La ragazza lo notò mentre disegnava paesaggi su un taccuino e tra loro nacque subito una relazione che durò per alcune settimane. I due facevano lunghe passeggiate, durante le quali Hitler si dilungava in discorsi sulla politica tedesca che lei non riusciva a capire, anche perché conosceva poco la sua lingua. Una sera si consumò l’amplesso dal quale, l’anno seguente, sarebbe nato il piccolo Jean-Marie, che nel 1934 fu affidato a una famiglia del posto, i Loret.
All’inizio degli anni Cinquanta, poco prima di morire, Charlotte rivelò al figlio chi fosse il suo vero padre. Per l’uomo fu uno shock. Da allora Jean- Marie, che durante la guerra aveva fatto parte della resistenza, continuò a cercare prove certe della storia raccontatagli dalla madre, alla morte della quale avrebbe trovato in solaio alcune tele firmate da Adolf Hitler.
Un avvocato, Francois Gibault, raccontò che un giorno si trovò di fronte l’uomo che gli disse: “Maestro, io sono il figlio di Hitler! Ditemi cosa devo fare“. Gibault da allora sconsigliò sempre a Loret di rivelare le proprie origini. Negli anni Ottanta, dalla vicenda è nato il libro Ton père s’appelait Hitler (Tuo padre si chiamava Hitler), scritto dallo stesso Loret e passato inosservato, per essere ripescato proprio nel 2012, anni dopo la morte del presunto figlio del Führer, avvenuta nel 1985. La storia è stata ritenuta credibile dallo storico tedesco Werner Maser, e pare che anche Heinz Linge, maggiordomo personale di Hitler, ritenesse plausibile la vicenda, di cui non esiste però alcuna prova certa.
All’inizio del 2012, inoltre, un’altra prova sembrò confermare che Loret fosse effettivamente figlio di Hitler: il diario di un soldato britannico, Leonard Wilkes, che sosteneva di aver incontrato la Lobjoie durante la seconda guerra mondiale. In data 30 settembre 1944, infatti, scriveva Wilkes: “Una giornata interessante oggi. Ho visitato la casa dove Hitler rimase come caporale nell’ultima guerra, ho incontrato la donna che ha avuto un bambino da lui e ci ha detto che ora suo figlio sta combattendo nell’esercito francese contro i tedeschi “.
Dopo essersi fatto intervistare dalla tv russa NTV, il figlio di Jean-Marie Loret, Philippe, un idraulico 63enne, nel 2018 ha inviato il proprio DNA a Mosca, dove sarebbero conservati i resti del Führer in seguito all’ingresso a Berlino da parte dell’Armata Rossa, per provare la propria relazione di sangue con il dittatore.
