belnudo ha scritto:Ma se condividi TUTTO, dovresti abolire l'esame di stato
Delle due, l'una:
- abolisci l'esame di stato;
- mantieni l'esame di stato e lo rendi effettivamente rigoroso e meritocratico.
Tieni conto di una cosa, che dico senza alcuna volontà politica: l'abolizione dell'esame di stato è caldeggiata soprattutto dalla Confindustria e dalle Banche.
Ciò in quanto le spese che le imprese e le banche devono sostenere per liquidare le parcelle deglii avvocati, dei commercialisti e dei notai rappresentano un costo notevole da appostare nei bilanci annuali: è molto più conveniente, per le imprese e le banche, caldeggiare una liberalizzazione integrale, in modo tale che sia soppresso l'ordine professionale (degli avvocati, dei commercialisti e dei notai) ed assumere, in qualità di lavoratori dipendenti (il che, de iure condito, è oggi inammissibile) gli avvocati ed i commercialisti, iscriverli nei rispettivi libri matricola e retribuirli alla stregua di lavoratori subordinati.
Per i notai, in verità, il discorso è più complesso, dato che essi sono anche pubblici ufficiali, che rappresentanto la Repubblica Italiana: tanto è vero che alla professione notarile si accede soltanto per concorso pubblico (e non per esame di abilitazione) ed il numero degli iscritti è, per legge, un numerus clausus.
Il discorso di Confindustria e delle banche è, per un verso avvilente (la mortificazione della dignità delle libere professioni, ridotte a mera articolazione interna delle grandi imprese) e per un altro verso è, però, realistico.
Vuoi per le considerazioni di Mauro ed scb (l'esma edi avvocato è risibile, com'è oggi) vuoi perchè nei grandi studi legali (soprattutto nelle law firms di derivazione inglese: Clifford & Chance, Allen & Overy, Bird & Bird; Dewey & Lebeuf, Baker & Mackenzie, ecc. ...) la riduzione dell'avvocato a lavoratore di fatto subordinato è una realtà difficilmente negabile.
Tanto è vero - ma qui entriamo in un campo estremamente complesso - che il prof. Ichino, nella sua qualità di docente di diritto del lavoro, sosteneva, anche pensando agli avvocati delle law firms, di rivisitare la nozione stessa di lavoratore subordinato attualmente vigente ex art. 2094 c.c. e le altre norme relative (ivi compresa quella della incompatibilità di cui sopra) sostituendo ai criteri oggi invalsi (assoggettamento al potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro; inserimento nella organizzazione aziendale; rispetto di orario predeterminato di lavoro; fissità del compenso) due nuovi parametri:
- la mono-committenza;
- il rispetto di una soglia di reddito (€. 50.000).
Al ricorrere dei due presupposti citati, stando alla proposta del prof. Ichino, si è lavoratori subordinati.