Drogato_ di_porno ha scritto:L'unico vero problema è lo scontro Silvio - Tremonti, iniziato quando Tremonti ha dato il via libera alla dipartita di Geronzi da Generali (contro il volere di Silvio che vuole da tempo immemore scalare il Corriere della Sera)
Drughy,
hai posto una questione che mi arrovella da tempo.
Che S.B. voglia conquistare il Corriere della Sera, al fine di disporre, anche nel settore della carta stampata, di un avamposto autorevole e diffuso tra il pubblico, è cosa ben nota.
Analizzando la composizione soggettiva del patto di sindacato che controlla la R.c.s. s.p.a. (editrice del Corriere) è facile riscontrare la presenza di una maggioranza fieramente anti-berlusconiana: Intesa San Paolo (id est: i prodiani Bazoli e Passera), la Pirelli (controllata da Tronchetti Provera, imprenditore distante dal Cav. e vicino ai rappresentanti della "finanza rossa" di Carlo Buora), la Fiat (del terzo-polista Luca Cordero di Montezemolo), Diego della Valle, anti-berlusconiano di sicura fede ed il Gruppo Benetton, di concolidato orienatmento progressista.
L'unico sicuro avamposto berlsuconiano nel patto di sindacato che controlla la R.c.s. s.p.a. è rappresentato dalla Premafin s.p.a. di S. Ligresti (e, forse, la Italcementi di Pesenti).
Non solo.
L' amministratore delegato ed il direttore generale di Rcs Mediagroup s.p.a. è il prodiano Antonello Perricone ed il direttore di R.c.s. libri è l'ulivista Paolo Mieli.
Ciononostante il Corriere della Sera ha sempre assunto, nel corso degli anni, una linea editoriale estremamente compiacente e indulgente nei confronti delle nefandezze del Governo Berlusconi: tanto ciò è vero che, per definizione di Eugenio Scalfari, è stato bollato come il quotidiano dei "terzisti" che, affettando una finta equidistanza, non prendono mai posizione o azzardano, al limite del ridicolo, imbarazzanti giustificazioni alle innumerevoli pecche del Governo Berllusconi (penso a P. Ostellino, ad A. Panebianco, a P. Battista, allo stesso F. De Bortoli).
Sinceramente, non ho mai ben compreso la ragione di una siffatta linea editoriale.
L'unica spiegazione che sono riuscito a darmi - ma della cui esattezza, però, dubito io per primo - è tale:
1) se fosse stato severo ed inflessibile col Cav., il Corriere avrebbe occupato uno spazio di mercato già coperto da Repubblica e, dunque, poco redditizio in termini imprenditoriali;
2) il Corriere è il giornale di Milano e della borghesia liberale: assumere una linea troppo anti-berlusconiana avrebbe significato porsi in diretto contrasto con l'orientamento politico della maggior parte dei suoi lettori.