[O.T.] Eurabia a chi giova di più??

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balkan wolf
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#181 Messaggio da balkan wolf »

naa squirtone non ce provà  :-)

rileggi e troverai un a constatazione molto empirica e molto poco intrinseca sopra...

la maggioranza delle etnie non bianche oggi e più barbara della maggioranza dei bianchi...

dimmi in tutta sincerità  trovi gli stessi tassi di civiltà  tolleranza maturità  sociale nella città  europee come in quelle afrikane?? nord e sud america sono egualmente violente???

va bene la disquisizione accademica ( sai che ti reputo un buon interlocutore ) ma un pó di banale buon senso ogni tanto ce vo
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Mr. Viz
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#182 Messaggio da Mr. Viz »

wow tutto molto affascinante,per ora sono arrivato solo a pagina cinque, attacco la Kamchacta con due e vi saluto, a domani

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tao
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#183 Messaggio da tao »

balkan wolf ha scritto:bof black ho sempre reputato la demonizzazione storica del bianco una cagata strumentale...

vuoi farmi credere che se i tenerissimi zulù avessero avuto navi e fucili non sarebbero andati in giro per il mondo a spakkare culi??? :-)
oddio ma bisogna chiedersi anche perchè gli amici zulù non avessero navi e e fucili ed i bianchi si e pure in maniera copiosa............
forse anche questo dilemma presenta una gamma di risvolti antropologici interessante...........
oddio, i primi insediamenti dell'homo sapiens si sono sviluppati in africa, da li un ramo, una branca di tali comunità  è stata investita da una sorta di smania di dominio sulla natura, una sete di possesso ed un'ansia predatoria che li ha portati a colonizzare l'orbe terracqueo........chiaro come le popalazioni discese da tali stirpi abbiano "somatizzato" nei secoli un'attitudine maggiormente aggressiva, rapace e quasi vampiresca rispetto alle etnie che all'apice del proprio "albero ereditario" scaturivano, invece, da coloro i quali avevano optato per la sedentarietà  ed in poche parole per il quieto vivere........
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Squirto
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#184 Messaggio da Squirto »

tao ha scritto: i primi insediamenti dell'homo sapiens si sono sviluppati in africa

e quella che viene definita "culla della civiltà " non si trova in Europa... così come gli imperi orientali...
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CanellaBruneri
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#185 Messaggio da CanellaBruneri »

Squirto ha scritto:
tao ha scritto: i primi insediamenti dell'homo sapiens si sono sviluppati in africa

e quella che viene definita "culla della civiltà " non si trova in Europa... così come gli imperi orientali...
Mi spiace, squirtone, ma l'europa(continentale) è la civiltà  senza la quale neppure ci sarebbe questo forum. Mi prenderó del reazionario, vabbè...
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#186 Messaggio da balkan wolf »

ma che cazzo dite???

è risaputo che una antichissima popolazione subpolare discese in europa e in india sterminando tutti gli indigeni e sostituendoli completamente ... da qui le profonde differenze biologiche e intellettive ( è scientificamente provato che gli iperborei spostavano oggetti col pensiero ) tra indoeuropei e non indoeuropei

è una verità  storica echecazzo!!! :-) :-)

p.s.

tra il serio e il faceto la famigerata radice protostorica "dravita" che lega culturalmente india grecia e nordeuropa ha forti basi di credibilità 
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#187 Messaggio da Squirto »

CanellaBruneri ha scritto:
Squirto ha scritto:
tao ha scritto: i primi insediamenti dell'homo sapiens si sono sviluppati in africa

e quella che viene definita "culla della civiltà " non si trova in Europa... così come gli imperi orientali...
Mi spiace, squirtone, ma l'europa(continentale) è la civiltà  senza la quale neppure ci sarebbe questo forum. Mi prenderó del reazionario, vabbè...
vero in parte. dovresti leggere cosa scrive Amartya Sen sull'India e il pluralismo...
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#188 Messaggio da CanellaBruneri »

Squirto ha scritto:
CanellaBruneri ha scritto:
Squirto ha scritto:
tao ha scritto: i primi insediamenti dell'homo sapiens si sono sviluppati in africa

e quella che viene definita "culla della civiltà " non si trova in Europa... così come gli imperi orientali...
Mi spiace, squirtone, ma l'europa(continentale) è la civiltà  senza la quale neppure ci sarebbe questo forum. Mi prenderó del reazionario, vabbè...
vero in parte. dovresti leggere cosa scrive Amartya Sen sull'India e il pluralismo...
Parliamo della società  rigidamente divisa in caste? A me andrebbe pure bene, sarei un bramino. Naturalmente apprezzo gli scritti di Sen, soprattutto sul problema del credito
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#189 Messaggio da cla81 »

balkan wolf ha scritto:naa squirtone non ce provà  :-)



la maggioranza delle etnie non bianche oggi e più barbara della maggioranza dei bianchi...
ed i turchi(per la loro parte "genetica" di origine europea e non asiatico mongolica araba)+popoli turchizzati dove li metti? :(

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BlackHand
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#190 Messaggio da BlackHand »

tao ha scritto:oddio ma bisogna chiedersi anche perchè gli amici zulù non avessero navi e e fucili ed i bianchi si e pure in maniera copiosa............
forse anche questo dilemma presenta una gamma di risvolti antropologici interessante.........[...]
Interessante per un antropologo dell'800 magari :lol: :DDD :lol:

Per quel che riguarda l'argomento comunque c'è un bell'articolo sul Corriere che dà  un'idea sensata e precisa al riguardo (è un po' lungo, ma leggetelo ugualmente).

La maggioranza delle persone si troverà  irrimediabilmente d'accordo col Jappo.

Ecco perchè non riusciamo a integrare gli immigrati musulmani


Fukuyama: «L'Europa è a rischio»

Il politologo americano: «Il fallimento del sogno multiculturale mina le fondamenta della democrazia»


L e moderne società  liberali in Europa e Nord America tendono ad avere identità  deboli; molti celebrano il loro pluralismo e multiculturalismo, sostenendo che la loro identità  in effetti è non avere identità . Il fatto è che l'identità  nazionale continua a esistere in tutte le democrazie liberali, anche se con caratteri differenti in Nord America rispetto ai Paesi dell'Ue. Secondo Seymour Martin Lipset, l'identità  americana è sempre stata di natura politica, essendo gli Usa nati da una rivoluzione contro l'autorità  statale con alla base cinque valori fondanti: uguaglianza, libertà  (o antistatalismo), individualismo, populismo e laissez-faire. L'identità  americana ha le sue radici anche nelle diverse tradizioni etniche, in particolare in quella che Samuel Huntington definisce la cultura «anglo-protestante», da cui derivano la famosa etica protestante del lavoro, l'inclinazione all'associazionismo volontario e il moralismo in politica. Questi aspetti chiave della cultura americana all'inizio del XXI secolo sono stati distinti dalle loro origini etniche, divenendo patrimonio della maggioranza dei nuovi americani.
In Europa dopo la seconda guerra mondiale ci fu un forte impegno nella creazione di un'identità  europea «postnazionale», ma ancora pochi pensano a sè come genericamente europei. Con il rifiuto della Costituzione europea nei referendum in Francia e in Olanda nel 2005, i cittadini hanno segnalato alle èlites di non essere pronti a rinunciare allo Stato e alla sovranità  nazionale. Le vecchie identità  nazionali europee continuano a sussistere e la popolazione conserva tuttora un forte senso di cosa implichi l'essere inglese, francese o italiano, anche se non è politically correct affermare troppo fortemente tali identità . Le identità  nazionali in Europa, comparate a quelle nelle Americhe, rimangono più fondate sugli aspetti etnici. La maggior parte dei Paesi europei tende a concepire il multiculturalismo come una cornice nella quale far coesistere culture differenti, piuttosto che un meccanismo di transizione per integrare i nuovi arrivati nella cultura dominante.
Quali che siano le esatte cause, il fallimento europeo nel tentativo di creare una migliore integrazione dei musulmani è una bomba a orologeria che ha già  contribuito al terrorismo, che certamente provocherà  una più decisa reazione dei gruppi populisti e che puó persino minacciare la stessa democrazia europea. La soluzione di tale problema richiede cambiamenti nel comportamento delle minoranze immigrate e dei loro discendenti, ma anche in quello dei membri delle comunità  nazionali dominanti. Il primo versante della soluzione è riconoscere che il vecchio modello multiculturale non è stato un grande successo in Paesi come l'Olanda e la Gran Bretagna, e che è necessario sostituirlo con tentativi più energici per integrare le popolazioni non-occidentali in una comune cultura liberale. Il vecchio modello multiculturale era basato sul riconoscimento dei gruppi e dei loro diritti. A causa di un malinteso senso di rispetto per le differenze " e talvolta per sensi di colpa postcoloniali " è stata ceduta alle comunità  culturali un'eccessiva autorità  nel fissare regole di comportamento per i loro membri. Il liberalismo non puó essere basato sui diritti dei gruppi, perchè non tutti i gruppi sostengono valori liberali. La civiltà  dell'Illuminismo europeo, di cui la democrazia contemporanea è l'erede, non puó essere culturalmente neutrale, dal momento che le società  liberali hanno propri valori che riguardano l'eguale dignità  e valore dei singoli. Le culture che non accettano tali premesse non meritano uguale protezione in una democrazia liberale. I membri delle comunità  immigrate e i loro discendenti meritano di essere trattati su un piano di parità  come individui, non come membri di comunità  culturali.
Non c'è ragione perchè una ragazza musulmana sia trattata differentemente da una cristiana o da un'ebrea rispetto alla legge, comunque la pensino i suoi parenti. Il multiculturalismo, per come fu originalmente concepito in Canada, negli Usa e in Europa, era in un certo senso un «gioco alla fine della storia »: la diversità  culturale era vista come un tipo di ornamento al pluralismo liberale, che avrebbe provveduto cibo etnico, vestiti coloratissimi e tracce di tradizioni storiche distintive a società  spesso considerate confusamente conformiste e omogenee. La diversità  culturale era qualcosa da praticare largamente nella sfera privata, dove non avrebbe condotto ad alcuna seria violazione dei diritti individuali, nè avrebbe minato l'ordine sociale essenzialmente liberale. Per contro, oggi alcune comunità  musulmane stanno avanzando richieste per diritti di gruppo che semplicemente non possono essere adattati ai principi liberali di uguaglianza individuale. Tali richieste includono esenzioni speciali dalla legislazione familiare valida per chiunque altro nella società , il diritto di escludere i non musulmani da alcuni particolari eventi pubblici o il diritto di opporsi alla libertà  di parola in nome dell'offesa religiosa (come nel caso delle vignette danesi). In taluni casi estremi, le comunità  musulmane hanno persino espresso l'ambizione di sfidare il carattere laico dell'ordine politico nel suo insieme.
Tipologie simili di diritto di gruppo intaccano i diritti di altri individui nella società  e sospingono l'autonomia culturale ben oltre la sfera privata. Chiedere ai musulmani di rinunciare ai diritti di gruppo è molto più difficile in Europa che negli Usa, perchè molti Paesi europei hanno tradizioni corporative. L'esistenza di scuole cristiane ed ebree finanziate dallo Stato in molti Paesi europei rende difficile argomentare in via di principio contro un sistema scolastico supportato dallo Stato per i musulmani. Queste isole di corporativismo pongono importanti precedenti per le comunità  musulmane e risultano d'ostacolo al mantenimento di un muro di separazione fra religione e Stato. Se l'Europa deve stabilire il principio liberale di un pluralismo fondato sugli individui, allora deve affrontare il problema di tali istituzioni corporative ereditate dal passato. Le modalità  con cui l'identità  nazionale continua a essere intesa e vissuta talvolta costituiscono una barriera per i nuovi arrivati, che non condividono l'etnia e la religione delle popolazioni originarie. Questo senso di appartenenza a un luogo e a una storia dovrebbe non essere cancellato, ma reso quanto più aperto possibile ai nuovi cittadini.
A dispetto delle sue origini assolutamente differenti, l'America puó avere qualcosa da insegnare agli europei nel loro tentativo di costruire forme postetniche di cittadinanza e appartenenza nazionale. La vita americana è piena di cerimonie parareligiose e rituali intese a celebrare le istituzioni politiche democratiche del Paese, laddove invece gli europei hanno largamente deritualizzato la loro vita politica. Queste cerimonie sono invece importanti per l'assimilazione dei nuovi immigrati. Inoltre, in gran parte dell'Europa, una combinazione di regole rigide nel mondo del lavoro e di benefit generosi spiega come gli immigrati non vengano in cerca di lavoro, ma di welfare. Molti europei affermano che il meno generoso welfare state statunitense privi i poveri di dignità . àˆ invece vero il contrario: la dignità  si sviluppa grazie al lavoro e al contributo che attraverso il proprio lavoro una persona dà  al resto della società . In diverse comunità  musulmane in Europa, circa metà  della popolazione sopravvive grazie al welfare, il che contribuisce direttamente a indurre un senso di alienazione e disperazione. Il dilemma dell'immigrazione e dell'identità  converge con il problema più vasto della mancanza di valori della postmodernità . L'insorgere del relativismo ha reso più difficile per i postmoderni affermare valori positivi e perció anche quei valori di base condivisi che agli immigrati è chiesto di fare propri come condizione per la cittadinanza. Al di là  delle celebrazioni della diversità  e della tolleranza, i postmoderni trovano difficile accordarsi sulla sostanza di un bene comune cui aspirare unitariamente. L'immigrazione ci costringe in maniera particolarmente stringente a porci la domanda: «Chi siamo?». Se le società  postmoderne debbono muoversi verso una più seria discussione dell'identità , avranno bisogno di portare alla luce le virtù positive che definiscono cosa vuol dire essere membri di una società  più vasta. In caso contrario, rischiano di essere sopraffatte da chi è più sicuro della propria identità .

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#191 Messaggio da BlackHand »

edit.
Ultima modifica di BlackHand il 17/07/2007, 13:10, modificato 1 volta in totale.
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#192 Messaggio da Squirto »

BlackHand ha scritto:I membri delle comunità  immigrate e i loro discendenti meritano di essere trattati su un piano di parità  come individui, non come membri di comunità  culturali.
Non c'è ragione perchè una ragazza musulmana sia trattata differentemente da una cristiana o da un'ebrea rispetto alla legge
su questo sono d'accordo da sempre. lo stato deve considerare le persone, non "i gruppi". se un testimone di geova non fa fare una trasfusione al figlio in fin di vita, si tratta di omissione di soccorso e basta. il resto è fuffa.

anche la legge francese contro l'esposizione di simboli religiosi dal mio punto di vista è una aberrazione illiberale.
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#193 Messaggio da BlackHand »

Quella legge è stata oltremodo strumentalizzata (Biagi docet) in quanto era soprattutto (IMHO) per evitare casini nel riconoscimento persone (burqa).

Forse (forse) per il bene di tutti è meglio, è meglio che tutti rinuncino ad un po' di libertà  (o privacy).

Squirto, l'hai letto tutto?
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