balkan wolf ha scritto:Ma no barabba la bandierina tudera si metteva perché la Germania é la patria della tekno e della elettronica in generale... la pippa della teutofobia é un mio trip basato sul principio della sedimentazione di goebbels
La propaganda deve appogiarsi sul pregiudizio popolare preesistente
I proolet odiano i krukki e l’elite li ammira... tutti i cliché ( efficenza kultura tecnica fredezza) sono già dentro la vittima basta dare uno stimolo visivo semplice ( principio di volgarità) e il gioco é fatto
Il fatto che gli stereotipi siano falsi non cambia nulla
Ehehehehe nonono non ci siamo i lurchi ci odiano da sekoli

Schadenfreude ([ˈʃaːdənˌfʁɔʏdə] ascolta[?·info]) è un termine tedesco che significa "piacere provocato dalla sfortuna" (altrui). Più raro l'analogo "Schadensfreude" (la "s" indica il genitivo).
Il termine deriva da Schaden ("danno") e Freude ("gioia"). In tedesco il termine ha sempre una connotazione negativa. Esiste una distinzione tra la "Schadenfreude segreta" (un sentimento privato) e la "Schadenfreude aperta" (Hohn).
Viene talvolta usato come prestito linguistico in molte lingue, compreso l'italiano, sebbene sia attestato il termine analogo aticofilia[1] (dal greco ἀτυχής atychḗs "sfortunato" e φιλία philía "amore, passione"). Sebbene tale termine tradisca in parte la "popolarità" della parola tedesca, come giustamente afferma la traduttrice Marina Taffetani[2], il termine si presta ad un utilizzo di tipo scientifico: in tale contesto, ad esempio, la psicologa e psicoterapeuta Grazia Aloi sottolinea la caratteristica che accomuna Schadenfreude e sadismo, quella di essere "filie", cioè “piaceri, passioni, amori per...”[3] Il concetto di Schadenfreude potrebbe anche venire parafrasato come "compiacimento malevolo" verso il prossimo, derivante, secondo la psicologa, dalla "considerazione di scarsissimo valore di Sé che si riflette nella consolazione (molto spesso errata) che anche il Sé degli altri sia scarso e non degno." La questione dell'aticofilia è "sì anche di interesse clinico ma - fin qui - ancora nell'ordine della morale; tant'è che nessuno può essere punito o curato per ciò" sebbene possa "arrivare alla cattiveria più efferata".
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