ot- ricapitoliamo la strategia antiterroristica
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ot- ricapitoliamo la strategia antiterroristica
1) un gruppo terroristico fa un attentato
io invece di cercare il gruppo terroristico
2) bombardo un paese facendo miliaia di vittime innocenti
così ovviamente non ettengo di
3) annientare il gruppo terroristico
ma invece riesco a
4) aumentare a dismisura il seguito che quel gruppo puó avere nella gente
questo vuol dire che
5) questi nuovi seguaci potranno fare altri attentati
direi che è una strategia geniale!
io invece di cercare il gruppo terroristico
2) bombardo un paese facendo miliaia di vittime innocenti
così ovviamente non ettengo di
3) annientare il gruppo terroristico
ma invece riesco a
4) aumentare a dismisura il seguito che quel gruppo puó avere nella gente
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Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
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il 15% sono terroristi, il restante è formato da simpatizzanti....Super Zeta ha scritto:Solo il 15%?bellavista ha scritto:drugà , ho appena letto su un altro forum che: "da una indagine il 15% della popolazione islamica è terrorista"
che cosa vuoi rispondere a certe cazzate?![]()
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Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
Re: ot- ricapitoliamo la strategia antiterroristica
Grandissimo Bellavista !!!!!bellavista ha scritto:1) un gruppo terroristico fa un attentato
io invece di cercare il gruppo terroristico
2) bombardo un paese facendo miliaia di vittime innocenti
così ovviamente non ettengo di
3) annientare il gruppo terroristico
ma invece riesco a
4) aumentare a dismisura il seguito che quel gruppo puó avere nella gente
questo vuol dire che
5) questi nuovi seguaci potranno fare altri attentati
direi che è una strategia geniale!




















Beh, questo esprime il livello mentale degli americani... E di Blair...
Bush no, lui espande i suoi possedimenti di petrolio e i ricavi dalle industrie delle armi.
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E beh, si siam dei bastardi. Da ora, per essere dei giusti dovremo:
1: porre in atto misure più severe nel controllo dell'abbigliamento femminile e dei "comportamenti portatori di corruzione morale" (Mahmoud Ahmadinejad)
2: controllare la diffusione di canzoni non ritenute consono all'islam (Mahmoud Ahmadinejad)
PS: quello sopra è il nuovo capoccia dell'Iran, non un terrorista (o si ? )
3: rifiutare il sangue degli infedeli: durante il terremoto avvenuto in Turchia nel 1999, il Ministro della Sanità , Osman Durmus, aveva rifiutato il sangue di donatori stranieri, dichiarando che non voleva inquinare il sangue dei feriti col sangue di infedeli.
4: Tre anni fa, lo stesso Durmus introdusse una legge per imporre la verginità alle ragazze che vogliono frequentare le scuole superiori statali per diventare infermiere o ostetriche, obbligandole a subire un esame ginecologico, appunto per comprovare la loro "purezza". La legge raccapricciante provocó non pochi suicidi fra le ragazze che subirono l'intrusione del loro corpo oltre della loro privacy. Come se non bastasse, credo che ricordiamo tutti l'episodio che fece scalpore quest'estate, quando, al mare ad Izmir, per via delle leggi islamiche che non permettono alle donne di portare un costume da bagno, alcune ragazze fecero il bagno vestite da capo a piedi. Appesantite dai vestiti bagnati, le ragazze, poi, non riuscirono a rimanere a galla. Sempre per via delle leggi islamiche che non permettono ai maschi di toccare le femmine, il loro "imam" impedì alle ragazze di essere soccorse dai ragazzi, perchè «al solo toccarle avrebbero commesso un atto impuro» e quindi furono lasciate morire annegate!
5: ARABIA SAUDITA
Tortura, espulsioni, decapitazioni e lapidazioni sono materia di tribunali specializzati, ma sopravvivono anche in questo paese che continua voler rimanere un interlocutore privilegiato dell'occidente.
L'USO INDISCRIMINATO DELLA TORTURA - L'Arabia Saudita è stata citata da un largo numero di organizzazioni internazionali per i diritti umani per il suo fallimento nel rispettarli. Amnesty International riporta di un largo di numero di prigionieri politici arrestati arbitrariamente, detenuti per un tempo prolungato senza processo e regolarmente torturati durante gli interrogatori. I metodi di tortura nel Mubahathat (l'ufficio della polizia segreta) variano da mesi di isolamento alla deprivazione del sonno, dalle percosse all'essere appesi per i polsi o per i piedi da soffitti o finestre, fino all'uso di scariche elettriche in ogni parte del corpo. Secondo i rapporti di Amnesty International 66 persone sono state tenute prigioniere accusate di attivismo sciita, 41 dei quali successivamente rilasciati nel 1990.
SORVEGLIARE E PUNIRE - Il sistema giudiziario si fonda sulla sha'aria, in particolare sulla versione della scuola di giurisprudenza islamica sunnita Hanbali, così come dal decreto del 1926 del Re Abd al Aziz. La scuola Hanbali, considerata particolarmente rigida dalla maggior parte dei giuristi islamici, rifiuta l'analogia come fonte di esercizio della legge a favore di una stretta applicazione delle tradizioni e delle parole del Profeta. Ci sono due categorie di crimini delineate nella sha'aria: i crimini dettagliatamente definiti e quelli che sono considerati minare la possibilità di applicazione della sha'aria stessa. Per la prima categoria esistono pene codificate. La punizione puó essere prescritta da un giudice (qadi) di una corte delle sha'aria nel secondo caso. Una terza categoria si è sviluppata nel corso degli anni dall'unione di vari decreti governativi che specificavano norme di comportamento e di regole che sono considerate necessarie per il mantenimento dell'ordine pubblico. Questa terza categoria si riferisce a violazioni nel campo delle tasse, petrolio e gas e viene gestita in forma amministrativa dai funzionari di governo. La sha'aria definisce con cura i cirimini - omicidio, offesa personale, adulterio, fornicazione, furto, rapina - e prescrive una punizione per ciascuno. L'omicidio viene considerato come un crimine contro la persona piuttosto che non contro la società ; per questo motivo la famiglia della vittima ha il diritto di esigere un compenso (di tipo monetario o di altro tipo), la pena di morte o di pedonare il colpevole. In questo sistema è riconosciuto il diritto alla legittima difesa e anche la vendetta è consentita all'uomo parente più prossimo della vittima. E' in casi di omicidio che il colpevole è detenuto senza accesso a nessun tipo di comunicazione con l'esterno, anche se il periodo di prigionia puó durare mesi o anni.
I PROCESSI - Il giudice assegna grande importanza alla testimonianza giurata dei testimoni anche se la testimonianza di un uomo vale quella di due donne. I processi sono celebrati senza una giuria e sono generalmente condotti a porte chiuse. L'assistenza consolare non è normalmente permessa nel caso di persone di nazionalità straniera. Gli appelli alla sentenza passano direttamente al ministro della giustizia, o, in casi particolarmente gravi, alla corte di appello. Ci sono due corti di appello nel paese, una a Riyadh ed una a Mecca. Chi ricorre in appello viene giudicato da una corte di tre giudici, con l'eccezione dei casi di amputazione e pena di morte, per i quali una corte di cinque giudici è chiamata a deliberare. I casi di sentenza capitale sono automaticamente trasferiti al re per il giudizio finale.
I DELITTI E LE PENE - L'adulterio e la fornicazione sono gravi crimini per la cui punizione si richiedono prove inconfutabili. Almeno quattro testimoni devono giurare di essere stati presenti al crimine, e se questo non viene confermato dalla sentenza del processo, i quattro testimoni vengono a loro volta puniti. Nessuno è stato giustiziato per adulterio nel 1990, anche se l'anno precedente si era avuta notizia di una serie di lapidazioni extra-giudiziali. L'amputazione con anestesia della mano destra è la punizione comminata per il ladro recidivo. Il furto aggravato viene tuttavia punito con la cosiddetta amputazione incrociata della mano destra e del piede sinistro. Quattro casi di questo tipo sono stati riportati da Amnesty International nel 1986. Su dieci amputazioni condotte a termine nel 1990, almeno cinque sono state fatte a stranieri. Le scudisciate sono spesso comminate per offese contro la religione e la moralità pubblica, per ubriachezza, scommesse al gioco e per negligenza delle preghiere. Lo scopo di questo tipo di punizione è più l'umiliazione inflitta al colpevole che non la sua menomazione; pene di questo tipo sono spesso applicate come deterrente, perchè altri non seguano lo stesso esempio. Cittadini statunitensi sono stati scudisciati per crimini legati al consumo di alcolici. Un cittadino di Riyadh ha recentemente (febbraio 2001) ricevuto la pena di sei anni di prigione e 4.750 frustate per aver avuto ripetuti rapporti sessuali con la cognata nubile. Le frustate saranno date in cinquanta volte, con 95 colpi di frusta per volta. La donna è stata a sua volta condannata a sei mesi di prigione e a cinquanta frustate.
LA PENA DI MORTE - I crimini per cui si incorre nella pena di morte includono l'omicidio, apostasia dall'Islam, adulterio, traffico di droghe e sabotaggio. Nella maggior parte dei casi anche stupro e rapina armata portano alla pena capitale. Tra i crimini punibili con la pena di morte si annovera anche la sodomia. I metodi principali di esecuzione sono: decapitazione, plotone d'esecuzione o la lapidazione dopo aver drogato il prigioniero. Alla fine del 1987 almeno nove persone erano state giustiziate per crimini legati al traffico di droga. Tutte le 17 esecuzioni del 1990 sono state decapitazioni. 29 persone sono state condannate a morte nel 1991, 66 nel 1992, 88 nel 1993, 54 nel 1994. Nel 1997 almeno 118 persone sono state giustiziate e nel 2000 le esecuzioni sono state almeno 123, a seguito di processi di cui sa molto poco. Sono questi dati che indicano una chiara tendenza a utilizzare questo sistema giustizia punitivo, un sistema che, secondo Amnesty International, "è stato organizzato per servire e sottolineare la potenza dello stato" e che, di conseguenza, continua a mostrare "un completo disinteresse per gli standard internazionale che regolano gli arresti ed i processi." Tra i giustiziati ci sono almeno tre donne. La maggioranza dei giustiziati erano stranieri dall'India, Pakistan, Nigeria, Filippine, Yemen, Sudan, Eritrea, Etiopia, Iraq, Egitto, Bangladesh, Syria, Afghanistan, Indonesia e Tailandia.
NON SOLO AMNESTY INTERNATIONAL - Amnesty International non è l'unica organizzazione che si occupa di monitorare la ripetuta e costante violazione dei diritti umani. Middle East Watch, il Minnesota Lawyers International Human Rights Committee e l'International Committee for Human Rights in the Gulf and the Arabian Peninsula hanno pubblicato un numero di rapporti su casi che testimoniavano il largo uso della tortura nelle prigioni saudite per estorcere confessioni dai prigionieri.
UN CAMBIO DI ROTTA? - Con una mossa senza precedenti, il governo saudita ha pubblicamente dichiarato nel 2000 l'universalità e 'indivisibilità dei diritti umani, annunciando allo stesso tempo l'adozione di misure per promuovere e proteggere tali diritti. Nella sessione aprile/maggio 2000 della commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, l'Arabia Saudita ha dichiarato che "i diritti umani sono un obiettivo non-negoziabile per il cui raggiungimento dobbiamo tutti lottare insieme" e che l'Arabia Saudita si impegnava nella "protezione e promozione dei diritti umani attraverso misure attentamente studiate nel contesto di una più larga strategia volta alla promozione dei diritti umani."
Non meglio specificate nuove regole per la professione legale, la creazione di strutture governative per la protezione dei diritti umani e l'istituzione di un comitato per investigare su presunti crimini in questo delicato settore facevano parte di questo pacchetto di riforme. Nel settembre 2000 l'Arabia Saudita ha addirittura accettato la Convenzione sulle Donne con una precisa riserva che in parte rivelava i limiti che il governo non era disposto ad oltrepassare. Ogniqualvolta la Convenzione e la Sha'aria fossero entrate in conflitto, sarebbero stati i dettami di quest'ultima a prevalere.
ALCUNI CASI - Solo nel 2000 gli arresti di cittadini su basi politiche o religiose sono stati continui. Centinaia di membri della comunità sciita sono stati arrestati in aprile in seguito ad una serie di dimostrazioni contro la chiusura della loro moschea. Coloro che non sono rimasti uccisi nella repressione della dimostrazione, sono stati frustati in prigione, detenuti senza accusa formale o uccisi in esecuzioni extra-giudiziarie. Un imprecisato numero di cristiani è stato nello stesso periodo arrestato per motivi religiosi. Tra di essi Amnesty International riporta i seguenti casi:
- Gennaio: 15 cittadini filippini (tra cui 3 donne e 10 bambini) sono stati arrestati nel corso di una messa tenuta in una casa privata a Riyadh. La maggior parte di essi è stata successivamente rilasciata dopo diverse settimane di isolamento nella prigione di Malaz.
- Agosto: Sheikh 'Ali bin 'Ali al Ghanim è stato arrestato al confine tra Arabia Saudita e Giordania al ritorno di una vacanza in Siria. Le ragioni per il suo arresto potrebbero essere legate al suo credo religioso sciita, o alle sue attività politiche.
- Il dott. Sa'id bin Zua'ir, capo del Dipartimento delle Informazioni all'Università Islamica Imam Mohamed bin Saud, ha trascorso il 2000 in prigione. Dal 1995 era in prigione, dopo essersi rifiutato di firmare un impegno di cessare ogni attività politica se rilasciato.
- Hani al Sayegh, rimpatriato di forza in Arabia Saudita nel 1999 dagli Stati Uniti dove aveva cercato asilo politico, è sato imprigionato senza informazioni e possibilità di comunicare in seguito al bombardamento del complesso militare americano al-Khobar nel 1996. Quattro anni dopo era ancora detenuto senza processo, privato del diritto di comunicare con i suoi legali e con la sua famiglia. Alla fine del 2000 era ancora un prigioniero che correva il rischio di venire torturato e di venire condannato a morte.
- George Joseph, di nazionalità indiana, è stato arrestato fuori dalla sua casa mentre tornava dal una messa cattolica. Detenuto senza possibilità di comunicazione con l'esterno per diversi mesi, è stato picchiato prima di venire espulso e deportato in India.
- Agosto: Ad 'Abdel Mo'ti 'Abdel Rahman Mohammad, nazionalità egiziana, è stato tolto un occhio come punizione inflitta dal tribunale di Medina per aver tirato dell'acido in faccia ad un connazionale ed aver danneggiato il suo occhio sinistro.
- Due insegnanti, arrestati a seguito delle dimostrazioni del Najran, hanno ricevuto 1.500 frustate ciascuno di fronte a famiglie, studenti, ed altri insegnanti.
Di Simoni Marcella
(dal sito L’URLO CONTRO LA PENA DI MORTE)
---
Governo: monarchia tradizionale
Costituzione: si applica la Sharia; una legge fondamentale che fissa i diritti e le responsabilità del governo è stata introdotta nel 1993
Sistema Giuridico: si basa sulla legge islamica sono state introdotte alcune norme laiche
Sistema Legislativo: Consiglio Consultivo, nominato dal re per 4 anni
Sistema Giudiziario: Consiglio Supremo di Giustizia
Religione: maggioranza musulmana
Metodi di esecuzione: decapitazione e lapidazione
Esecuzioni: 30
Condanne a morte: 2
Detenuti nel braccio della morte: 59 persone sono detenute con accuse che potrebbero portarle alla pena di morte
Trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte
· Convenzione sui Diritti del Fanciullo
· Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti
SITUAZIONE
L'Arabia Saudita segue un'interpretazione rigida della legge islamica, che prescrive la pena di morte per omicidio, stupro, traffico di droga e rapina. L'Arabia Saudita ha un numero di esecuzioni tra i più alti al mondo, sia in termini assoluti che in percentuale sulla popolazione, avendo giustiziato più di 1000 persone negli ultimi 20 anni. Il record è stato stabilito nel 1995 con 191 esecuzioni. Quasi i due terzi delle persone giustiziate in Arabia Saudita sono stranieri. Molte delle esecuzioni rese note sono state inflitte per omicidi e stupri, anche se un buon numero di reati nonviolenti si sono risolti con la decapitazione. I reati meno gravi che hanno condotto a esecuzioni sono stati: apostasia, stregoneria, violenze sessuali e crimini relativi all'uso di droga, leggera e pesante. La giustizia saudita è particolarmente rigida con i lavoratori stranieri, specie con quelli provenienti dai paesi poveri del Medioriente, dell'Africa e dell'Asia, che rappresentano quasi un quarto della popolazione saudita. I lavoratori immigrati sono vulnerabili agli abusi dei loro datori di lavoro e delle autorità . Se arrestati, i cittadini stranieri possono essere ingannati perchè costretti a firmare una confessione in lingua araba, che spesso non comprendono. I lavoratori immigrati sono stati frequentemente torturati e maltrattati, giustiziati, flagellati o amputati, molto più dei cittadini sauditi.
Organizzazioni umanitarie denunciano l'esistenza in Arabia Saudita di processi senza garanzie e rilevano che l'Islam pone limiti ben precisi all'uso della pena di morte.
Prepariamoci ad essere como loro, esempio di civiltà e giustizia.
1: porre in atto misure più severe nel controllo dell'abbigliamento femminile e dei "comportamenti portatori di corruzione morale" (Mahmoud Ahmadinejad)
2: controllare la diffusione di canzoni non ritenute consono all'islam (Mahmoud Ahmadinejad)
PS: quello sopra è il nuovo capoccia dell'Iran, non un terrorista (o si ? )
3: rifiutare il sangue degli infedeli: durante il terremoto avvenuto in Turchia nel 1999, il Ministro della Sanità , Osman Durmus, aveva rifiutato il sangue di donatori stranieri, dichiarando che non voleva inquinare il sangue dei feriti col sangue di infedeli.
4: Tre anni fa, lo stesso Durmus introdusse una legge per imporre la verginità alle ragazze che vogliono frequentare le scuole superiori statali per diventare infermiere o ostetriche, obbligandole a subire un esame ginecologico, appunto per comprovare la loro "purezza". La legge raccapricciante provocó non pochi suicidi fra le ragazze che subirono l'intrusione del loro corpo oltre della loro privacy. Come se non bastasse, credo che ricordiamo tutti l'episodio che fece scalpore quest'estate, quando, al mare ad Izmir, per via delle leggi islamiche che non permettono alle donne di portare un costume da bagno, alcune ragazze fecero il bagno vestite da capo a piedi. Appesantite dai vestiti bagnati, le ragazze, poi, non riuscirono a rimanere a galla. Sempre per via delle leggi islamiche che non permettono ai maschi di toccare le femmine, il loro "imam" impedì alle ragazze di essere soccorse dai ragazzi, perchè «al solo toccarle avrebbero commesso un atto impuro» e quindi furono lasciate morire annegate!
5: ARABIA SAUDITA
Tortura, espulsioni, decapitazioni e lapidazioni sono materia di tribunali specializzati, ma sopravvivono anche in questo paese che continua voler rimanere un interlocutore privilegiato dell'occidente.
L'USO INDISCRIMINATO DELLA TORTURA - L'Arabia Saudita è stata citata da un largo numero di organizzazioni internazionali per i diritti umani per il suo fallimento nel rispettarli. Amnesty International riporta di un largo di numero di prigionieri politici arrestati arbitrariamente, detenuti per un tempo prolungato senza processo e regolarmente torturati durante gli interrogatori. I metodi di tortura nel Mubahathat (l'ufficio della polizia segreta) variano da mesi di isolamento alla deprivazione del sonno, dalle percosse all'essere appesi per i polsi o per i piedi da soffitti o finestre, fino all'uso di scariche elettriche in ogni parte del corpo. Secondo i rapporti di Amnesty International 66 persone sono state tenute prigioniere accusate di attivismo sciita, 41 dei quali successivamente rilasciati nel 1990.
SORVEGLIARE E PUNIRE - Il sistema giudiziario si fonda sulla sha'aria, in particolare sulla versione della scuola di giurisprudenza islamica sunnita Hanbali, così come dal decreto del 1926 del Re Abd al Aziz. La scuola Hanbali, considerata particolarmente rigida dalla maggior parte dei giuristi islamici, rifiuta l'analogia come fonte di esercizio della legge a favore di una stretta applicazione delle tradizioni e delle parole del Profeta. Ci sono due categorie di crimini delineate nella sha'aria: i crimini dettagliatamente definiti e quelli che sono considerati minare la possibilità di applicazione della sha'aria stessa. Per la prima categoria esistono pene codificate. La punizione puó essere prescritta da un giudice (qadi) di una corte delle sha'aria nel secondo caso. Una terza categoria si è sviluppata nel corso degli anni dall'unione di vari decreti governativi che specificavano norme di comportamento e di regole che sono considerate necessarie per il mantenimento dell'ordine pubblico. Questa terza categoria si riferisce a violazioni nel campo delle tasse, petrolio e gas e viene gestita in forma amministrativa dai funzionari di governo. La sha'aria definisce con cura i cirimini - omicidio, offesa personale, adulterio, fornicazione, furto, rapina - e prescrive una punizione per ciascuno. L'omicidio viene considerato come un crimine contro la persona piuttosto che non contro la società ; per questo motivo la famiglia della vittima ha il diritto di esigere un compenso (di tipo monetario o di altro tipo), la pena di morte o di pedonare il colpevole. In questo sistema è riconosciuto il diritto alla legittima difesa e anche la vendetta è consentita all'uomo parente più prossimo della vittima. E' in casi di omicidio che il colpevole è detenuto senza accesso a nessun tipo di comunicazione con l'esterno, anche se il periodo di prigionia puó durare mesi o anni.
I PROCESSI - Il giudice assegna grande importanza alla testimonianza giurata dei testimoni anche se la testimonianza di un uomo vale quella di due donne. I processi sono celebrati senza una giuria e sono generalmente condotti a porte chiuse. L'assistenza consolare non è normalmente permessa nel caso di persone di nazionalità straniera. Gli appelli alla sentenza passano direttamente al ministro della giustizia, o, in casi particolarmente gravi, alla corte di appello. Ci sono due corti di appello nel paese, una a Riyadh ed una a Mecca. Chi ricorre in appello viene giudicato da una corte di tre giudici, con l'eccezione dei casi di amputazione e pena di morte, per i quali una corte di cinque giudici è chiamata a deliberare. I casi di sentenza capitale sono automaticamente trasferiti al re per il giudizio finale.
I DELITTI E LE PENE - L'adulterio e la fornicazione sono gravi crimini per la cui punizione si richiedono prove inconfutabili. Almeno quattro testimoni devono giurare di essere stati presenti al crimine, e se questo non viene confermato dalla sentenza del processo, i quattro testimoni vengono a loro volta puniti. Nessuno è stato giustiziato per adulterio nel 1990, anche se l'anno precedente si era avuta notizia di una serie di lapidazioni extra-giudiziali. L'amputazione con anestesia della mano destra è la punizione comminata per il ladro recidivo. Il furto aggravato viene tuttavia punito con la cosiddetta amputazione incrociata della mano destra e del piede sinistro. Quattro casi di questo tipo sono stati riportati da Amnesty International nel 1986. Su dieci amputazioni condotte a termine nel 1990, almeno cinque sono state fatte a stranieri. Le scudisciate sono spesso comminate per offese contro la religione e la moralità pubblica, per ubriachezza, scommesse al gioco e per negligenza delle preghiere. Lo scopo di questo tipo di punizione è più l'umiliazione inflitta al colpevole che non la sua menomazione; pene di questo tipo sono spesso applicate come deterrente, perchè altri non seguano lo stesso esempio. Cittadini statunitensi sono stati scudisciati per crimini legati al consumo di alcolici. Un cittadino di Riyadh ha recentemente (febbraio 2001) ricevuto la pena di sei anni di prigione e 4.750 frustate per aver avuto ripetuti rapporti sessuali con la cognata nubile. Le frustate saranno date in cinquanta volte, con 95 colpi di frusta per volta. La donna è stata a sua volta condannata a sei mesi di prigione e a cinquanta frustate.
LA PENA DI MORTE - I crimini per cui si incorre nella pena di morte includono l'omicidio, apostasia dall'Islam, adulterio, traffico di droghe e sabotaggio. Nella maggior parte dei casi anche stupro e rapina armata portano alla pena capitale. Tra i crimini punibili con la pena di morte si annovera anche la sodomia. I metodi principali di esecuzione sono: decapitazione, plotone d'esecuzione o la lapidazione dopo aver drogato il prigioniero. Alla fine del 1987 almeno nove persone erano state giustiziate per crimini legati al traffico di droga. Tutte le 17 esecuzioni del 1990 sono state decapitazioni. 29 persone sono state condannate a morte nel 1991, 66 nel 1992, 88 nel 1993, 54 nel 1994. Nel 1997 almeno 118 persone sono state giustiziate e nel 2000 le esecuzioni sono state almeno 123, a seguito di processi di cui sa molto poco. Sono questi dati che indicano una chiara tendenza a utilizzare questo sistema giustizia punitivo, un sistema che, secondo Amnesty International, "è stato organizzato per servire e sottolineare la potenza dello stato" e che, di conseguenza, continua a mostrare "un completo disinteresse per gli standard internazionale che regolano gli arresti ed i processi." Tra i giustiziati ci sono almeno tre donne. La maggioranza dei giustiziati erano stranieri dall'India, Pakistan, Nigeria, Filippine, Yemen, Sudan, Eritrea, Etiopia, Iraq, Egitto, Bangladesh, Syria, Afghanistan, Indonesia e Tailandia.
NON SOLO AMNESTY INTERNATIONAL - Amnesty International non è l'unica organizzazione che si occupa di monitorare la ripetuta e costante violazione dei diritti umani. Middle East Watch, il Minnesota Lawyers International Human Rights Committee e l'International Committee for Human Rights in the Gulf and the Arabian Peninsula hanno pubblicato un numero di rapporti su casi che testimoniavano il largo uso della tortura nelle prigioni saudite per estorcere confessioni dai prigionieri.
UN CAMBIO DI ROTTA? - Con una mossa senza precedenti, il governo saudita ha pubblicamente dichiarato nel 2000 l'universalità e 'indivisibilità dei diritti umani, annunciando allo stesso tempo l'adozione di misure per promuovere e proteggere tali diritti. Nella sessione aprile/maggio 2000 della commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, l'Arabia Saudita ha dichiarato che "i diritti umani sono un obiettivo non-negoziabile per il cui raggiungimento dobbiamo tutti lottare insieme" e che l'Arabia Saudita si impegnava nella "protezione e promozione dei diritti umani attraverso misure attentamente studiate nel contesto di una più larga strategia volta alla promozione dei diritti umani."
Non meglio specificate nuove regole per la professione legale, la creazione di strutture governative per la protezione dei diritti umani e l'istituzione di un comitato per investigare su presunti crimini in questo delicato settore facevano parte di questo pacchetto di riforme. Nel settembre 2000 l'Arabia Saudita ha addirittura accettato la Convenzione sulle Donne con una precisa riserva che in parte rivelava i limiti che il governo non era disposto ad oltrepassare. Ogniqualvolta la Convenzione e la Sha'aria fossero entrate in conflitto, sarebbero stati i dettami di quest'ultima a prevalere.
ALCUNI CASI - Solo nel 2000 gli arresti di cittadini su basi politiche o religiose sono stati continui. Centinaia di membri della comunità sciita sono stati arrestati in aprile in seguito ad una serie di dimostrazioni contro la chiusura della loro moschea. Coloro che non sono rimasti uccisi nella repressione della dimostrazione, sono stati frustati in prigione, detenuti senza accusa formale o uccisi in esecuzioni extra-giudiziarie. Un imprecisato numero di cristiani è stato nello stesso periodo arrestato per motivi religiosi. Tra di essi Amnesty International riporta i seguenti casi:
- Gennaio: 15 cittadini filippini (tra cui 3 donne e 10 bambini) sono stati arrestati nel corso di una messa tenuta in una casa privata a Riyadh. La maggior parte di essi è stata successivamente rilasciata dopo diverse settimane di isolamento nella prigione di Malaz.
- Agosto: Sheikh 'Ali bin 'Ali al Ghanim è stato arrestato al confine tra Arabia Saudita e Giordania al ritorno di una vacanza in Siria. Le ragioni per il suo arresto potrebbero essere legate al suo credo religioso sciita, o alle sue attività politiche.
- Il dott. Sa'id bin Zua'ir, capo del Dipartimento delle Informazioni all'Università Islamica Imam Mohamed bin Saud, ha trascorso il 2000 in prigione. Dal 1995 era in prigione, dopo essersi rifiutato di firmare un impegno di cessare ogni attività politica se rilasciato.
- Hani al Sayegh, rimpatriato di forza in Arabia Saudita nel 1999 dagli Stati Uniti dove aveva cercato asilo politico, è sato imprigionato senza informazioni e possibilità di comunicare in seguito al bombardamento del complesso militare americano al-Khobar nel 1996. Quattro anni dopo era ancora detenuto senza processo, privato del diritto di comunicare con i suoi legali e con la sua famiglia. Alla fine del 2000 era ancora un prigioniero che correva il rischio di venire torturato e di venire condannato a morte.
- George Joseph, di nazionalità indiana, è stato arrestato fuori dalla sua casa mentre tornava dal una messa cattolica. Detenuto senza possibilità di comunicazione con l'esterno per diversi mesi, è stato picchiato prima di venire espulso e deportato in India.
- Agosto: Ad 'Abdel Mo'ti 'Abdel Rahman Mohammad, nazionalità egiziana, è stato tolto un occhio come punizione inflitta dal tribunale di Medina per aver tirato dell'acido in faccia ad un connazionale ed aver danneggiato il suo occhio sinistro.
- Due insegnanti, arrestati a seguito delle dimostrazioni del Najran, hanno ricevuto 1.500 frustate ciascuno di fronte a famiglie, studenti, ed altri insegnanti.
Di Simoni Marcella
(dal sito L’URLO CONTRO LA PENA DI MORTE)
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Governo: monarchia tradizionale
Costituzione: si applica la Sharia; una legge fondamentale che fissa i diritti e le responsabilità del governo è stata introdotta nel 1993
Sistema Giuridico: si basa sulla legge islamica sono state introdotte alcune norme laiche
Sistema Legislativo: Consiglio Consultivo, nominato dal re per 4 anni
Sistema Giudiziario: Consiglio Supremo di Giustizia
Religione: maggioranza musulmana
Metodi di esecuzione: decapitazione e lapidazione
Esecuzioni: 30
Condanne a morte: 2
Detenuti nel braccio della morte: 59 persone sono detenute con accuse che potrebbero portarle alla pena di morte
Trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte
· Convenzione sui Diritti del Fanciullo
· Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti
SITUAZIONE
L'Arabia Saudita segue un'interpretazione rigida della legge islamica, che prescrive la pena di morte per omicidio, stupro, traffico di droga e rapina. L'Arabia Saudita ha un numero di esecuzioni tra i più alti al mondo, sia in termini assoluti che in percentuale sulla popolazione, avendo giustiziato più di 1000 persone negli ultimi 20 anni. Il record è stato stabilito nel 1995 con 191 esecuzioni. Quasi i due terzi delle persone giustiziate in Arabia Saudita sono stranieri. Molte delle esecuzioni rese note sono state inflitte per omicidi e stupri, anche se un buon numero di reati nonviolenti si sono risolti con la decapitazione. I reati meno gravi che hanno condotto a esecuzioni sono stati: apostasia, stregoneria, violenze sessuali e crimini relativi all'uso di droga, leggera e pesante. La giustizia saudita è particolarmente rigida con i lavoratori stranieri, specie con quelli provenienti dai paesi poveri del Medioriente, dell'Africa e dell'Asia, che rappresentano quasi un quarto della popolazione saudita. I lavoratori immigrati sono vulnerabili agli abusi dei loro datori di lavoro e delle autorità . Se arrestati, i cittadini stranieri possono essere ingannati perchè costretti a firmare una confessione in lingua araba, che spesso non comprendono. I lavoratori immigrati sono stati frequentemente torturati e maltrattati, giustiziati, flagellati o amputati, molto più dei cittadini sauditi.
Organizzazioni umanitarie denunciano l'esistenza in Arabia Saudita di processi senza garanzie e rilevano che l'Islam pone limiti ben precisi all'uso della pena di morte.
Prepariamoci ad essere como loro, esempio di civiltà e giustizia.
Though I walk through the valley of death I shall fear no evil, because I am the meanest motherfucker in the valley
Armageddon: hai perfettamente ragione su tutto, ció non toglie che gli americani non stiano facendo un cazzo contro il terrorismo.
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- Er Monnezza
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- Iscritto il: 20/01/2005, 23:25
Arma stai dventando il mio idolo,c'è poco da dialogare con gente che ha una mentaliata' da medioevo,cazzo ma ci vuole molto a capirlo?e noi qui che li accogliamo e li trattiamo da amici,magari concedendo loro anche il diritto al voto,perchè noi siamo buoni,siamo democratici noi,gia' noi,ma loro?come si puo'pensare che una persona possa rispettare valori come la liberta' e la tolleranza quando sono in antitesi con cio' che per loro è verita' assoluta,cioè la religione,e che nel loro paese nn sanno manco che cos'è la libera manifestazione del pensiero?dico io come si fa?
Chi caga sotto 'a neve, pure si fa 'a buca e poi 'a copre, quando 'a neve se scioje 'a mmerda vie' sempre fori.
In versione audio special thanks to Nik978:
http://www.hokutoaudioteca.it/film_nut_1i/delitto%20a%20porta%20romana/caga.wav
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- Er Monnezza
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Innocente ucciso,stampa s'interroga
Sun: "E' colpa dei terroristi"
Dal Sunday Times all'Observer, dal Mail on Sunday alla versione domenicale del Sun, la stampa si schiera compatta contro il tragico errore che venerdì ha portato all'uccisione dell'elettricista brasiliano Jean Charles de Menezes nella stazione della metropolitana di Stockwell. Niente colpevolismi, peró, perchè i più autorevoli giornali britannici riconoscono anche la difficoltà della missione della polizia nella lotta al terrorismo.
Nel giorno del mea culpa di Scotland Yard la stampa non demonizza e non assolve. Semplicemente riflette.
Il Sunday Times ritiene che l'episodio "rafforzi l'impressione di una città in stato d'assedio", mentre la rivelazione dell'innocenza della vittima costituisce un "grandissimo rovescio" per Scotland Yard: "Se la polizia applica la politica dello sparare per uccidere nei confronti dei presunti terroristi - commenta il quotidiano- i poliziotti devono essere sicuri del loro obiettivo".
L'Observer pone l'accento sull'intensa pressione a cui è sottoposta la polizia in questo momento: "Si assume grandi rischi -commenta il giornale- ma non ha nulla da temere nel rivelare a una popolazione che la sostiene ció che è accaduto a Stockwell e in quali circostanze gli agenti sono autorizzati a sparare".
Il Mail on Sunday, invece, sottolinea i paradossi generati dalla guerra al terrore: "Nella Londra del luglio 2005 pochi si augurerebbero che la polizia accetti di rischiare. Se l'uomo sospetto avesse davvero indossato una cintura esplosiva i poliziotti che l'hanno ucciso sarebbero stati considerati degli eroi".
A proposito dell'uccisione del giovane brasiliano parla ancora di "tragedia" il Sun, che tuttavia ne attribuisce in pieno la responsabilità ai terroristi.
Sun: "E' colpa dei terroristi"
Dal Sunday Times all'Observer, dal Mail on Sunday alla versione domenicale del Sun, la stampa si schiera compatta contro il tragico errore che venerdì ha portato all'uccisione dell'elettricista brasiliano Jean Charles de Menezes nella stazione della metropolitana di Stockwell. Niente colpevolismi, peró, perchè i più autorevoli giornali britannici riconoscono anche la difficoltà della missione della polizia nella lotta al terrorismo.
Nel giorno del mea culpa di Scotland Yard la stampa non demonizza e non assolve. Semplicemente riflette.
Il Sunday Times ritiene che l'episodio "rafforzi l'impressione di una città in stato d'assedio", mentre la rivelazione dell'innocenza della vittima costituisce un "grandissimo rovescio" per Scotland Yard: "Se la polizia applica la politica dello sparare per uccidere nei confronti dei presunti terroristi - commenta il quotidiano- i poliziotti devono essere sicuri del loro obiettivo".
L'Observer pone l'accento sull'intensa pressione a cui è sottoposta la polizia in questo momento: "Si assume grandi rischi -commenta il giornale- ma non ha nulla da temere nel rivelare a una popolazione che la sostiene ció che è accaduto a Stockwell e in quali circostanze gli agenti sono autorizzati a sparare".
Il Mail on Sunday, invece, sottolinea i paradossi generati dalla guerra al terrore: "Nella Londra del luglio 2005 pochi si augurerebbero che la polizia accetti di rischiare. Se l'uomo sospetto avesse davvero indossato una cintura esplosiva i poliziotti che l'hanno ucciso sarebbero stati considerati degli eroi".
A proposito dell'uccisione del giovane brasiliano parla ancora di "tragedia" il Sun, che tuttavia ne attribuisce in pieno la responsabilità ai terroristi.
Chi caga sotto 'a neve, pure si fa 'a buca e poi 'a copre, quando 'a neve se scioje 'a mmerda vie' sempre fori.
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- camminatore
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- Iscritto il: 08/09/2001, 2:00
Re: ot- ricapitoliamo la strategia antiterroristica
don abbondio ha scritto:1) un gruppo terroristico fa un attentato
io invece di cercare il gruppo terroristico
2) bombardo un paese facendo miliaia di vittime innocenti
così ovviamente non ettengo di
3) annientare il gruppo terroristico
ma invece riesco a
4) aumentare a dismisura il seguito che quel gruppo puó avere nella gente
questo vuol dire che
5) questi nuovi seguaci potranno fare altri attentati
direi che è una strategia geniale!
"potevate scegliere tra la guerra e il disonore.
avete scelto il disonore, e presto avrete la guerra."
sir winston churchill
"signori: tenete a mente le parole di un profeta !! lo scudetto 2006 è del milan "
camminatore (aut.)
http://www.superzeta.it/viewtopic.php?t=16189&postdays=0&postorder=asc&&start=0
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