex marxistaleninista ortodosso, poi convertitosi a guru del movimento anti globalizzazione, Marcos non è un indigeno. Ma presagisce che il potere occulto dell'anno 2010 " quando ricorrerà il 200Ëšanniversario della Guerra d'indipendenza e il 100Ëšdella Rivoluzione messicana " accenderà le micce scaturite dal piano Usa per il rafforzamento della frontiera comune, che ha privato milioni di persone della possibilità di spostarsi a Nord alla ricerca di un lavoro. «Il Messico si trasformerà in una pentola a pressione " chiosa " e, puó credermi, esploderà ». Sostiene Marcos che i politici, i media e persino i più zelanti accademici di sinistra messicani sono ignari della radicalizzazione che, ai suoi occhi, ribolle appena sotto la superficie. Nè " sottolinea " essi immaginavano, tredici anni or sono, che l'apparentemente remissiva popolazione indigena del Chiapas fosse sull'orlo di una rivolta armata. Non che la ribellione zapatista rispecchiasse lo stereotipo tradizionale dello scontro armato «macho» latino-americano, nè che Marcos avesse mai agito o parlato alla stregua dei leader rivoluzionari nel resto del mondo. Anche il «sub» che spicca sul suo appellativo " mirato a evocare un'improbabile subordinazione a un Consiglio di comandanti indigeni " ha sovvertito il concetto di disciplina militare in voga nella gran parte degli eserciti di guerriglia.