uh ma che bel topic.. me l'ero perso!
beh.. Casa Vianello mi pare un tantino più "normale" di questa
comunque, per chi ne fosse interessato, ecco un quadro abbastanza completo degli intrecci patrimoniali della
famigghia.
(Stefano Feltri e Gianmaria Pica per "Il Riformista")
"Da un lato c'è la crisi di un matrimonio vista dalla coppia che si separa, Silvio e Veronica, ultima puntata ieri con la lettera pubblicata sul Corriere dela Sera di una moglie che difende «la dignità » di una storia coniugale.
Dall'altro la stessa crisi vista dalla parte dei figli, una (doppia) famiglia che si rompe. Con gli stessi problemi delle famiglie normali moltiplicati dal denaro, perchè un patrimonio delle dimensioni di quello berlusconiano puó diventare anche una fonte di enormi problemi.
E forse proprio dai figli, dal rapporto tra loro e con il padre - e il suo patrimonio - per capire la portata di quello che sta succedendo. E di quello che succederà , perchè ogni intervento sulla ricchezza famigliare è sempre un'inevitabile anticipazione della successione. Le cronache finanziarie raccontano di un bipolarismo che, nella realtà , è assai meno netto che sui giornali: i figli di Berlusconi e Carla Elvira Dall'Oglio, cioè Marina e Piersilvio, entrambi non laureati e cresciuti in azienda, sono quelli interessati a proseguire il business famigliare.
I tre di Veronica Lario, invece, sono pronti ad altre avventure, Eleonora studia in America, Barbara si occupa di filosofia, arte, etica e associazionismo, Luigi promette bene nella finanza. Ma si tratta di una semplificazione eccessiva.
Partiamo dal 1996: il Cavaliere ha perso le elezioni, Rupert Murdoch è interessato a comprare le tre reti Fininvest, e Berlusconi pensa di vendere, un po' per i debiti un po' per togliere agli avversari l'arma del conflitto di interessi. Piersilvio e Marina lo convincono a non farlo: viene creata Mediaset, per riunire le tre reti, e quotata in Borsa, operazione che si rivelerà di successo. Il decennio successivo è quello dell'ascesa dei due eredi: Piersilvio cresce in Publitalia, Rti (contenuti per la tv), e poi Mediaset dove, dal 2000 è vicepresidente e si occupa, tra l'altro, della delicata transizione dall'analogico al digitale terrestre.
luigi Berlusconi a Milano lo cominciano a notare per un genere di cortesia che a qualcuno ricorda quella del padre, frequenta le sfilate di Giorgio Armani con la compagna, da cinque anni Silvia Toffanin. Marina diventa presidente di Fininvest e poi di Mondadori, espande l'azienda editoriale in Francia. Mentre Piersilvio incarna il lato più televisivo e in fondo anche mediatico del berlusconismo imprenditoriale, Marina si fa interprete nella vita professionale della parte più severa, dalla Mondadori (che nel ramo libri è un'azienda che produce molti utili) al consolidamento della presenza nel cuore del capitalismo di relazioni.
Un processo che al padre ha richiesto decenni e che è culminato con l'ingresso a ottobre del 2008 proprio di Marina nel consiglio di amministrazione di Mediobanca che il nucleo del sistema economico e finanziario italiano. L'unico elemento che li separa dal padre è l'amore verso il Milan, per il quale Silvio è disposto a spendere a fondo perduto (Ronaldinho e prima Alberto Giardino e Alessandro Nesta), mentre Marina da anni chiede più austerità .
Forse comincia a prevalere questa visione minimalista, a giudicare dalla cessione di Kakà e dal fatto che il 37enne Giuseppe Favalli potrebbe giocare titolare anche l'anno prossimo. I tre figli di Veronica Lario, forse anche per una questione generazionale, sono diversi. Tutti e tre universitari, i due più piccoli (Eleonora e Luigi) poco noti alle cronache. Eleonora, 22 anni, studia economia in America, ha un fidanzato americano, di cui non si conosce il nome.
Barbara, 25 anni, ha un figlio e ne aspetta un altro (è all'ottavo mese). Studia filosofia al San Raffaele, dove sta per laurearsi, è azionista con il 44 per cento dell'emergente galleria d'arte milanese Cardi (di cui è socia Martina Mondadori, che del radicalismo chic italiano è una specie di Gwyneth Paltrow), ha fondato insieme ad alcuni amici con cognomi importanti l'associazione Milano Young. «A settembre faremo la nostra seconda conferenza annuale alla Cattolica», dice Geronimo La Russa. La precedente alla Bocconi, su etica ed economia suscitó un certo dibattito (due pagine sul Times di cui oggi è noto l'orientamento antiberlusconiano).
Di Luigi, 20 anni, si sa che da ragazzino ha pregato molto, lo dice il padre, che va a Lourdes come volontario, che studia alla Bocconi, che ha fatto una buona impressione quando ha accompagnato Veronica alla Scala, e che si alza quando in una stanza entra una signora. Dice La Russa: «Sono ragazzi che nella vita potranno fare quello che vogliono, e i due che studiano economia stanno maturando le competenze per lavorare in azienda».
Il problema è che le aziende importanti nel gruppo Berlusconi sono inferiori al numero dei figli. Barbara ha fatto sapere in una intervista che le piacerebbe lavorare in Mondadori, e siede da due anni nel cda della Fininvest. Luigi sta già nel cda di Mediolanum, la banca partecipata da Fininvest, ma per l'ingresso nella finanza ha scelto un'altra porta: uno stage di tre mesi e un successivo investimento finanziario presso il fondo Sator di Matteo Arpe, l'ex amministratore di Capitalia che non si è lasciato in buoni rapporti con l'allora presidente Cesare Geronzi, e oggi presidente del consiglio di amministrazione di Mediobanca dove siede Marina (una circostanza che alcuni considerano simbolica).
Di Eleonora non sono noti gli interessi e le ambizioni. Gli accordi raggiunti all'interno della famiglia nel 2005 e ufficializzati nelle stanze dello studio legale Chiomenti hanno ripartito le quote di Fininvest, ma non hanno risolto il problema delle ambizioni.
Piersilvio e Marina hanno due holding gemelle, la Quarta e la Quinta, le scatole che contengono le rispettive partecipazioni in Fininvest (circa il 7 per cento ciascuno) e una partecipazione simbolica nella società immobiliare Dolcedrago. Le quote dei tre figli di Veronica Lario, anch'esse intorno al sette per cento, sono nella Holding quattordicesima; poi c'è un'altra società - per ora poco più di una scatola vuota - che potrebbe diventare, secondo un'interpretazione, la nuova cassaforte dei figli di secondo letto, la Bel (acronimo formato dalle iniziali dei nomi dei tre fratelli). Una divisione alla pari ma che è solo un'anticamera di quella vera, essendo Berlusconi - con il 64,3 per cento - tuttora titolare delle quote di maggioranza di Fininvest.
Ora il divorzio potrebbe rimettere in discussione tutto. In ambienti vicini a Silvio Berlusconi si comincia a pensare che neppure il cosiddetto lodo Chiomenti (l'attuale divisione in cinque parti) sia più intoccabile. Tutto va ripensato soprattutto se ci sarà un divorzio per colpa: fattispecie, cioè, in cui Silvio si troverebbe in posizione di debolezza contrattuale. I tempi dovrebbero essere brevi, entro l'estate tutto sarà deciso e l'ipotesi di compromesso che si profila è quella della moratoria: come vuole Veronica Lario verrà garantita la spartizione "per teste" (un quinto dell'impero a tutti i figli) e non "per matrimonio" (metà a Piersilvio e Marina, metà ai Bel).
Peró i due figli di primo letto continueranno a comandare le aziende di famiglia per almeno un quindicennio, prima di fare spazio ai figli di secondo letto che - allora - saranno vicini alla quarantina. Una soluzione che potrebbe peró solo posticipare i problemi, congelando l'impero Fininvest nella sua forma attuale.
Spiega l'economista Alessandro Penati che ci sarebbe un modo per «valorizzare i titoli» delle società di famiglia. «La soluzione sarebbe fondere Mediaset e Mondadori in Fininvest che poi dovrebbe essere quotata», dice Penati. Le quote di Fininvest, che sono le vere fette in cui è diviso il patrimonio della famiglia, diventerebbero a quel punto liquide, cioè avrebbero un prezzo e si potrebbero vendere (o comprare). Chi volesse uscire da Fininvest potrebbe farlo e usare i capitali per intraprendere avventure imprenditoriali in proprio.
Ma la Fininvest potrebbe finalmente usare la propria enorme liquidità (oggi immobile sui conti correnti) che sommata a quella di Mondadori e Mediaset arriverebbe a cinque miliardi, una cifra che consente operazioni di ogni genere in Borsa. E i Berlusconi di seconda generazione potrebbero trovarsi - un po' come gli Agnelli - riuniti in un patto di sindacato o in un'accomandita per azioni: con alcuni impegnati a gestire le aziende, e altri che si limitano a ricevere i dividenti. La possibilità di fare acquisizioni sul mercato potrebbe essere la premessa per risolvere anche le ambizioni gestionali, trovando nuove posizioni di vertice da affidare ai più giovani.
Ma queste ipotesi, per ora, restano sulla carta anche se circolano da tempo. L'assetto attuale, con le azioni Fininvest non quotate, è funzionale a limitare le tensioni tra i due rami della famiglia e a posticipare il confronto. Il patrimonio complessivo della famiglia supera secondo i calcoli di Forbes i dieci miliardi di dollari. àˆ chiaro che la spinta di Marina e Piersilvio è quella di restare nel big game dell'informazione anche in futuro.
Ma il modo in cui la forza patrimoniale della famiglia sarà utilizzata dalla prossima generazione, è tutto da decidere."
(Stefano Feltri e Gianmaria Pica per "Il Riformista")