E' vero Pimpi. E' proprio una Pelleposcidata ma è una sintesi e avrebbe risparmiato questa BerlinataPimpipessa ha scritto:berlino come pelleposcide alla BIT

Come ho detto conosco bene Sanremo. La città (meglio sarebbe chiamarlo borgo) vive di floricoltura. Di turismo di immobiliare di Casinò e di poche altre cose. Tra queste il festival. E' anche in crisi perché gli olandesi con il clima di merda che si ritrovano riescono a fare un prodotto molto più industriale e a esportare molto di più. Ci credete che Sanremo importa semi e fiori dall'Olanda e li rivende sul mercato italiano? A me sembra pazzesco ma è così da un po' di tempo. La analisi del Festival secondo me potrebbe partire da questo. Dal ciclo industriale dietro al prodotto canzone.
Non ricordo a quale genio è venuto in mente di fare di Sanremo la capitale della canzone italiana. Forse pensava alla esportazione usando come sponda il versante francese. E' evidente a tutti che Sanremo c'entra con la canzone come i cazzi a merenda. Uno potrebbe pensare a Napoli e in effetti i due festival (quello della canzone napoletana e Sanremo sono stati in competizione). La scelta di fare musica "etnica" ha penalizzato Napoli e Sanremo è diventata il palcoscenico del nostro prodotto nazionale. Nel tempo non c'è dubbio che Sanremo è stato un caso di successo. Come credo sia vero che è uno specchio della realtà sociale italiana. I suoi alti e bassi coincidono con l'andamento del paese. Se c'è un termometro questo è il nostro festival della canzone. Ignorare Sanremo significa non interessarsi di costume, società, realtà sociale oltre che di musica popolare. Sicuramente un atteggiamento snob.
Veniamo alla antropologia. Quando calano le orde del festival a Sanremo c'è davvero di tutto e tutti. E' ovviamente il caravanserraglio che si porta dietro la TV ma alcuni tipi antropologici sono secondo me interessanti. La prevalenza è una cadenza meridionale e napoletana in particolare. Come dire che dopo che il festival della canzone gli è stato scippato i napoletani si sono riconquistati la piazza anche se per farlo devono percorrere più di mille kilometri. E che sarà mai? Ma richiama anche una specifica sotto-cultura. Mediamente per fare musica da festival è molto importante NON avere scolarizzazione.
Il tipo antropologico quindi richiama il fancazzista doc. La cicala. Qualcuno che ha trovato un modo infinitamente migliore di vivere rispetto a spaccarsi la schiena dietro un campo o assemblando scocche in una catena di montaggio. Costituisce una specie culturale a parte. Non ne do alcun giudizio etico. Se potessi sarei una cicala.
L'industria discografica vive ovviamente molto più di marketing, di confezione, di immagine che non di contenuto. E' inevitabile che sia così. Accade in molti altri settori. Ma qui a Sanremo si vede in modo molto palpabile come la cicala sia stata risucchiata dai meccanismi industriali. Le formiche le hanno costrette in qualche modo a produrre e a danzare e ballare nel loro circo. L'effetto è grottesco e balza agli occhi con una evidenza tale che buca dalla televisione.
Sanremo non è quindi solo uno specchio di realtà sociale ma durante il Festival ma una sorta di Galapagos di specie culturali molto interessanti. Vi giuro che se non fossi uno snob del cazzo mi piacerebbe fare parte de i festivalieri. E qualche anno fa mi è anche capitato. Tra l'altro gira anche molta "fica".
Vorrei fare ovviamente un disclaimer: il razzismo non c'entra nulla. I riferimenti alla napoletanità come fancazzismo sono un odioso luogo comune che stigmatizzerei in altri contesti. L'ho usato come espediente letterario. Avrei potuto essere più sfumato e politicamente corretto ma non si sarebbe capito un cazzo.
Critiche al post quante ne volete. So bene che il punto di vista dell'antropologo dilettante de noantri è particolarmente "fastidioso". Non risparmiate i commenti tipo Berl, quando scrivi sei di un presuntuoso nauseabondo. Snob del cazzo e razzista! Ci stanno.