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Tratto da "Il Mucchio Selvaggio - La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia", di Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini - Strade Blu Mondadori
MAURIZIO PARADISO, IL PRIMO TRANS
Paolo Romani smaniava. Cercava il suo cult per Lombardia 7. Qualunque televisione locale vive su un programma di punta. Sport e informazione erano già inflazionati. Per i grandi film, non c'era partita con i network. Un giorno entra in edicola e s'imbatte nel magico mondo degli hard fatti in casa. Miliardi di copule anonime. Proprio come teorizzavano Marco Toto e Jessica Rizzo, il Jean-Paul Sartre e la Simone de Beauvoir delle luci rosse. Paolo Romani, intellettuale prima prestato e poi regalato del tutto al disordine della vita, già vede la scena: proiezione della cosa turpe e dibattito in studio con l'esperto che spiega l'immaginario erotico dell'italiano medio.
Tramite Minitel, antenato di Internet, Romani si fa spedire il materiale. Arrivano tre sacchi pieni di cassette. Nella stragrande maggioranza amplessi ripugnanti di gente comune. Ma quelle poche eccezioni, illuminanti. Commesse del supermercato che frustavano mariti inermi legati a una corda rudimentale. Ciccioni alle prese con enormi clisteri. Una tizia, allo zoo, che si alza la gonna e mostra l'enorme culo a un enorme elefante, più indifferente che perplesso. Tutta roba fatta in casa, da dilettanti maniaci, esibizionisti malati.
Romani ha l'acquolina. Intravede la svolta. Cestina l'hard puro e punta sulle perversioni. Cerca il giornalista ma non lo trova. Un amico gli segnala che c'è uno, una, un trans, in grado di lanciare questo cinema indipendente e sommerso. Maurizia Paradiso è già la reginetta di qualche tivù locale con i suoi «Amici della noches» in cui televende articoli di «Magic America», una catena di pornoshop, che dice di aver provato in prima persona, incluso il Torex, una crema per l'erezione fatta con il corno di rinoceronte.
I due s'incontrano la vigilia di Natale del '92. Paolo Romani si sente molto Gesù Bambino. Lei, lui, logorroica, lo inchioda alla sedia per sei ore di seguito. Romani, stremato e stregato: questa buca il video, più donna di qualunque donna. Le sottopone il contratto. Quella bislacca creatura, con le curve da Marilyn e la voce da tribuno leghista, funziona sicuro. Sarà il suo «Rocky Horror Picture Show». Tra Natale e Capodanno le cuce addosso un format. Romani entra con la fidanzata di allora in un negozio di abbigliamento femminile e sbircia per caso, attraverso la porta tipo saloon, una ragazza che si toglie la gonna. Nasce così, da quell'occhiata lussuriosa, «Vizi privati e pubbliche virtù», che poi diventerà solo «Vizi privati». è la sua altra grande invenzione dopo «Qui studio, a voi stadio».
La Paradiso giocherà morbosetta con il pubblico maschile a casa, mentre delle pin-up si spogliano. Con la flessibilità che lo distingue, Romani tralascia il dibattito culturale e passa al puro svago per adulti, con implicazioni economiche interessanti, soprattutto per lui. «Ma la guardavano anche i bambini» esagera «avevo bandito qualunque volgarità .» Proibiti doppi sensi e parolacce inutili, partono tra un gioco e l'altro della Maurizia filmati osé, senza penetrazioni visibili, abbinati ai numeri proibiti, 144 e 166, coi quali Romani incassava tra i 60 e i 70 milioni al mese. Ritmi da 1500 telefonate a notte. Intere famiglie sul lastrico. Un successo clamoroso.
Ma diventa difficile trovare ragazze italiane che si prestano allo strip. Romani, irrefrenabile, deporta ragazze da Budapest con un camioncino, le fa spogliare in diretta per una settimana e le rispedisce a casa. Diventerà il Pornonorevole. «Mai sopportata quell'etichetta. Io facevo solo uno scanzonato programma per famiglie.»
Non la pensa così il garante che lo denuncia. Romani toglie i filmati e lascia Maurizia. Che nel frattempo, però, comincia a sbroccare. «Maurizia era una pazza. Siccome era un uomo, aveva il problema che le cresceva la barba. Una volta al mese si attaccava sul sedere dei cerotti ormonali che la facevano uscire di testa.»
Un giorno insegue il regista con una forbice, stile Lorena Bobbit. Finisce ai ferri corti anche con Romani. Porte sbattute in faccia. Maurizia esplode in tutti i sensi. Nel diverbio, un cazzotto di Romani le fa scoppiare una tetta finta. Così almeno lei dichiara in una intervista all'«Indipendente», dopo aver chiamato l'ambulanza ed essersi fatta portare al pronto soccorso. «Da allora diventa incontrollabile, intrattabile, sboccata in diretta. Un incubo, io volevo anche le famiglie al video. Il rapporto si chiude male. La Paradiso sparisce per un po', si sposa con un ricco svizzero...»
Intanto, su Telealtomilanese di Renzo Villa, impazzava il venerdì sera con replica il sabato «Playboy di mezzanotte», varietà per adulti ambientato in un night condotto da Nanni Svampa e dal pupazzo Nick Tormento di Tinin Mantegazza, regia di Giò Vigevano, ospite abituale Ugo Tognazzi. Il piatto forte erano le playmate che anticiparono quelle di «Colpo grosso» di Umberto Smaila. Immerse in schiumanti Jacuzzi, tutte intente a giocare coi palloncini o a dimenare tette e culi sotto la doccia. Tremano le pareti il giorno in cui una Carmen Russo in perizoma e stelline alla Wonder Woman piomba furente nell'ufficio di Vittorio Giovanelli, responsabile delle produzioni, perché ha appena saputo che Pamela Prati ha un cachet superiore al suo. Cicciolàna si alterna a Barbara D'Urso nella lettura molto lasciva dell'oroscopo.
MAURIZIO PARADISO, IL PRIMO TRANS
Paolo Romani smaniava. Cercava il suo cult per Lombardia 7. Qualunque televisione locale vive su un programma di punta. Sport e informazione erano già inflazionati. Per i grandi film, non c'era partita con i network. Un giorno entra in edicola e s'imbatte nel magico mondo degli hard fatti in casa. Miliardi di copule anonime. Proprio come teorizzavano Marco Toto e Jessica Rizzo, il Jean-Paul Sartre e la Simone de Beauvoir delle luci rosse. Paolo Romani, intellettuale prima prestato e poi regalato del tutto al disordine della vita, già vede la scena: proiezione della cosa turpe e dibattito in studio con l'esperto che spiega l'immaginario erotico dell'italiano medio.
Tramite Minitel, antenato di Internet, Romani si fa spedire il materiale. Arrivano tre sacchi pieni di cassette. Nella stragrande maggioranza amplessi ripugnanti di gente comune. Ma quelle poche eccezioni, illuminanti. Commesse del supermercato che frustavano mariti inermi legati a una corda rudimentale. Ciccioni alle prese con enormi clisteri. Una tizia, allo zoo, che si alza la gonna e mostra l'enorme culo a un enorme elefante, più indifferente che perplesso. Tutta roba fatta in casa, da dilettanti maniaci, esibizionisti malati.
Romani ha l'acquolina. Intravede la svolta. Cestina l'hard puro e punta sulle perversioni. Cerca il giornalista ma non lo trova. Un amico gli segnala che c'è uno, una, un trans, in grado di lanciare questo cinema indipendente e sommerso. Maurizia Paradiso è già la reginetta di qualche tivù locale con i suoi «Amici della noches» in cui televende articoli di «Magic America», una catena di pornoshop, che dice di aver provato in prima persona, incluso il Torex, una crema per l'erezione fatta con il corno di rinoceronte.
I due s'incontrano la vigilia di Natale del '92. Paolo Romani si sente molto Gesù Bambino. Lei, lui, logorroica, lo inchioda alla sedia per sei ore di seguito. Romani, stremato e stregato: questa buca il video, più donna di qualunque donna. Le sottopone il contratto. Quella bislacca creatura, con le curve da Marilyn e la voce da tribuno leghista, funziona sicuro. Sarà il suo «Rocky Horror Picture Show». Tra Natale e Capodanno le cuce addosso un format. Romani entra con la fidanzata di allora in un negozio di abbigliamento femminile e sbircia per caso, attraverso la porta tipo saloon, una ragazza che si toglie la gonna. Nasce così, da quell'occhiata lussuriosa, «Vizi privati e pubbliche virtù», che poi diventerà solo «Vizi privati». è la sua altra grande invenzione dopo «Qui studio, a voi stadio».
La Paradiso giocherà morbosetta con il pubblico maschile a casa, mentre delle pin-up si spogliano. Con la flessibilità che lo distingue, Romani tralascia il dibattito culturale e passa al puro svago per adulti, con implicazioni economiche interessanti, soprattutto per lui. «Ma la guardavano anche i bambini» esagera «avevo bandito qualunque volgarità .» Proibiti doppi sensi e parolacce inutili, partono tra un gioco e l'altro della Maurizia filmati osé, senza penetrazioni visibili, abbinati ai numeri proibiti, 144 e 166, coi quali Romani incassava tra i 60 e i 70 milioni al mese. Ritmi da 1500 telefonate a notte. Intere famiglie sul lastrico. Un successo clamoroso.
Ma diventa difficile trovare ragazze italiane che si prestano allo strip. Romani, irrefrenabile, deporta ragazze da Budapest con un camioncino, le fa spogliare in diretta per una settimana e le rispedisce a casa. Diventerà il Pornonorevole. «Mai sopportata quell'etichetta. Io facevo solo uno scanzonato programma per famiglie.»
Non la pensa così il garante che lo denuncia. Romani toglie i filmati e lascia Maurizia. Che nel frattempo, però, comincia a sbroccare. «Maurizia era una pazza. Siccome era un uomo, aveva il problema che le cresceva la barba. Una volta al mese si attaccava sul sedere dei cerotti ormonali che la facevano uscire di testa.»
Un giorno insegue il regista con una forbice, stile Lorena Bobbit. Finisce ai ferri corti anche con Romani. Porte sbattute in faccia. Maurizia esplode in tutti i sensi. Nel diverbio, un cazzotto di Romani le fa scoppiare una tetta finta. Così almeno lei dichiara in una intervista all'«Indipendente», dopo aver chiamato l'ambulanza ed essersi fatta portare al pronto soccorso. «Da allora diventa incontrollabile, intrattabile, sboccata in diretta. Un incubo, io volevo anche le famiglie al video. Il rapporto si chiude male. La Paradiso sparisce per un po', si sposa con un ricco svizzero...»
Intanto, su Telealtomilanese di Renzo Villa, impazzava il venerdì sera con replica il sabato «Playboy di mezzanotte», varietà per adulti ambientato in un night condotto da Nanni Svampa e dal pupazzo Nick Tormento di Tinin Mantegazza, regia di Giò Vigevano, ospite abituale Ugo Tognazzi. Il piatto forte erano le playmate che anticiparono quelle di «Colpo grosso» di Umberto Smaila. Immerse in schiumanti Jacuzzi, tutte intente a giocare coi palloncini o a dimenare tette e culi sotto la doccia. Tremano le pareti il giorno in cui una Carmen Russo in perizoma e stelline alla Wonder Woman piomba furente nell'ufficio di Vittorio Giovanelli, responsabile delle produzioni, perché ha appena saputo che Pamela Prati ha un cachet superiore al suo. Cicciolàna si alterna a Barbara D'Urso nella lettura molto lasciva dell'oroscopo.
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non indovinerete mai di chi sono le mutandine nel mio avatar...
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