Più di qualcuno la considera una forma d’arte. Se non una parte di sapere. E forse un fondo di verità c’è, visto che un centinaio di intellettuali, filosofi, sociologi, scrittori e professori universitari francesi hanno speso il loro tempo ad analizzare tutto ció che puó significare la parola «pornografia» e a (tentare di) definire tutto il mondo che le gira intorno. L’hanno esaminata da tutti i punti di vista. Un percorso ampio che parte dalle parole, conduce in luoghi diversi, ricorda autori e testi, riporta a personaggi della storia e della letteratura. Il risultato sono 450 definizioni contenute nel Dizionario della pornografia appena pubblicato in Francia (Puf, 46 euro).
Ma non si tratta di «un’enciclopedia, nè di un semplice specchio che ingrandisce oggetti sparsi», dice Philippe Di Folco che ha diretto l’opera e i «saggi» che vi hanno messo mano, tra cui i filosofi Jean-Luc Nancy e Julia Kristeva, l’antropologo Maurice Godelier, lo scrittore Vincent Borel, la studiosa di letteratura francese Elisabeth Ladenson. Piuttosto spiega Di Folco, «questo dizionario ha l’ambizione di essere una cartografia completa della pornografia ». Ma attenzione, aggiunge, «non vogliamo rendere la pornografia bella o laida, cattiva o buona, l’obiettivo è di conoscere meglio una pratica culturale marginale che resta di dominio privato, ma che attualmente coinvolge anche l’industrializzazione e i media». àˆ proprio questo suo essere così trasversale, sottolinea Di Folco nella sua introduzione, che non rende facile dare una definizione precisa di «pornografia » che invece «sembra sottrarsi a tutte le definizioni, non ne tollera nessuna che sia equivoca, discutibile, o troppo morale», anzi, «si sa meglio cosa non è più che cosa è, come è più che perchè è, la si riconoscemanon la si conosce ». Il Dizionario serve a questo.
Si parte dai fondamentali, «porno», «pornologia», «pornocrazia». Dove ad esempio il «porno» «è intimamente legato all’invenzione del cinema», pur «non essendo realmente cinema, le tecniche sono le stesse, ma diverso è un criterio: la presenza o l’assenza di simulazione » che rende gli attori porno «non dei commedianti,madegli operatori sessuali». Il tutto secondo Dominique Folscheid. Nella lista delle 450 definizioni non mancano le biografie, sia di famosi cultori del genere, sia di personaggi della storia. E così alla «H» compare il nome di Alfred Hitchcock, considerato uno specialista nell’amore al cinema pur non avendo mai girato scene di nudo esplicito: «Il suo è implicito e loquace " lo definiscono Stèphane Bou e Jean-Baptiste Thoret ", è la sua arte della metafora». E lo stesso regista al collega Francois Truffaut diceva: «Se il sesso è troppo evidente non c’è suspense». E così viene giudicata altamente pornografica la scena iniziale della Finestra sul cortile con «l’ombra diGrace Kelly tra le gambe di James Stewart».
Alla voce «P» non manca il nostro Pier Paolo Pasolini, «amante della pornografia che ha eccitato il mondo intellettuale » secondo lo scrittore Vincent Borel. Tutto in lui è pornografico. I suoi libri, Ragazzi di vita, Vita violenta, Amado mio/ Atti impuri. E soprattutto i suoi film che ad ogni uscita «richiamavano denunce per oscenità »: daMammaRoma a Teorema, fino a Saló o le 120 giornate di Sodoma, «si andava ai suoi film come a proiezioni porno », scrive Borel.
Ma il Dizionario è in più un’occasione per girare il mondo e scoprire le pratiche sessuali di Paesi come il Giappone, l’India, la Cina. àˆ anche un viaggio nella storia della pornografia, vista nel «Medioevo», nel «Rinascimento», o attraverso la vita di personaggi come il «Marchese De Sade», «Luigi XV», «Louis Calaferte», «Picasso», «Warhol», ma anche letta e scoperta in perversioni lecite o discusse, nascoste o manifeste, diffuse o elitarie come «sodomia », «scambismo», «turismo sessuale », «fist-fucking», «flagellazione». Un percorso che si apre con l’«abiezione » e si chiude con gli «zoo umani».
Claudia Voltattorni (ha collaborato Alessandro Grandesso)
13 novembre 2005
