opere letterarie e pornografia
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opere letterarie e pornografia
Tempo fa c'era un topic sugli scrittori italiani e la pornografia. Sarei interessato ad aprirne uno più ampio che abbracci più campo. In quali opere letterarie ci sono riferimenti originali e non moralistici e nè pittoreschi alla pornografia ? Ricordo un Money di Martin Amis...
Se la mia professoressa di fisica fosse uscita con me a 17 anni e me l'avesse data, non sarei il pervertito che oggi sono diventato.
abbamo entrambi la Mangano nell'avatar!
Comunque mi riferisco ai riferimenti alla pornografia come industria e insieme (film, attori, registi) non descrizioni di amplessi.
Comunque mi riferisco ai riferimenti alla pornografia come industria e insieme (film, attori, registi) non descrizioni di amplessi.
Se la mia professoressa di fisica fosse uscita con me a 17 anni e me l'avesse data, non sarei il pervertito che oggi sono diventato.
- breglia
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Cmq nel testo di Gino Frezza, 'Fino all'ultimo film - l'evoluzione dei generi nel cinema -' , ed.Riuniti, c'è un saggio di una decina di pagine intitolato 'Corpi, sesso, sguardi' di Bruno DiMartino, dedicato al porno. Viene analizzato come linguaggio cinematogr. e apparato industriale.
Non è letteratura, cmq se ti interessa posso riportarti i testi citati nelle note.
Non è letteratura, cmq se ti interessa posso riportarti i testi citati nelle note.
Si e' RISO AMARO.SuSEr ha scritto:Non riesco a veder bene la foto, è "Riso amaro"? (secondo me veramente un film orribile - Mangano esclusa).ronsard ha scritto:abbamo entrambi la Mangano nell'avatar!
Comunque mi riferisco ai riferimenti alla pornografia come industria e insieme (film, attori, registi) non descrizioni di amplessi.
- Kirth_Gersen
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sai l'editore ?Kirth_Gersen ha scritto:E' uscito di recente un bel libro che racconta la vita di Moana Pozzi.
Titolo: Moana
se è quello uscito per Mondadori a cura di Marco Giusti è una cagata. Sono tutte le sue interviste montate e qualche foto qua e là .
Se la mia professoressa di fisica fosse uscita con me a 17 anni e me l'avesse data, non sarei il pervertito che oggi sono diventato.
Corriere della Sera, 9.1.2005
I misfatti di un pornografo in rivolta
Derek Raymond fu un uomo inquieto e in siderale antitesi alle convenzioni. Non rimase fermo mai fino al giorno della morte, avvenuta a Londra nel 1994. Rifiutó la famiglia e l’educazione a cui la sua nobile schatta lo destinava, tanto da dedicarsi ovunque si trovasse - Marocco, Spagna, Turchia, Italia o Stati Uniti - a lavori in molto casi (e per uno come lui) assurdi, dal riciclaggio di auto all’insegnamento, dall’autista di taxi al commercio di materiale pornografico.
Fu una creatura in perenne rivolta, e un simile bagaglio di esperienze egli riuscì a trasferirlo, moltiplicate al cubo, nei suoi noir, da E morì a occhi aperti ad Aprile è il più crudele dei mesi, da Come vivono i morti a Il mio nome era Dora Suarez, tutti pubblicati in Italia da Meridiano Zero che ora ha mandato in libreria Atti privati in luoghi pubblici.
Nerissimo e crudo, senza fronzoli, con una scrittura che non ha tempo da perdere: ecco, detto in sintesi, il sentimento stilistico che regna nelle opere di Raymond che, qui, racconta una storia ambientata alla fine degli anni ’60, a Soho. Qualcosa ci suggerisce che Viper e Mendip abbiano qualcosa di autobiografico e siano anzi uno specchio deformante dell’autore, almeno per ció che riguarda l’atteggiamento di ripulsa verso la nobile famiglia cui appartengono. Disprezzano il loro mondo e ne vengono ricambiati con la stessa moneta, insieme alle cugine Lydia (attrice di film hard e incline alla prostituzione) e Beatrice, militante comunista. Cosa accade se un gruppo così bizzarro si riunisce agli altezzosi parenti per un weekend in una lussuosa villa di campagna? E’ meglio non farsi illusioni. Il cortocircuito è assicurato, insieme a un manicomio di crimini e misfatti. La tensione crescente non impedisce a Raymond di sfoggiare la sua bravura di fustigatore di una società che non sopporta e che ormai vede ridotta alla frutta. Mentre lì, sotto quel tetto, nessuno è propriamente ció che si dice scisso da stranezze o, piuttosto, innocente. Reazionari e rivoluzionari, divisi e uniti nella lotta, aspettano l’ultima parola ovvero il compimento del loro destino.
I misfatti di un pornografo in rivolta
Derek Raymond fu un uomo inquieto e in siderale antitesi alle convenzioni. Non rimase fermo mai fino al giorno della morte, avvenuta a Londra nel 1994. Rifiutó la famiglia e l’educazione a cui la sua nobile schatta lo destinava, tanto da dedicarsi ovunque si trovasse - Marocco, Spagna, Turchia, Italia o Stati Uniti - a lavori in molto casi (e per uno come lui) assurdi, dal riciclaggio di auto all’insegnamento, dall’autista di taxi al commercio di materiale pornografico.
Fu una creatura in perenne rivolta, e un simile bagaglio di esperienze egli riuscì a trasferirlo, moltiplicate al cubo, nei suoi noir, da E morì a occhi aperti ad Aprile è il più crudele dei mesi, da Come vivono i morti a Il mio nome era Dora Suarez, tutti pubblicati in Italia da Meridiano Zero che ora ha mandato in libreria Atti privati in luoghi pubblici.
Nerissimo e crudo, senza fronzoli, con una scrittura che non ha tempo da perdere: ecco, detto in sintesi, il sentimento stilistico che regna nelle opere di Raymond che, qui, racconta una storia ambientata alla fine degli anni ’60, a Soho. Qualcosa ci suggerisce che Viper e Mendip abbiano qualcosa di autobiografico e siano anzi uno specchio deformante dell’autore, almeno per ció che riguarda l’atteggiamento di ripulsa verso la nobile famiglia cui appartengono. Disprezzano il loro mondo e ne vengono ricambiati con la stessa moneta, insieme alle cugine Lydia (attrice di film hard e incline alla prostituzione) e Beatrice, militante comunista. Cosa accade se un gruppo così bizzarro si riunisce agli altezzosi parenti per un weekend in una lussuosa villa di campagna? E’ meglio non farsi illusioni. Il cortocircuito è assicurato, insieme a un manicomio di crimini e misfatti. La tensione crescente non impedisce a Raymond di sfoggiare la sua bravura di fustigatore di una società che non sopporta e che ormai vede ridotta alla frutta. Mentre lì, sotto quel tetto, nessuno è propriamente ció che si dice scisso da stranezze o, piuttosto, innocente. Reazionari e rivoluzionari, divisi e uniti nella lotta, aspettano l’ultima parola ovvero il compimento del loro destino.