Al tempo del terremoto dell'Aquila furono aperte inchieste sulle rassicurazioni date dai componenti della commissione grandi rischi.
Alla fine furono assolti tutti tranne uno che in tv, prima delle riunioni tecniche disse che "non c'era pericolo".
Insomma, non era un giudizio sulla capacità di prevedere un terremoto ma sul fatto che escluse categoricamente che ci fosse pericolo.
Ecco, leggendo quell'articolo del corriere che ho postato oggi, c'è molto più materiale adesso che non allora.La condanna di primo grado aveva provocato “rumore”, soprattutto nella comunità scientifica internazionale, una polemica fondata sul fatto che i terremoti non sono prevedibili: un assunto mai negato dai magistrati e anzi precisato dai pm e dai giudici in tutti i gradi di giudizio, compreso il primo. Ma al centro della decisione c’era in realtà un’altra questione: se, cioè, l’esito di quella riunione della commissione avesse influenzato i comportamenti dei cittadini aquilani la notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009. Secondo la giustizia, dunque, ad avere questo effetto furono solo le parole di De Bernardinis, prima della riunione della commissione Grandi rischi.
Non è infatti questione di aver agito male o tardivamente è questione di aver spinto la gente a fare qualcosa di rischioso che magari non avrebbe fatto visto le notizie che arrivavano dalla Cina.
Avevi un report che ti metteva in guardia sul pericolo di questo virus e te hai spinto la gente ad un comportamento che ne aumentava di molto il rischio di venirne a contatto.
Invece di essere prudenti e invitare a ridurre la vita sociale hai fatto l'opposto solo per non penalizzare l'economia. (e non potevi non sapere).
è come aver convinto gli Aquilani a tornare subito dentro casa. Potevi non obbligarli a restare all'aperto ma non dovevi rassicurarli sul fatto che non fosse pericoloso.
e stavolta il rischio era anche più prevedibile.