Nazismo dilagante (OT)

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Desmond
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1246 Messaggio da Desmond »

balkan wolf ha scritto:
20/05/2021, 17:22
E delle povere SA cosa ne pensate?

Erano i veri duri del partito: i picchiatori di strada che sistemarono il più forte movimento comunista del mondo.

Brutti, sporchi, rudi e pure froci 😂 ma senza le camicie brune probabilmente la festa non cominciava neppure.
Fanno la fine di Syme, il filologo specialista in Neolingua nel romanzo di Orwell 1984. Syme viene vaporizzato dalla psicopolizia perché nonostante sia devoto e utile al partito, è troppo consapevole del suo ruolo e di quello che sta succedendo.

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1247 Messaggio da dostum »

Desmond ha scritto:
08/06/2021, 11:55
balkan wolf ha scritto:
20/05/2021, 17:22
E delle povere SA cosa ne pensate?

Erano i veri duri del partito: i picchiatori di strada che sistemarono il più forte movimento comunista del mondo.

Brutti, sporchi, rudi e pure froci 😂 ma senza le camicie brune probabilmente la festa non cominciava neppure.
Fanno la fine di Syme, il filologo specialista in Neolingua nel romanzo di Orwell 1984. Syme viene vaporizzato dalla psicopolizia perché nonostante sia devoto e utile al partito, è troppo consapevole del suo ruolo e di quello che sta succedendo.
Ricchioni antifascisti qua dice che uccisero 150 ufficiali SS per vendicare il loro capo (non giurerei sia vero)

Dopo la conquista del potere Hitler, ormai Cancelliere del Reich, avviò pertanto un’opera di spietata normalizzazione interna al fine di “mantenere l’ordine nelle strutture economiche (…) secondo le leggi originarie radicate nell’umana natura“; l’apice di tale stabilizzazione venne raggiunto il 30 giugno 1934 durante “La Notte dei Lunghi Coltelli”, quando vennero sterminati un certo numero di politici conservatori scomodi, personalità cattoliche e militari dissidenti, assieme alla “sinistra” del nazionalsocialismo facente capo al capi delle SA di Röhm, e a settori di destra, capeggiati dall’ex-cancelliere generale von Schleicher, che tramavano contro Hitler utilizzando tatticamente anche la cosidetta corrente “rossa” del Partito nazista che si riconosceva in Gregor Strasser. D’altra parte fu lo stesso Hitler, durante il discorso pronunciato al Reichstag il 13 luglio seguente, ad assumersi la responsabilità di “giustiziere supremo del popolo tedesco” e a rivendicare la legittimità delle centinaia di assassini compiuti dalle SS e dalla Gestapo che in questo modo avevano sventato una “rivoluzione nazionalbolscevica” .[2]
Sul finire del `34 e ai primi del `35 circa centocinquanta comandanti delle SS furono trovati uccisi; sui loro cadaveri un cartoncino con le lettere R.R. che stava per Röhm Rächer (Vendicatori di Röhm) tutto ciò farebbe pensare a un’estrema vendetta delle SA ormai nemiche di Hitler.
Tolto di mezzo Röhm, Himmler diede un maggior peso alla Staatpolizei o Gestapo, divenendo così uno degli uomini più potenti del nazismo secondo solo a Hitler.

Mishima era fissato con loro (solidarietà fra busoni?)
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https://brian.carnell.com/articles/2014 ... cher-rohm/
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1248 Messaggio da dostum »

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Blanche, ventisettenne italo-tedesca, grazie a un'agenda trovata in una baita di famiglia, scopre che il suo bisnonno era un chimico nucleare del Terzo Reich. La ragazza vuole scoprire tutta la verità sul conto dell'uomo legata all'Area K, area citata nell'agenda, dove sono anche elencati sette nomi, determinanti nella sua indagine. Con il fratello Mark e un ex agente CIA si mette sulle tracce del Quarto Reich. Tra situazioni e incontri pericolosi, i tre trovano in un rifugio a Bariloche un documento decriptato dalla macchina Enigma in cui si parla di un'Aquila d'Oro contenente un timer regolato al 20 aprile 2023 per il lancio di un ordigno all'antimateria puntato sugli Stati Uniti. L'indagine di Blanche si trasformerà presto in qualcosa di proporzioni inimmaginabili
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1249 Messaggio da dostum »

La Svastica sul Cazzo

giovane militare austriaco è stato condannato a 19 mesi di carcere per aver violato la legge contro il nazismo con un tatuaggio.

L’apologia del nazi-fascismo è condannata in tutta Europa, poiché l’orrore causato da questa ideologia è qualcosa che nessuno vuole rivivere. Bloccare sul nascere ogni gesto celebrativo è dunque un principio base di ogni repubblica fondata successivamente la caduta del nazisti e la vittoria degli alleati. In Austria ad esempio la legge contro l’apologia del nazismo è stata inserita nella costituzione nel 1947 e vieta qualsiasi tipo di associazione, ma anche qualsiasi tipo di celebrazione o glorificazione di movimenti che anche solo somigliano a quello nazista.

Un divieto che conosceva bene il militare 29enne che qualche giorno fa è stato condannato a 19 mesi di carcere per apologia del nazismo. Le indagini sul suo conto sono iniziate quando il ragazzo ha pubblicato in rete la foto di un tatuaggio sui genitali che raffigurava una svastica. Pare che il giovane se lo fosse fatto imprimere sulla pelle dal fratello dopo aver bevuto due bottiglie di Whiskey. Un errore legato all’alcol? Non proprio visto che oltre alla foto sul web, pare lo avesse mostrato ai commilitoni dopo alcune serate a base di alcol, ma anche alla fine di alcuni allenamenti.

Militare condannato per una svastica tatuata sui genitali: “Solo dopo ho capito che non aveva senso”

Dalle indagini è emerso che per un periodo della sua vita il militare aveva abbracciato gli ideali nazisti. Sui suoi social sono state trovate foto di stampo nazista davanti al museo della Guerra fredda, post di propaganda di estrema destra e foto di bottiglie di vino di marca Hitler. Insomma sembra che il giovane militare avesse una fascinazione per il periodo storico ed il movimento nazional socialista. Proprio per queste ragioni il tribunale lo ha condannato a 19 mesi di carcere per la violazione della legge contro il nazismo del 1947.

Prima della condanna l’imputato ha ammesso di aver commesso degli errori: “Sono dispiaciuto e imbarazzato. Frequentavo delle pessime compagnie. Per noi tutto ciò che era fuori legge era qualcosa che ci attraeva irrimediabilmente, ma tutti noi abbiamo sottostimato in maniera enorme quanto fosse sbagliato. A parte questo, non posso dare nessuna ragionevole spiegazione per quello che ho fatto”. Il suo legale in ogni caso ha deciso di ricorrere in appello poiché quei comportamenti e quella simbologia non appartengono da tempo al suo assistito: sono 8 anni che non si associa più con l’estrema destra ed ha anche smesso di ubriacarsi. Inoltre il tatuaggio in questione non è più visibile.

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1250 Messaggio da dostum »

80°Anniversario

Non caapisco perché si scandalizzino uno degli obbiettivi hitleriani era un Ucraina indipendente e satellite della Germania ed è ciò che vanno a difendere adesso


Cori antisemiti durante una festa e serenate per il compleanno di Hitler: la Germania ritira un intero plotone dalla Lituania





Imbarazzo a Berlino per la condotta dei militari che prendono parte all'operazione “Enhanced Forward Presence” a difesa del fianco orientale della Nato dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca. "La condotta non dignitosa di alcuni soldati in Lituania è uno schiaffo in faccia di tutti i militari che giorno per giorno prestano servizio per la sicurezza del Paese", dice la ministra della difesa. Quello di Rukla è solo l'ultimo episodio: più volte esponenti dell'esercito si sono macchiati di comportamenti razzisti e neonazisti



Lituania, 30 aprile. In un albergo di Rukla è in corso una festa con fiumi di alcol tra i soldati tedeschi. I militari – che prendono parte all’operazione “Enhanced Forward Presence” per la difesa del fianco orientale della Nato dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca – si lasciano andare a cori antisemiti e neonazisti, oltre che a bizzarri giochi a sfondo sessuale tra commilitoni. Non è un solo episodio: intonano una serenata per il compleanno di Hitler, ci sono insulti dei superiori a sottoposti che vengono apostrofati come “ebrei e traditori”. Vengono a mancare 569 munizioni. Il party finisce in una denuncia datata 8 giugno e ora Berlino ha deciso di ritirare un intero gruppo di fanteria d’appoggio ai mezzi corrazzati, circa 30 persone, richiamandole a Munster. Per i soldati sono all’orizzonte conseguenze penali, oltre che dimissioni immediate.

Per il Ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer “la condotta non dignitosa di alcuni soldati in Lituania è uno schiaffo in faccia di tutti i militari che giorno per giorno prestano servizio per la sicurezza del Paese”. Ursula von der Leyen, che l’ha preceduta nello stesso ruolo prima di diventare presidente della Commissione europea, aveva dovuto affrontare la persistenza di una cultura legata all’esaltazione del passato in seno all’esercito. Durante il suo mandato sono state sequestrate collezioni di memorabilia nazionalsocialiste, ridotte le raccolte di canti tradizionali delle forze armate e rinominate diverse caserme. Il giro di vite era stato provocato dall’arresto del tenente Franco Albrecht, che è ora sotto processo a Francoforte: si faceva passare per rifugiato siriano con l’intento di commettere un attentato e farne cadere la responsabilità su richiedenti asilo.

Le stesse forze di élite di pronto intervento dell’esercito, le KSK, hanno rischiato lo scioglimento per la sistematica sottrazione di munizioni, la concessione di contratti ad ex camerati senza rispetto delle procedure e le indulgenze per idee di estrema destra. Markus Kreitmayr, per aver concesso un’amnistia incondizionata ai soldati dopo la riconsegna di 46mila munizioni circa e due bombe a mano rubate, è stato sostituito dal colonnello di artiglieria Georg Klein, che si è distinto in Afghanistan. Prima ancora del recupero di armi, migliaia di munizioni ed esplosivo interrati nella proprietà del tenente colonnello 46enne delle KSK Philipp Sch. -poi espulso e condannato a Lipsia a due anni con la condizionale- aveva determinato comunque lo smantellamento della seconda compagnia del Kommando Spezialkräfte. Era stato trovato anche in possesso di cartoline, adesivi e riviste con motivi ispirati al Terzo Reich, fascicoli con testi di canzoni delle SS, e molte magliette della marca Thor Steinar, prediletta dai gruppi neonazisti.

Già un altro ex soldato delle KSK, André Schmitt, nome in codice Hannibal, venne condannato per detenzione illegale di armi ed esplosivo; era tra i promotori dell’associazione Uniter e. V. finita nel mirino dei servizi di sicurezza nazionali del Verfassungschutz per attività nell’ambito dei training paramilitari. Uniter, che dovette spostare nel 2020 la propria sede in Svizzera, ha presentato recentemente ricorso al tribunale amministrativo di Colonia. Anche Franco Albrecht aveva un emblema di Uniter.

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1251 Messaggio da dostum »

IN MEMORIAM BALKAN WOLF
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1252 Messaggio da cicciuzzo »

Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1253 Messaggio da dostum »

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1254 Messaggio da dostum »

Un episodio da stigmatizzare quello documentato da un lettore, a Tortolì, nel Parco Comunale la Sughereta.

Infatti da alcuni giorni, sarebbe comparso sull’asfalto il disegno di una svastica, realizzata attraverso l’utilizzo di una bomboletta spray. Un brutto esempio, in un luogo molto frequentato da sportivi, famiglie e bambini.

Il tratto di strada che è stato imbrattato, si trova vicino all’area dove sono disposti vari attrezzi per l’attività fisica.

Ricordiamo che questa condotta configura il reato di “deturpamento o imbrattamento di cose altrui”, previsto dall’articolo 639 del codice penale, inoltre è aggravato dall’articolo 604-ter, con l’aumento della pena nei casi in cui il fatto venga realizzato “per finalità di discriminazione o di odio etnico, razziale o religioso”.
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1255 Messaggio da Salieri D'Amato »

Toglimi una curiosità Dostum, che ho da anni.
Tu veramente leggi questi articoli/trafiletti/lettere a ... e poi li riporti quì, oppure ne vai in cerca per alimentare il topic (come credo tu faccia per i libri)?
La via più breve tra due cuori è il pene

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1256 Messaggio da dostum »

Salieri D'Amato ha scritto:
14/08/2021, 2:08
Toglimi una curiosità Dostum, che ho da anni.
Tu veramente leggi questi articoli/trafiletti/lettere a ... e poi li riporti quì, oppure ne vai in cerca per alimentare il topic (come credo tu faccia per i libri)?
Certo che li leggo e questo topic (specie con Baaalkaann)mi ha dato grosse soddisfazioni

Storia della svastica



In un caso e nell’altro – nella finzione e nella realtà – l’effetto è grande, perché "la svastica suscita sempre emozioni profonde". Lo sostiene Steven Heller nel suo Storia universale della svastica. Come un simbolo millenario è diventato emblema del male assoluto (DeA Planeta Libri). Heller non è il primo ad affrontare il tema: le ricerche sul motivo che in sanscrito era chiamato swastika erano iniziate già prima dell’avvento del Nazismo, per poi proseguire nei decenni successivi e anche in tempi recenti, come dimostra la bibliografia raccolta alla fine del volume. Il libro di Heller approfondisce soprattutto il versante grafico, ma ci offre anche una ricca sintesi che abbraccia la storia della svastica dalla preistoria agli inizi del Novecento e fino ai nostri giorni.


Per quanto riguarda il mondo antico, tanto grande è l’estensione nello spazio e nel tempo del segno dello swastika, che sarebbe quasi più facile dire quale cultura non l’ha mai adottato. Come ha scritto Silvia Ronchey, il motivo “dilaga in ogni ansa del labirinto della storia dell’iconografia globale”. Per rimanere nell’ambito del Mediterraneo, eccolo nel mondo greco arcaico, in quello etrusco, nelle culture italiche e a Roma, e giù fino all’arte a soggetto cristiano dei primi secoli, i mosaici bizantini e oltre. Ovunque si volti lo sguardo, allontanandoci verso Oriente e spingendoci verso epoche ancora più remote, la si incontra sempre, e su qualunque oggetto.

Queste fittissime apparizioni imposero già alla fine dell’Ottocento (e impongono tuttora) la domanda sul senso del motivo: che cosa significava la svastica? Era un simbolo solare? Fonti antiche che ci diano indicazioni precise – come è prevedibile – non ci sono, e dobbiamo restare pur sempre nel campo delle congetture. Ma è così stringente la questione del significato?



Bisogna ammettere che facciamo fatica ad accettare che certi pattern, all’interno della vita delle forme, abbiano avuto una funzione prevalentemente ornamentale. Il fatto è che la svastica ci appare oggi così densamente carica di senso (quello attribuitole appunto dai nazisti), che non riusciamo a immaginarne un’esistenza priva di significati. Millenni fa (ma anche oggi), i motivi decorativi venivano adottati per animare artisticamente un oggetto, un abito, un’immagine; l’artigiano o l’artista puntavano al piacere estetico del loro pubblico, senza escludere però possibili altri rimandi e valenze. L’impressionante diffusione geografica, l’eccezionale persistenza nella storia, la multiformità delle sue varianti fanno pensare che il segno dello swastika, oltre a possedere una straordinaria efficacia ornamentale, avesse anche una risonanza positiva e forse addirittura beneaugurante (di certo non ebbe mai quel tono aggressivo che assumerà dagli anni Trenta in poi).


Del resto, come spiegare altrimenti la sua presenza nell’immaginario occidentale anche tra fine Ottocento e inizi Novecento, ben prima cioè dell’avvento del Nazismo? Heller mette assieme un sorprendente repertorio di svastiche “buone” che, negli Stati Uniti, compaiono su avvisi pubblicitari di una compagnia ferroviaria, di prodotti alimentari, di una marca di birra; negli anni Dieci, un Girl’s Club pubblicava una rivista intitolata “The Swastika”; e poi, carte da gioco, cruciverba a forma di svastica, cartoline di auguri. Nel 1921, Baden-Powell, il fondatore dei Boy Scout, crea un distintivo a forma di svastica che definisce “ponte dell’amicizia”.

E poi arrivarono gli anni Trenta. In un impasto maleodorante di occultismo, esoterismo, e tendenze neopagane, mentre fioriscono sette segrete e ciarlatani si accreditano come seri studiosi, Hitler e la sua cerchia riescono a condensare nella svastica i presunti valori della tradizione germanica, il richiamo alla “razza ariana” e al suo destino di purificazione e dominio, l’odio antisemita. Ecco come la presenta lo stesso Hitler: “Soldati delle forze armate! La svastica sia per voi il simbolo della purezza e dell’unità della nazione, un emblema della Weltanschauung nazionalsocialista e una garanzia di libertà e potenza per il Reich” (p. 99).



Questo reimpiego di un motivo antichissimo avviene dunque su due piani. Il primo è il tentativo di sottrarlo alla dimensione ornamentale costruendo su di esso, per così dire, un dossier spendibile dal punto di vista culturale. In altre parole, da motivo decorativo a simbolo. Come ha fatto notare Johann Chapoutot, lo storico Werner Müller scrisse un saggio – Kreis und Kreuz (1938) – sui motivi del cerchio e della croce, con l’obiettivo di dimostrare che l’uno e l’altro si fondevano nell’Hakenkreuz, la croce uncinata (così i nazisti vollero chiamare la svastica); essa si rivestiva così, secondo Müller, delle simbologie (in primis quella cosmologica) che avevano caratterizzato i motivi della croce e del cerchio presso le comunità indogermaniche. Anche se infondata, questa costruzione funziona ugualmente poiché riesce a evocare scenari grandiosi e autorevoli. È un po’ quanto accaduto col cosiddetto saluto romano: il gesto è testimoniato in forme analoghe nella storia delle immagini, ma fascisti e nazisti lo saldano senza esitazione all’idea della Roma imperiale. C’è sempre un passato glorioso da riacquistare, il problema è quando lo si va a cercare nella bottega di un rigattiere.



Il riuso del segno dello swastika si realizza, come spiega Steven Heller, anche sul piano grafico. La scelta dei colori fu decisiva, ed è Hitler stesso a motivarla: “Il bianco non è un colore trascinante: è adatto a caste associazioni di fanciulle, non a travolgenti movimenti di un’epoca rivoluzionaria. [Anche il nero] non è abbastanza trascinante. Il bianco-azzurro, sebbene di mirabile effetto estetico, non andava, perché erano i colori di uno stato particolare e di una poco apprezzata tendenza politica a grettezze particolaristiche. […] [Nero, bianco e rosso], questa associazione di colori […] è l’accordo più radioso che esista” (p. 93).

Il risultato finale fu dunque una sorta di logo di estrema efficacia: un motivo antichissimo assumeva ora una forma grafica e un rilievo cromatico totalmente inediti, modernissimo agli occhi dei contemporanei. Eppure, nel successo del simbolo nazista va considerato anche l’apparato che fungeva da cornice; è vero che nelle manifestazioni pubbliche la svastica compare da sola, nera entro un cerchio bianco a sua volta su un campo rosso, ma altrettanto spesso la vediamo su vessilli e labari all’antica, accompagnata da cartigli e decorazioni tratti dal repertorio ornamentale classico.



In particolare è frequente il triplice nesso svastica-corona di quercia-aquila ad ali spiegate, come nella cosiddetta Parteiadler (“aquila del partito”). La corona di quercia, infatti, riproduceva la corona civica, una delle più importanti onorificenze militari della Roma antica; a sua volta l’aquila, dal principato di Augusto in poi, ma anche nel medioevo e in età moderna, era stata ripetutamente adottata come simbolo del potere imperiale. In altre parole, il segno dello swastika viene confezionato in forma modernissima, ma è come incastonato in simboli appartenenti alla storia della tradizione classica. Del resto, quando nel 1941 i giornali annunciarono che “il drappo con la croce uncinata è stato issato sull’acropoli” di Atene, si chiuse un cerchio, e si rappresentò visivamente la saldatura tra la civiltà greco-romana e il nuovo corso della Germania.



Questa combinazione per nulla banale di nuovo e antico fa sì che la svastica abbia una storia diversa da altri simboli politici del Novecento, a cominciare dal fascio littorio (è da esso che prese il nome il Fascismo). Nella Roma antica era il segno che permetteva di riconoscere i lictores, i funzionari che scortavano le magistrature; connesso com’era all’idea di potere dello Stato, appare più di una volta anche prima dell’“annessione” operata dal Fascismo, sul monumento ad Abraham Lincoln a Washington (1920), per fare solo un esempio. A differenza di quanto successe al segno dello swastika, la riconversione del fascio littorio non portò con sé una completa riformulazione grafica, tanto è vero che la forza comunicativa di quest’ultimo sembra essersi notevolmente smorzata dal Dopoguerra in poi.

Il contrario della sorte della svastica nazista. Cancellata immediatamente dai monumenti dopo la seconda guerra mondiale, ricompare periodicamente quando vengono insudiciate sinagoghe e cimiteri ebraici, o quando sfilano gruppi neonazisti. La parte finale del libro di Heller è particolarmente interessante perché parla degli innumerevoli casi in cui la svastica viene esposta e nascosta al medesimo tempo da parte di associazioni e simpatizzanti di estrema destra, dissimulata attraverso sottili variazioni.

Un esempio, in Grecia, è il movimento “Alba dorata”. Ecco di nuovo la combinazione nero-bianco-rosso e, soprattutto, ecco la svastica che si intravvede sotto la forma dell’antico meandro (o “greca”), un motivo desunto dal repertorio decorativo della Grecia classica: il richiamo nazionalista si somma così all’evocazione dell’emblema nazista.



C’è una domanda che percorre tutto il saggio a cui né Heller, né altri possono rispondere: è possibile una redenzione della svastica? È stata un simbolo nazista (e in un certo senso lo è ancora), lo sarà per sempre?


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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1257 Messaggio da dostum »

Baalkaan scommettiamo che Reinhardt appena aveva un attimo libero correva a ispezionarlo a fondo?

Ravensbrück, il campo di concentramento per lesbiche e prostitute


LA STORIA DIMENTICATA


Quella di Weimar fu un’era tanto caotica quanto libertaria, e l’omosessualità si diffuse, o, meglio, fu ampiamente tollerata, caduti i paletti del periodo imperiale. I nazisti lessero una decadenza morale, laddove vi era instabilità politica e crisi economica. Così, quando presero il potere, l’epoca dei costumi liberi finì in archivio. E anche se l’omosessualità maschile fu punita più duramente rispetto a quella femminile, le lesbiche dovettero mascherare i loro comportamenti per evitare guai. Ad alcune di loro andò peggio: finirono in un campo di concentramento, Ravensbrück, costruito nel 1939 a cinquanta miglia a Nord-Est di Berlino.


Ravensbrück non è Auschwitz, ne’ Dachau o Bergen-Belsen. Non ci sono le immagini dell’Armata Rossa o i video dell’esercito britannico a consegnare alla storia i fotogrammi dell’orrore. Si tratta di una vicenda, se non dimenticata, quantomeno poco studiata. Fino alla monumentale e scrupolosa opera di Sarah Helm, una giornalista inglese, autrice di una lunga ricerca, fatta di lavoro d’archivio e interviste con le sopravvissute, oggi ottantenni, culminata in un libro uscito di recente: Ravensbrück: Life and Death in Hitler’s Concentration Camp for Women.

Come si evince dal titolo del volume, nel lager voluto dall’architetto dell’Olocausto, Heinrich Himmler, c’erano solo donne. Ne entrarono più di 130.000, da venti Paesi diversi, fino alla fine della guerra. Le prime 867 arrivarono il 15 maggio del 1939. Solo una parte di loro – secondo alcuni dati, circa il venti per cento – era ebrea. Le altre erano colpevoli di comportamenti “devianti”: lesbiche, prostitute, socialiste, comuniste, abortiste, rom, testimoni di Geova. Persone considerate inutili per la sopravvivenza e la gloria del Reich.

Solo il 20% erano ebree, le altre erano colpevoli di comportamenti “devianti”: lesbiche, socialiste, prostitute, abortiste, rom, testimoni di Geova

La Helm ha scoperto che non solo alcune donne arrivarono a Ravensbrück col marchio del lesbismo, ma che l’omosessualità femminile era piuttosto diffusa, anche se non apertamente dichiarata. Persino alcune guardie – le kapò, spesso prigioniere politiche, scelte per le loro doti organizzative – erano lesbiche, e ricoprire quel ruolo significava entrare potenzialmente in contatto con un numero maggiore di donne.
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1258 Messaggio da balkan wolf »

Grande ritorno di herr dostum!

Io in questa fase sto rivalutando molto albert speer.
Zitto zitto ha impostato prima l’estetica del reich e poi la sua produzione bellica. Brillante, freddo e anafettivo non gli fregava un cazzo del contesto storico allucinante ma solo della sua arte.

W il kitsch nibelungico! W l’architettura delle rovine!
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1259 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

Manca da sempre un topic sull’architettura in generale.
Sarebbe interessante se portato avanti come dico io cioè con serietà ed approfondimento. Accanto ai grandi si potrebbe accennare anche ad un minimo di architettura per interni destinata ai set porno.
Ma. In c’è la faccio a portarlo avanti da solo

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Re: Nazismo dilagante (OT)

#1260 Messaggio da Salieri D'Amato »

Sul campo di concentramento di Ravensbrück e sulla storia delle donne lì deportate, c'è questo piccolo approfondimento che ci dà un quadro abbastanza esaustivo che consiglio di leggere. Sempre bene non dimenticare.

http://www.informareunh.it/lolocausto-d ... o-inutili/


PS: bentornato dostum!
La via più breve tra due cuori è il pene

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