Mi è rimasta da fare una recensione di un libro letto ormai un mese fa:
I figli dei guardiani di elefanti, di Peter Hoeg, l'autore di
Il senso di Smilla per la neve.
E' un libro che mi ha assolutamente sconcertato per decine e decine di pagine.
Ci si ritrovano tutti i temi tipici dei suoi romanzi e racconti:
gli adolescenti che parlano, e pensano, in modo strano,
la lotta contro le autorità adulte e le convenzioni sociali,
la misteriosa cospirazione, i personaggi surreali, fiabeschi, ma molto danesi.
Però il tutto è su un registro spiccatamente comico, del tutto inaspettato per chi conosce le sue opere precedenti.
E' un comico
danese, né italiano né britannico. Ti prende alla sprovvista, un po' come i telefilm di Pippi Calzelunghe,
che probabilmente facevano fare le matte risate ai bimbi scandinavi, e lasciavano noi piccoli italiani del tutto disorientati.
E lo stesso vale per il linguaggio, sovraccarico e sperimentale: per un paio di pagine godi, poi ti viene il mal di mare
e invochi il fantasma di Hemingway, poi la trama riprende il passo e torni a respirare, poi affoghi di nuovo...
Insomma, ci ho messo quasi duecento pagine a capire se mi piaceva o no. E alla fine ho deciso di sì.
Decisamente deve essergli successo qualcosa, a Peter, per passare dal sublime
"
L'innamoramento è fortemente sopravvalutato. L'innamoramento consiste di un quarantacinque per cento
di paura di non essere accettati, di un altro quarantacinque di speranza che questa volta la paura venga delusa,
e di un modesto dieci per cento di fragile consapevolezza delle possibilità dell'amore."
di
Smilla al diversamente sublime
"
Siamo tutti delle stanze... e finché uno è una stanza è prigioniero.
Ma c'è una strada per uscire, e non passa da una porta, perché non c'è nessuna porta, è già aperto,
bisogna semplicemente trovare l'apertura." di questo romanzo.