Porca vacca letto in ritardo. Sono appena tornato da Ikea Genova. Che rogna.CanellaBruneri ha scritto:Capitanvideo ha scritto:Incredibile cmq la vicenda di Ikea Torino. Cioe', in effetti nulla di strano per questo paese. Vi ricordate la storiella di Eurodisney che avrebbero voluto fare in Italia ma poi hanno deciso diversamente per le rotture di coglioni che gli hanno fatto?
Pure io devo comprare una cucina e una camera da letto, domani passo da Ikea genova, mentre la sett. scorsa sono andato a vedere da mondoconvenienza a Pisa.
Se sei di Spezia ti conviene ikea Parma, ti rimborsano anche il pedaggio autostradale per spese oltre i 200 euro
Cmq a proposito della vicenda Ikea Torino, ho trovato un articolo sulla Stampa:
Due casi recenti mostrano ciò che davvero frena l'Italia
di Alberto Mingardi
Perché l'Italia non cresce? Meglio di mille convegni, rispondono due casi delle ultime settimane. Dopo aver abbandonato Pisa esasperata dalle lungaggini dei processi autorizzativi, Ikea lascia anche la cintura torinese, dove stava pianificando un investimento di 250 milioni. Un conflitto di giurisdizione fra Provincia e Comuni segnala una volta di più quanto sia difficile in Italia venire a capo delle norme sulla destinazione dei territori. Che, in questo caso, costano un investitore e settanta nuovi posti di lavoro.
Arenaways, la compagnia nata per fare concorrenza al monopolista della strada ferrata nel trasporto regionale, ha visto la nomina del curatore fallimentare. L'azienda sperava di collegare Milano e Torino con una rotta ad «anello» che avrebbe toccato anche quelle città secondarie che da anni si sentono mal collegate e neglette. Non gliel'hanno lasciato fare.
Regole nazionali e poteri locali hanno montato la guardia al monopolio. A Giuseppe Arena è stato impedito di effettuare fermate intermedie e questi, costretto a ripensare il proprio business plan, ha risposto come ha potuto: innovando sui servizi accessori (wi-fi gratuito, carrozza mini-market, lavanderia a bordo), puntando sulla tratta Torino-Cinque Terre.
Se è vero che la spina la staccano soci estenuati dagli aumenti di capitale, a determinare il fallimento non è un concorrente più bravo ma uno più protetto.
Quali siano i veri ostacoli alla crescita, è drammaticamente evidente se si pensa a queste due vicende. A fermare lo sviluppo sono normative malconcepite e malscritte, che lasciano eccessiva discrezionalità a pochi decisori e burocrati, il più delle volte «catturati» da interessi consolidati e ben radicati. A spese di chi? Dei consumatori, dei cittadini e di nuovi entranti sul mercato, dissuasi direttamente o indirettamente dal proseguire nella propria avventura imprenditoriale. I veri costi della politica sono questi.