invia a Stoccolma la documentazione per la candidatura: quello che ci vuole per il capo del governo italiano è il premio Nobel per la pace.
Almeno di questo è convinto il senatore di Forza Italia Antonio Gentile, eletto a Cosenza, che mesi fa ha organizzato un comitato a sostegno, e poi ha inviato regolare richiesta all'Accademia Reale di Svezia.
Ora vengono rese note anche le motivazioni che farebbero meritare al premier il prestigioso riconoscimento, ragioni che Gentile definisce "oggettive", dunque talmente ovvie da non meritare neanche una discussione. Fosse per Gentile, dunque, gli accademici svedesi non dovrebbero neanche discuterne, e chi ha osato farci qualche ironia sopra è solo "vittima di un pregiudizio lombrosiano".
Allora, le motivazioni. Berlusconi merita il Nobel per "Il forte ruolo svolto a favore dell'ingresso della Russia nella Nato; per la cancellazione dei crediti che l'Italia vantava verso alcuni Paesi poveri; per aver interpretato la sua funzione istituzionale come un percorso limpido e coerente di mediazione dei conflitti internazionali; perchè ha restituito all'Italia una vocazione diplomatica dispersa".
"Fatto sta - è sempre il senatore Gentile che parla - che il premier italiano ha assunto una posizione di coraggioso interventismo nella risoluzione del drammatico sequestro dei palestinesi a Betlemme", e ha perfino organizzato a Roma, subito dopo l'attentato dell'11 settembre, il vertice della Fao (che tra l'altro è rimasto in Italia solo dopo un lungo braccio di ferro tra il governo e l'organizzazione dell'ONU).
Mentre Berlusconi è ancora in aereo per Johannesburg, il senatore Gentile segnala agli accademici di Stoccolma che il premier "ha proposto al vertice una misura di aiuto ai Paesi poveri parallela all'aumento del prodotto interno lordo dei Paesi ricchi".
(2 settembre 2002)
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